Licia Cossetto, sorella di Norma, testimoniò che dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 che aveva segnato la capitolazione dell’Italia e la rottura dell’alleanza con la Germania nazista, la famiglia incominciò a ricevere minacce di vario genere fintanto che il 25 settembre un gruppo di partigiani jugoslavi e italiani razziò l’abitazione dei Cossetto e, il giorno successivo, Norma fu convocata presso il comando partigiano — composto da combattenti sia italiani che jugoslavi — che aveva sede nell’ex caserma dei carabinieri di Visignano; lì la studentessa fu invitata a entrare nel movimento partigiano, ma essa oppose un netto rifiuto, dopodiché uno dei guardiani cui venne consegnata decise di rilasciarla.
L’indomani Norma Cossetto fu arrestata e condotta all’ex caserma della Guardia di Finanza di Parenzo insieme ad altri parenti, conoscenti e amici. Qui fu raggiunta dalla sorella Licia che tentò inutilmente di ottenerne il rilascio. Qualche giorno più tardi Visinada fu occupata dai tedeschi, cosa che spinse i partigiani a effettuare un trasporto notturno dei detenuti presso la scuola di Antignana, adattata a carcere.
Qui Norma Cossetto fu tenuta separata dagli altri prigionieri. e sottoposta a sevizie e stupri dai suoi carcerieri, che abusarono di lei mentre veniva tenuta legata su di un tavolo. L’episodio della violenza carnale fu poi riferito da una donna abitante davanti l’ex caserma, che, attirata da gemiti e lamenti, appena buio osò avvicinarsi alle imposte socchiuse vedendo Norma legata al tavolo.
«Ancora adesso la notte ho gli incubi, al ricordo di come l’abbiamo trovata: mani legate dietro alla schiena, tutto aperto sul seno il golfino di lana tirolese comperatoci da papà la volta che ci aveva portate sulle Dolomiti, tutti i vestiti tirati sopra all’addome…. Solo il viso mi sembrava abbastanza sereno. Ho cercato di guardare se aveva dei colpi di arma da fuoco, ma non aveva niente; sono convinta che l’abbiano gettata giù ancora viva. Mentre stavo lì, cercando di ricomporla, una signora si è avvicinata e mi ha detto: “Signorina non le dico il mio nome, ma io quel pomeriggio, dalla mia casa che era vicina alla scuola, dalle imposte socchiuse, ho visto sua sorella legata ad un tavolo e delle belve abusare di lei; alla sera poi ho sentito anche i suoi lamenti: invocava la mamma e chiedeva acqua, ma non ho potuto fare niente, perché avevo paura anch’io” »
(Dal racconto di Licia Cossetto, sorella di Norma)
La notte tra il 4 e 5 ottobre tutti i prigionieri legati con fili di ferro furono condotti a forza a piedi fino a Villa Surani. Lì, ancora vivi, furono gettati in una foiba li presente. Le donne presenti nel gruppo subirono nuovamente violenze sessuali sul posto prima di essere gettate a loro volta nella foiba.
A pochi giorni dal fatto, anche Licia Cossetto fu arrestata dai partigiani, che le rivolsero lo stesso invito fatto alla sorella di unirsi al movimento partigiano, cosa alla quale anch’essa si oppose; dopo avere richiesto invano informazioni sulla sua famiglia, uno dei partigiani, che conosceva la giovane, ne ottenne il rilascio, anche se non era escluso un nuovo eventuale arresto, che tuttavia non avvenne; era invece il padre di Licia e Norma Cossetto, Giuseppe, il bersaglio dei partigiani.
Quando il padre Giuseppe Cossetto venne a conoscenza dell’arresto della figlia si aggregò ad un reparto della Milizia di Trieste e rientrò a Visinada per cercare informazioni sulla figlia e il 7 ottobre fu accoltellato da un partigiano insieme a un suo parente Mario Bellini che lo aveva accompagnato a Castellier-Santa Domenica; i due corpi furono gettati pochi giorni più tardi in una foiba.
Il 10 dicembre 1943 l’esercito tedesco occupò l’Istria; in quegli stessi giorni i Vigili del fuoco di Pola comandati dal maresciallo Arnaldo Harzarich, durante le operazioni di recupero dei cadaveri da una foiba profonda 136 metri, estrassero i corpi che fu possibile recuperare, tra questi anche il corpo di Norma Cossetto che si trovava in cima agli altri morti: secondo la ricostruzione dello storico Frediano Sessi la ragazza sarebbe stata nuovamente violentata e successivamente mutilata delle mammelle e penetrata nella vagina con un oggetto di legno, rinvenuto sulla salma.
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Su denuncia di Licia Cossetto i soldati tedeschi catturarono sedici partigiani che avevano partecipato alle sevizie e li costrinsero a vegliare tutta una notte la salma di Norma, per poi fucilarli all’alba del giorno successivo: tre partigiani impazzirono.
Il cadavere di Norma fu composto nella piccola cappella mortuaria del cimitero di Santa Domenica di Visinada, frazione di Visignano (attualmente iN Croazia) dove si trovano anche le spoglie di suo padre Giuseppe.
L’allora rettore dell’Università di Padova (dove Norma era iscritta), Concetto Marchesi, e il consiglio della facoltà di Lettere e Filosofia, proposero la laurea ad honorem per Norma Cossetto, che le fu conferita nel 1949.
Il 10 febbraio 2011 l’Università degli Studi e il comune di Padova, nell’ambito delle celebrazioni per la Giornata del Ricordo in memoria delle vittime delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata, pose nel Cortile Littorio del Palazzo del Bo’ una targa commemorativa della morte di Norma Cossetto e della laurea honoris causa conferitale. Numerosi Comuni italiani le hanno dedicato strade, piazze, monumenti, aule consiliari.
Nel 2005 il Presidente della Repubblica Ciampi conferì a Norma, per il tramite della sorella Licia, la Medaglia d’oro al Valor Civile.
(fonte Wikipedia)
Il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi conferisce la medaglia d’oro al valor Civile
a Norma Cossetto appuntando il riconoscimento sul petto alla sorella Licia