TRIESTE Un pianoforte e la sua celebre voce. Così ieri sera, al Politeama Rossetti, Lelio Luttazzi ha salutato il pubblico intervenuto per ascoltare i sedici motivi in gara, nella 30.a edizione del Festival della canzone triestina, ma soprattutto per rivederlo, in occasione del ritiro del premio Triestinità 2008.
E' stato questo il motivo dominante di un appuntamento che ha visto Luttazzi riproporre vecchi successi, come «El can de Trieste». Il Comitato organizzatore del Festival ha voluto premiare un artista «che ha portato il nome di Trieste nel mondo – ha ricordato Fulvio Marion, presentatore e ispiratore della serata – e che è tornato a risiedere nella sua città d'origine».
Il premio, un bellissimo piatto d'argento, è stato consegnato a Luttazzi dallo stesso Marion, mentre il pubblico ha tributato un sentito applauso a uno dei protagonisti dello spettacolo e della televisione negli anni '60.
Luttazzi da un mese è tornato a vivere nella Trieste dove è nato il 27 aprile 1923. I suoi genitori erano Sidonia Semani e Mario Luttazzi. Quest'ultimo, nativo di Palombara Sabina nella provincia romana, arrivò a Trieste nel 1918: allo sbarco sul Molo Audace per festeggiare il ritorno della città all'Italia incontrò la futura moglie Sidonia, fervente irredentista. La mamma di Luttazzi era maestra elementare a Prosecco, dove il piccolo Lelio ricevette le prime lezioni di pianoforte dal parroco Don Crisman. Dopo una serie di esperienze musicali a Trieste, nel 1945 si trasferì a Milano, dove aprì la casa discografica CGD assieme a un altro triestino, Teddy Reno.
Nel 1950 diresse l'orchestra della Rai, poi inventò «Il motivo in maschera», in una trasmissione a quiz con Mike Bongiorno. Negli anni '60 fu conduttore della famosa Hit Parade, dove presentava la graduatoria delle canzoni più in voga tra i giovani. E' stato anche attore in una ventina di film, fra i quali L'avventura di Antonioni e L'ombrellone di Risi. E' stato protagonista in tv di varietà come «Studio Uno», con Mina, «Ieri e oggi», «Teatro Dieci» e di vari caroselli.
Nel 1991 i giornalisti triestini gli hanno assegnato il San Giusto d'oro. Ha composto canzoni come «Una zebra a pois» per Mina, «Vecchia America» per il Quartetto Cetra. In questi giorni nelle librerie è disponibile il cofanetto «Il giovanotto matto», un documentario sulla sua vita per la regia di Pupi Avati.
Ugo Salvini