L’EX sindaco Ajmone Finestra ha partecipato in Serbia e Croazia ad alcune cerimonie nelle zone che nel 1941 furono teatro di terribili massacri che coinvolsero 42mila civili. Ecco come la stampa locale ha accolto questo «politico italiano» che visita i luoghi della memoria, portando la sua testimonianza in diversi incontri pubblici.
Serbia – Clamore ed interesse per la partecipazione del Senatore Finestra alle cerimonie in memoria degli eccidi contro la popolazione serba del 1941. In questi giorni Serbia, Croazia e Bosnia hanno Vissuto un particolare e intenso momento di pacificazione con le cerimonie ufficiali dell’inaugurazione di un monumento sul monte Velebit in Croazia, alla presenza delle massime autorità dei tre Paesi, per ricordare e commemorare le oltre 42.000 vittime, civili serbi ed ebrei, trucidate nel 1941 dagli Ustascia Croati. Presente, unico italiano, il senatore Ajmone Finestra testimone oculare e tra gli ufficiali italiani che intervennero e misero fine a quei tragici eventi. Invitato ufficialmente per testimoniare su quegli avvenimenti ha anche presentato l’edizione in Serbo Croato del suo libro «Dal fronte jugoslavo alla Val D’Ossola».
Ma intanto lì a Velebit è arrivato il momento della giustizia, dopo tanti anni. La pietà per oltre 42.000 civili serbi ed ebrei, trucidati in soli 132
giorni, tra aprile e luglio 1941 dal regime nazista croato ha tardato per 70 anni, ma è arrivata assieme al grido «Grazie Italia». Grazie alle forze armate italiane fu chiuso, pressoché immediatamente, il campo di concentramento ustascia, impedendo il protrarsi di quei massacri. Un grazie dato citando apertamente il nome del senatore Finestra, testimone e partecipe a quegli avvenimenti in qualità di giovane tenente del VI° reggimento bersaglieri. Con tale gesto si è voluto sottolineare l’essenziale intervento delle forze armate italiane che, occupando nel settembre 1941 la regione di Lika e Dalmazia, impedirono il prosieguo del massacro da parte dei croati, che veniva perpetrato in una logica di vera e propria pulizia etnica. Alla luce del recente passato, questa cerimonia sembra quasi inverosimile. Le massime autorità dei tre paesi, Croazia, Serbia e Bosnia, Paesi che, fino a qualche anno fa, si sono combattuti ferocemente, il 26 giugno si sono incontrate sulla foiba «Sara-nova jama», la più grande del complesso del campo ,di sterminio Jadovno, per commemorare decine di migliaia di civili serbi ed ebrei. H tutto in nome della giustizia, della pietà, della pacificazione tra Paesi confinanti e del superamento di atavici odi etnici e religiosi. La Croazia ha reso gli onori alle vittime, con tanto di Guardia nazionale. Tra quelle vittime c’era anche il nonno materno dell’attuale
Presidente della Serbia Boris Tadic, presente alla commemorazione insieme alla madre che, in quella foiba, perse, oltre che il padre, anche lo zio e un gran numero di parenti. Dunque, tutto è possibile.
Specialmente se è in gioco l’ingresso in Europa. Con un ritardo di 70 anni, durante i quali si è negato perfino la semplice esistenza delle foibe, il riconoscimento esplicito è venuto anche dall’ex presidente croato Stipe Mesic, colui che nel 2001 rifiutò la medaglia d’oro conferita dal Presidente Ciampi all’ultimo gonfalone italiano della città di Zara.
Ora, visto che le convenienze a tacere sembrano definitivamente passate, speriamo si possa rendere il dovuto omaggio anche alle vittime italiane, visto che, ovviamente, un semplice incontro tra le autorità e i bei discorsi non bastano. Con la manifestazione in Croazia si aprono le speranze italiane che i paesi della ex Jugoslavia, Croazia e Slovenia, possano essere presenti al massimo livello istituzionale nelle cerimonie di pacificazione, sulle Foibe di B-soviza e Monrupino, proprio come da oltre 50 anni auspicano tutte le organizzazioni di profughi giuliano dalmati. Perché, come ha affermato il Presidente dell’Associazione Nazionale Dalmata, Guido Cace «finora si è reso omaggio non alle Foibe, ma all’Esodo». E intanto le foibe attendono. Silenti.
(Mila Mihajlovic,giornalista e interprete serba)
(courtesy MLH)