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Agente di Bisceglie finì in foiba (Gazzetta Mezzogiorno 18 ott)

di LUCA DE CEGLIA

BISCEGLIE – Non c'è una tomba sulla quale posare un fiore per onorarne la sua memoria, nonostante i vani tentativi che furono fatti dai suoi parenti per recuperarne la salma. Era il 1° maggio 1945 quando il biscegliese Antonio Papagni, giovane agente di polizia presso la Questura di Trieste, fu dichiarato disperso. Poi è venuta fuori un'amara verità: fu trucidato con altre vittime nelle “foibe” sul Carso triestino. Di lui si perse ogni traccia mentre la sua nativa Bisceglie lo ha dimenticato per oltre sessant’anni. Non è censito nemmeno nell’a rchiv io delle onoranze ai caduti del Ministero della Difesa, che peraltro contiene non pochi errori tra le schede.

Ma la sua memoria, con la sua tragica storia, è venuta alla luce grazie alle ricerche effettuate dal C.S.B. (Centro Studi Biscegliese), presieduto dal dott. Tommaso Fontana, che curiosando nell’elenco dei poliziotti caduti e pubblicato recentemente nel sito internet www.cadutipolizia.it si è imbattuto nel nome di Antonio col cognome Papagni, uno degli innocenti buttati nelle "foibe", massacrato dai partigiani jugoslavi del maresciallo Tito.

La vicenda di Papagni pubblicata nei giorni scorsi dalla “Gazzetta” (c’era anche il nome del suo collega Raimondo Selvaggi che però successivamente si è accertato non essere biscegliese come attesta il data-base della polizia ma di Acquaviva delle Fonti) ha destato non poco interesse non solo tra i concittadini. La curiosità ha spinto il C.S.B. ad indagare sulla sua biografia, poiché insieme all’amministrazione comunale ora si intende onorare la memoria di Papagni con una commemorazione il prossimo 10 febbraio insieme.

Nel frattempo è stato rintracciato un suo nipote, il prof. Giovanni Papagni, che si è adoperato nelle ricerche di notizie su quello zio che non tornò più a casa in via San Lorenzo e che nell’album dei ricordi di famiglia conserva due fotografie di Antonio.
Così la sorpresa è stata quella di conoscere per la prima volta il volto del poliziotto biscegliese in due fotografie inedite (in una delle quali lo si vede all’opera con i suoi colleghi in Questura a Trieste) che costituiscono uno straordinario documento storico.

Antonio, figlio dell’agricoltore Giovanni e di Elisabetta Frisari (che non si diede pace per la scomparsa di suo figlio e morì di crepacuore), nacque l’8 marzo 1918. Dal suo foglio matricolare militare si evince che nel 1939 diventò aviere scelto di governo e prestò servizio presso l’aeroporto di Torino per poi dopo vari “pellegrinaggi” in operazioni di guerra esser trasferito in forza alla 4a Squadra aerea di Bari nel 1942. Nello stesso anno fu nominato guardia di pubblica sicurezza e trasferito alla compagnia mobile di Trieste ed a Gorizia. Qui la sua carriera militare si interrompe, tra il silenzio dei vivi e l’occultamento per molti anni di una delle più crudeli pagine di storia come quella delle “foibe”.

(foto courtesy Gazzetta del Mezzogiorno)

 

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