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Ajmone Finestra sul Velebit (Latina Oggi 28 lug)

L’EX sindaco Ajmone Fi­nestra ha partecipato in Serbia e Croazia ad alcune cerimonie nelle zone che nel 1941 furono teatro di terri­bili massacri che coinvolse­ro 42mila civili. Ecco come la stampa locale ha accolto questo «politico italiano» che visita i luoghi della me­moria, portando la sua testi­monianza in diversi incon­tri pubblici.

 

Serbia – Clamore ed interes­se per la partecipazione del Senatore Finestra alle ceri­monie in memoria degli ecci­di contro la popolazione serba del 1941. In questi giorni Ser­bia, Croazia e Bosnia hanno Vissuto un particolare e inten­so momento di pacificazione con le cerimonie ufficiali dell’inaugurazione di un mo­numento sul monte Velebit in Croazia, alla presenza delle massime autorità dei tre Pae­si, per ricordare e commemo­rare le oltre 42.000 vittime, civili serbi ed ebrei, trucidate nel 1941 dagli Ustascia Croa­ti. Presente, unico italiano, il senatore Ajmone Finestra te­stimone oculare e tra gli uffi­ciali italiani che intervennero e misero fine a quei tragici eventi. Invitato ufficialmente per testimoniare su quegli av­venimenti ha anche presenta­to l’edizione in Serbo Croato del suo libro «Dal fronte jugo­slavo alla Val D’Ossola».

 

Ma intanto lì a Velebit è arrivato il momento della giu­stizia, dopo tanti anni. La pie­tà per oltre 42.000 civili serbi ed ebrei, trucidati in soli 132

giorni, tra aprile e luglio 1941 dal regime nazista croato ha tardato per 70 anni, ma è arrivata assieme al grido «Grazie Italia». Grazie alle forze armate italiane fu chiu­so, pressoché immediatamen­te, il campo di concentramen­to ustascia, impedendo il pro­trarsi di quei massacri. Un grazie dato citando aperta­mente il nome del senatore Finestra, testimone e parteci­pe a quegli avvenimenti in qualità di giovane tenente del VI° reggimento bersaglieri. Con tale gesto si è voluto sottolineare l’essenziale inter­vento delle forze armate ita­liane che, occupando nel set­tembre 1941 la regione di Lika e Dalmazia, impedirono il prosieguo del massacro da parte dei croati, che veniva perpetrato in una logica di vera e propria pulizia etnica. Alla luce del recente passa­to, questa cerimonia sembra quasi inverosimile. Le massi­me autorità dei tre paesi, Croazia, Serbia e Bosnia, Paesi che, fino a qualche anno fa, si sono combattuti feroce­mente, il 26 giugno si sono incontrate sulla foiba «Sara-nova jama», la più grande del complesso del campo ,di ster­minio Jadovno, per comme­morare decine di migliaia di civili serbi ed ebrei. H tutto in nome della giustizia, della pietà, della pacificazione tra Paesi confinanti e del supera­mento di atavici odi etnici e religiosi. La Croazia ha reso gli onori alle vittime, con tan­to di Guardia nazionale. Tra quelle vittime c’era anche il nonno materno dell’attuale

Presidente della Serbia Boris Tadic, presente alla comme­morazione insieme alla ma­dre che, in quella foiba, perse, oltre che il padre, anche lo zio e un gran numero di parenti. Dunque, tutto è possibile.

Specialmente se è in gioco l’ingresso in Europa. Con un ritardo di 70 anni, durante i quali si è negato perfino la semplice esistenza delle foi­be, il riconoscimento esplici­to è venuto anche dall’ex pre­sidente croato Stipe Mesic, colui che nel 2001 rifiutò la medaglia d’oro conferita dal Presidente Ciampi all’ultimo gonfalone italiano della città di Zara.

 

Ora, visto che le convenien­ze a tacere sembrano definiti­vamente passate, speriamo si possa rendere il dovuto omaggio anche alle vittime italiane, visto che, ovviamen­te, un semplice incontro tra le autorità e i bei discorsi non bastano. Con la manifestazio­ne in Croazia si aprono le speranze italiane che i paesi della ex Jugoslavia, Croazia e Slovenia, possano essere pre­senti al massimo livello istitu­zionale nelle cerimonie di pa­cificazione, sulle Foibe di B-soviza e Monrupino, proprio come da oltre 50 anni auspi­cano tutte le organizzazioni di profughi giuliano dalmati. Perché, come ha affermato il Presidente dell’Associazione Nazionale Dalmata, Guido Cace «finora si è reso omag­gio non alle Foibe, ma all’Esodo». E intanto le foibe attendono. Silenti.

 

(Mila Mihajlovic,giornalista e interprete serba)

 

(courtesy MLH)

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