I primi di novembre, mi sono ritrovata in Istria in occasione della premiazione a Matterada del concorso Mailing List Histria, e allora ho continuato a peregrinare nei posti dove pochi turisti arrivano. Dopo una breve sosta a Sanvincenti, per vedere lo stato degli affreschi della chiesa abbaziale di San Vincenzo, ora cimiteriale, ho constatato che, benchè restaurati non molti anni fa, si stanno purtroppo scolorando. Gli affreschi risalgono al XIII secolo, firmati da Ognibene da Treviso, sono fra i più antichi presenti nella penisola, che vanta molti affreschi medievali nelle chiese dei centri minori, poco toccati dai rifacimenti successivi.
Lasciata la bella e vivace Sanvincenti, sono arrivata a Barbana, alquanto sonnolenta e defilata dopo l’apertura della Ypsilon. Barbana è stata edificata dalla famiglia veneziana dei Loredan, che hanno lasciato il loro stemma sulla porte d’accesso della mura e nel loro palazzo. Di quell’epoca c’è la chiesa di San Nicolò, grande e con interessanti pale d’altare di scuola veneziana. Altre tre chiesette medievali arricchiscono la città, di cui due con affreschi pregevoli, quella di Sant’Antonio e quella di San Giacomo. Purtroppo accanto a quest’ultima sono state costruite delle case in modo disordinato, da cui è nascosta e non segnalata in alcun modo. Barbana è anche il luogo natio di Pietro Stancovich, come ricorda una lapide bilingue posta dal Centro di Ricerche Storiche di Rovigno, e di mons. Giuseppe Radole, insigne musicologo, studioso dei canti di tradizione orale dell’area veneto, friulana e istriana.
Ripresa la via Flanatica, dove è ben visibile su un rilievo la scritta Tito in lettere in pietra, oltrepassata la bellissima Arsia, ormai molto meritatamente famosa, mi sono fermata sulla piazza di Pozzo Littorio, diventato nel 1943 per qualche mese Piedalbona e ora indicato come Podlabin. Mi sembrava di essere in una delle tante città dell’Agro Pontino, se non fosse stato per la magnifica sovrastante Albona. Pozzo Littorio, che ospitava circa 3000 persone, fu costruita in meno di due anni, dal 1940 al 1942, per alloggiare la manodopera necessaria dopo l’ampliamento delle miniere di carbone in seguito alle sanzioni. I progettisti erano guidati da Eugenio Montuori, architetto di chiara fama nazionale, che costruì anche Carbonia dove gli è stata dedicata una via. Montuori, sodale dell’architetto parentino Giuseppe Pagano, è stato uno dei massimi esponenti del razionalismo italiano, tanto da vincere il premio per la costruzione di Sabaudia e, nel dopoguerra, quello per la costruzione della nuova stazione Termini di Roma, ultimata per il Giubileo del 1950.
Pozzo Littorio si presenta bene, gli edifici sono stati restaurati, compresa l’imponente Torre Littoria, da cui ovviamente sono stati abrasi i fasci. Molti toponimi sono derivati dall’italiano, ma scritti con la grafia croata, Vilete, Kasermoni, Pijacal . La chiesa, dedicata a san Francesco d’Assisi ha una bella facciata che s’ispira all’architettura toscana con le fasce di pietra bicolori e un campanile che dialoga con la Torre. Tutta la vasta piazza, coi portici, le fontane il parco intorno è molto gradevole e invita alla socialità. Nel secondo dopoguerra molti edifici sono stati sopraelevati di un paio di piani per cui la torre non svetta più maestosamente. Ora, in Croazia, Pozzo Littorio è diventato un bene architettonico protetto e oggetto di studio di molti studenti d’architettura. La chiesa di San Francesco ora è dedicata alla Madonna di Fatima, benché all’interno c’è ancora una scritta in latino che ricorda il nome originario.
Il 28 febbraio 1940 avvenne la più grande sciagura mineraria della storia italiana in cui persero subito la vita 185 persone e molte altre perirono successivamente per i postumi. In seguito a questa sciagura e in concomitanza con la guerra, l’inaugurazione di Pozzo Littorio non ottenne l’enfasi che era stata posta al momento dell’inaugurazione di Arsia. Dopo l’armistizio del settembre 43, una sessantina di dirigenti dell’A.Ca.I (Azienda carboni italiani) vennero infoibati dai partigiani, quale vendetta per la sciagura. Nel 2020, in ricordo delle vittime, la Comunità degli italiani di Albona, insieme al Circolo Istria, altre associazioni e il Comune di Trieste, hanno fatto costruire una grande campana di bronzo, benedetta dal Papa e posta ad Arsia. Mentre quest’ultima sta diventando un’attrazione turistica, Pozzo Littorio ancora viene poco citato dagli studiosi italiani dell’architettura del ventennio. Un’eccezione è stato lo scrittore Antonio Pennacchi, nel suo pregevole libro Fascio e Martello (Laterza, Bari-Roma 2008) che gli dedica parecchie pagine, col suo particolare stile intriso di vis polemica. A tale opera ha collaborato lo storico albonese Tullio Vorano.
Va ricordato che architetti italiani di chiara fama, quali Gustavo Pulitzer Finali, Umberto Nodio e Giovanni Michelucci vennero coinvolti per la realizzazione della città di fondazione e del piano regolatore di Pola, dove molti edifici dell’epoca caratterizzano la città. Un saggio sull’argomento, Architettura del moderno nell’Istria italiana ( 1922-1942)di Ferruccio Canali è stato pubblicato sui Quaderni del Centro di Ricerche storiche di Rovigno, volume XVII, del 2006.
Eufemia Giuliana Budicin
Consigliere nazionale Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia