di GABRIELLA ZIANI
È il tesoro del popolo esule dall’Istria. Case, abbandonate o restituite? I crediti da esigere per quelli perduti? No, niente di così finanziario, materiale, sentimentale, politico e scottante. Il tesoro, sepolto agli occhi dei più se di queste cose non si occupano, gli istriani e dalmati se lo sono costruito nei decenni, mattone su mattone: ma di carta e con le parole.
LAVORI. Le loro associazioni, i loro circoli, gli istituti e perfino i gruppi delle singole «famiglie» per non dire dei 50 gruppi di «giuliani nel mondo» sparsi per i cinque continenti da decenni e senza smettere la corsa raccolgono archivi, libri, fotografie e filmati sulla loro terra d’origine e i problemi connessi, pubblicano giornali, riviste, periodici e libri in quantità. Posseggono e conservano documenti antichi e moderni, lasciti, fondi, eredità. Organizzano mostre, convegni e dibattiti. Finanziano restauri. Si tengono in legame con università e con biblioteche. Co-producono documentari e «fiction».
WEB. E adesso naturalmente, coi tempi nuovi, curano e nutrono siti web che servono in parte a rendere questo materiale, cartaceo, disponibile a più largo raggio e noto almeno come catalogo, e dall’altra parte a produrre informazioni, dialogo e dibattiti nuovi.
TEMI. Storia, personaggi, eventi, luoghi e bellezze naturali, politica e attualità, ma anche lingua, dialetti, usanze e ricette, geografia e architettura, e naturalmente «esodo» propriamente detto, oltre a dibattiti e riflessioni sui problemi in campo, le rivendicazioni e i rapporti col governo: non c’è pigrizia espressiva nel mondo degli esuli, anzi una costanza d’impegno lodevole che oggi mette a disposizione degli studiosi il patrimonio di grandissimo valore di quel «mondo sparso per il mondo» che essi sentono di essere e che hanno voluto ricreare o quanto meno non disperdere. Disuniti politicamente, ma in questo uniti indissolubilmente.
PATRIMONI. Non è possibile citare tutto, dunque nessuno s’offenda per le inevitabili omissioni. Ma se già cominciamo a curiosare nei patrimoni librari scopriamo che a Trieste l’Irci (Istituto regionale per la cultura istriana) ha una biblioteca di 10 mila volumi, tra i quali si trova un nucleo di opere di Tommaseo e la produzione completa dei Quarantotti Gambini, padre e figlio. Una emeroteca con pezzi rari, riviste, numeri speciali e anche fogli volanti dell’800 e primo ’900, la raccolta completa de «Il nostro avvenire» edito durante i 40 giorni dell’occupazione titina. In più ci sono alcune migliaia di foto e immagini in fase di digitalizzazione. E quasi 20 mila foto che «schedano» le tombe rimaste «di là». Sul sito sono disponibili e scaricabili 10 video sull’esodo e 10 audio.
STORICO. L’Unione degli istriani ha in palazzo Tonello, nella storica sede di via Silvio Pellico, un’altrettanto nutrita raccolta libraria, aperta al pubblico, e soprattutto un archivio storico di recente dichiarato «di notevole interesse storico» dal ministero per i Beni culturali tramite la Soprintendenza archivistica regionale.
FONDO. «Si tratta – dice il presidente Massimiliano Lacota – di un ”unicum” documentale nella storia dei rapporti tra le organizzazioni dell’esodo giuliano-dalmata e le istituzioni nazionali e internazionali ed è l’unico fondo ordinato di questa tipologia registrato nel territorio regionale». Accanto, un altro archivio fotografico (immagini storiche e digitali).
DONAZIONI. Ma l’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (Anvgd), che ha sede principale a Roma, ha costituito nel 2000 alla Biblioteca centrale del Comune di Firenze un «Fondo Istria, Fiume e Dalmazia» che raccoglie «decine di migliaia di pubblicazioni provenienti – afferma l’associazione – da università e istituti italiani ed esteri riguardanti la storia, la letteratura, l’arte, la musica, un fondo costantemente implementato da nuove donazioni di case editrici e autori». Nel 2006-2007 l’Anvgd ha poi commissionato al Dipartimento di storia moderna e contemporanea della Sapienza di Roma una ricognizione delle fonti archivistiche e documentarie inedite relative alla storia economica dell’Istria a della Dalmazia tra ’800 e ’900.
RARI. E nella propria sede centrale conserva una considerevole biblioteca, con testi rari (anche austriaci e tedeschi) su Venezia Giulia e Dalmazia, e un fondo contemporaneo. L’Anvg è orgogliosa della preziosa emeroteca: «Conserva alcune raccolte pressoché introvabili e complete di periodi giuliani editi clandestinamente nel periodo dell’occupazione jugoslava».
RADUNO. Poi c’è il mondo dei dalmati, famiglia uguale ma anche diversa. Ha tre associazioni culturali in Italia, la Società di storia patria di Venezia e di Roma, la Fondazione Rustia-Traine di Trieste, l’Associazione nazionale dalmata di Roma «e ognuna – dice Franco Luxardo, a capo del Libero Comune di Zara in esilio – ha le proprie pubblicazioni, che poi vengono presentate all’annuale raduno dei dalmati. Quest’anno sarà a Orvieto e già si annunciano 78 volumi e 17 riviste da presentare».
EREDITA’. A Trieste la Fondazione Rustia Traine diretta da Renzo de’ Vidovich ha una biblioteca di oltre 4600 volumi, la cui lista è consultabile on-line. A Venezia, attigua alla quattrocentesca Scuola dalmata dedicata ai santi Giorgio e Trifone (protettore di Cattaro) c’è un edificio donato da una famiglia e restaurato negli anni ’70-’80 con 400 milioni di lire assai generosamente offerti da esuli dalmati attraverso la sottoscrizione lanciata dal giornale «Zara»: contiene una biblioteca di 12 mila titoli, tutti sulla storia dalmata, ma anche quadri, oggetti, patrimoni ereditari con testimonianze che arrivano alla metà del ’400.