Gli Istriani non sono più la quarta nazionalità del paese, com’era invece scaturito dai dati del censimento del 2011. C’è da dire che in vista di quel rilevamento della popolazione il Club dei giovani della DDI aveva condotto la campagna “Sono istriano/a”. Oggi lo stesso partito comunica che l’anno scorso non era stata avvertita la necessità di riproporre quell’iniziativa e che la dichiarazione di appartenenza nazionale è una questione intima di ciascun individuo.
Il censimento della popolazione dell’anno scorso ha fatto venire a galla un drastico calo di quella parte degli abitanti che, nella Regione istriana, dichiara la propra l’appartenenza (nazionale) regionale. I risultati di fatto mostrano che sul numero totale di persone censite in Istria, e ce ne sono 195.237, solo diecimila si sono dichiarate Istriani o Istriane (hanno espresso, cioè, l’appartenenza regionale), il che rappresenta un calo del 60,1% rispetto al 2011. Va ricordato che dieci anni fa ce n’erano 25.203, ovvero il 12,1 per cento del numero totale di abitanti della Penisola in quel momento, mentre oggi questa percentuale è scesa al 5,1 per cento!
A Pola gli Istriani/e sono 1.619, a Sanvincenti essi raggiungono la percentuale più alta in rapporto al totale degli abitanti
Rispetto al 2011 è aumentato, invece, il numero dei Croati in Istria, che da 142.173 sono saliti a 149.152. I Croati ora costituiscono il 76,4%, dieci anni fa erano il 68,3% mentre nel 1991 raggiungevano il 54,6%. Come abbiamo già scritto, gli Italiani sono sempre di meno; nel 1991 ce n’erano 15.306, mentre lo scorso anno ne sono stati rilevati soltanto 9.784.
Stando ai recenti dati del censimento, il maggior numero di persone che hanno dichiarato l’appartenenza regionale è stato registrato a Pola, dove se ne rilevano 1.619, seguita da Albona con 1.006, Parenzo con 625 e Pisino con 622 Istriani o Istriane. Al quinto posto c’è Umago, dove 368 dei suoi abitanti fanno coincidere con l’Istria la propria identità. Il minor numero di coloro i quali antepongono la propria appartenenza regionale a quella nazionale, per quel riguarda le città istriane, si è registrato a Buie, dove ce ne sono soltanto 117, ovvero il 2,6 per cento della popolazione totale.
Se rapportato al totale dei censiti in un’unità di autogoverno locale, la maggior parte degli Istriani si trova a Sanvincenti dove ce ne sono 336 e rappresentano il 17,39 per cento di tutti quelli che vivono in quel comune, mentre a Pola tale percentuale è del tre per cento. Tanto per rinfrescare la memoria, nella maggiore città istriana 10 anni fa gli Istriani e le Istriane erano ben 4.152. È bastato solo un decennio per ridurli addirittura del 60 percento!
A Lupogliano si è dichiarato regionalmente sono il 16,75 per cento degli abitanti, a Gimino il 15,30 per cento, a Visinada l’11 per cento. A Lanischie gli Istriani/e sono del tutto assenti.
Ben il 79% delle 12.712 persone che in Croazia hanno espresso la loro appartenenza regionale si registra nella Regione istriana.
Va detto che – sull’onda della forte opposizione politica, sostenuta anche dai media, esercitata allora dalla DDI nei confronti della centrale croata – il maggior numero di persone che in Istria hanno dichiarato la loro appartenenza regionale (dall’indipendenza, ndr) è stato rilevato nel 1991. All’epoca la Regione istriana contava 204.346 abitanti, 37.027 dei quali – il 18,2 per cento – avevano espresso la loro appartenenza regionale. Un decennio dopo, il numero degli abitanti era aumentato di duemila unità, ma gli Istriani erono dimiinuiti a 28.162 in meno, cioè “solo” 8.865, ovvero il 4,3 per cento del numero totale dei censiti nella Regione istriana.
La quarta nazione va nel dimenticatoio
Il numero torna di nuovo a salire nel 2011. Il censimento di quell’anno aveva mostrato, infatti, che in Istria, che in quel momento contava 208.055 abitanti, si consideravano Istriani in 27.225, il che significa il 12,1 per cento del numero totale. Tuttavia, va sottolineato che, in vista di quel censimento, l’invito a esprimere l’identità regionale era stato incoraggiato dalla campagna dietina “Io sono istriano”. La campagna era stata promossa e sostenuta dai giovani di quel partito, il Club dei giovani della DDI. Neppure allora, così come avvenuto l’anno scorso, le opzioni di dichiarazione nazionale al censimento contemplavano le categorie “istriano” o “dalmata” o “slavone”; coloro i quali si dichiaravano Istriani venivano sì registrati, ma solo per essere rubricati nella sottocategoria indicante una generica appartenenza regionale.
L’impegno Club dei giovani della DDI, guidato allora da Vili Rosanda, era rimbalzato nello spazio pubblico nazionale; c’era un logo apposito, era stato girato e trasmesso uno spot video, si tenevano delle conferenze stampa, mentre il Consiglio dei Giovani della Regione Istriana aveva organizzato una tribuna pubblica dal titolo “Cosa significa essere istriano?”. Dopo l’annuncio dei risultati, il Club dei giovani aveva raccolto quanto seminato, dichiarando che gli Istriani numericamente erano il quarto gruppo etnico della Repubblica di Croazia dopo i Croati, i Serbi e i Bosniaci.
Il successore di Rosanda alla guida del Club dei giovani della DDI, Marin Lerotić, nel 2020 aveva annunciato che in vista del censimento sarebbe stata lanciata una nuova campagna. All’epoca aveva dichiarato al quotidiano polese Glas Istre che per molte persone il senso di appartenenza locale o regionale era molto più forte di quello nazionale e che non gli era chiaro perché qualcuno non potesse dichiararsi Istriano, Dalmata o Slavone.
Tutto ciò si è concluso con un nulla di fatto. Stavolta la DDI si è tenuta in disparte. Né Lerotić, né il nuovo presidente del Club dei giovani, Alen Gržinić, né il nuovo presidente del partito, Dalibor Paus, hanno avviato una nuova campagna.
Fonte: Istra24 – 09/11/2022