È morta sul campo, come le donne della sua tempra e del suo coraggio desiderano che sia la loro ultima ora. Licia Cossetto è venuta a mancare improvvisamente per un malore a Latisana, in provincia di Udine, proprio mentre stava giungendo a Trieste da Novara per partecipare alla commemorazione del settantesimo anniversario del martirio della sorella, Norma, la studentessa seviziata e uccisa nel 1943 dai partigiani jugoslavi in Istria e gettata nella foiba di Villa Surani. Norma la conosciamo tutti per quella foto, con il suo sorriso dolce e la sua bellezza italiana, che è diventata l’emblema struggente dei martiri delle foibe.
È stata un vita consacrata alla causa della verità e della giustizia storica, dell’italianità, dell’amore per la sorella trucidata quella di Licia Cossetto. Per tanti, lunghi anni si è battuta affinché gli italiani conoscessero la tremenda realtà del genocidio perpetrato contro la nostra gente delle Terre adriatiche. Si è battuta contro il cuore di tenebra di un sistema di potere che ha fatto a lungo violenza alla realtà storica, il potere che ha strappato intere pagine della vicenda italiana dalla memoria comune e che ha assurdamente diviso la tragedia della guerra in atrocità di “serie A” e in atrocità di “serie B”.
Fu un giorno memorabile quando, il 22 dicembre del 2005, il presidente Ciampi assegnò la medaglia d’oro al valor civile a Norma Cossetto. Erano passati 62 anni dal martirio della povera giovane! Ed erano passati 57 anni dal dramma dell’esodo degli istriani, dei dalmati e dei giuliani quando il Parlamento italiano votò a larghissima maggioranza l’istituzione del Giorno del Ricordo. Fu un momento intenso e commovente, il 10 febbraio del 2006, quando Licia Cossetto ricevette da Ciampi, al Quirinale, l’alta onorificenza. Ma l’ormai anziana combattente, pur esprimendo tutta la sua riconoscenza a nome di tutti i parenti delle vittime delle foibe, non mancò di porre, con fermezza, questa semplice e dolorosa domanda al capo dello Stato:«Presidente, perché ci avete fatto attendere così a lungo?». Quella giornata conobbe, nella tarda mattinata, un altro momento ad alta intensità civile. Licia Cossetto fu accompagnata dall’allora questore del Senato, Franco Servello, nel settore dell’Aula riservato al pubblico. Quando il presidente Pera annunciò la presenza della signora Cossetto ai senatori, tutta l’Assemblea si levò in piedi, tributando alla sorella della povera Norma un lungo, commosso e scrosciante applauso. Fu impossile, per chi era accanto a Licia, trattenere le lacrime. E anche gli occhi della coraggiosa istriana si inumidirono. Quei suoi chiari, sereni e determinati. Che ora si sono chiusi per sempre. Ma che rimarranno nella memoria di chi li ha conosciuti.
da secoloditalia.it 5 ottobre 2013