ROMA – Per iniziativa della Comunità turistica croata nell’isola dalmata di Curzola sono stati presentati una brochure e un cortometraggio – “Croazia: la patria di Marco Polo” – nell’ambito della commemorazione della battaglia navale di Curzola (l’8 settembre 1298 Genova sconfisse Venezia) e durante la quale fu catturato dai genovesi Marco Polo.
La notizia della iniziativa è riportata da “La Voce del Popolo” di Fiume.Il giornale italiano riferisce anche che “il direttore dell’Ente, Niko Bulić ha dichiarato, presentando il progetto, che filmato e brochure sono basati su ricerche scientifiche e che servono per affermare il dato di fatto che Marco Polo, uomo di mare e primo esploratore dell’Estremo Oriente, è nativo di Corzula, e che dunque la Croazia è la sua patria”.
La brochure è stata stampata in 150 mila copie in quattro lingue diverse: 10 mila copie in croato, 40 mila in inglese e 50 mila in cinese e giapponese. Il filmato, un cortometraggio di una quindicina di minuti , è stato registrato in sei lingue : croato, inglese, giapponese, cinese, russo e spagnolo. Non in italiano però. E la Voce del Popolo trova “assolutamente ingiusto che film e brochure non siano anche in lingua italiana, se niente altro almeno per il fatto che si tratta della madrelingua di Marco Polo, e della lingua nella quale ha scritto la sua opera Il Milione, senza bisogno di scendere in inutili polemiche sulla effettiva cittadinanza di Marco Polo, visto che all’epoca l’isola era chiaramente sotto la Serenissima”.
Sulla ‘questione cittadinanza di Marco Polo’ non è invece disposta a lasciar correre l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia.
Fabio Rocchi, segretario nazionale ANVGD è furioso: “Dopo la grottesca appropriazione del Bronzo di Lussino, esposto per mesi a Firenze come “Atleta della Croazia” e ora impolverato a Zagabria, la Croazia ci riprova per l’ennesima volta con Marco Polo, fornendogli il passaporto di cittadino croato a tutti gli effetti”.
Marco Polo croato? è “la Storia che non sta in piedi”, dice Rocchi. Dunque, le ‘prove scientifiche’ sulla nascita di Marco Polo a Curzola, per Rocchi sono un “ulteriore e risibile tentativo di appropriazione identitaria” che “getta le radici nell’ignoranza storica più totale”. Sia perché Marco Polo “è riconosciuto quale nato a Venezia dall’universalità degli studi e degli studiosi”, sia perché, “pur volendo attribuirgli origini familiari di Curzola, l’isola era al tempo territorio della Serenissima e la popolazione autoctona era di cultura latino-veneta”. “Della Croazia – aggiunge velenosamente Rocchi – non si sentiva ancora neanche lontanamente parlare”.
Si tratta dunque di un “pessimo tentativo di croatizzazione” che, rimarca a Rocchi, “dimostra una volontà, stavolta sì scientifica, di riscrivere la storia a proprio uso e consumo, regalando passaporti ai nomi eccellenti per farli propri su accattivanti depliant”. “Ci potrà cadere qualche ignaro turista, ma la cultura e la storia sono tutt’altra cosa: si scrivono sui libri, non sui depliant” ironizza il segretario nazionale ANVGD. (Inform)