La storia del Confine orientale, mercoledì 22 novembre, è stata al centro di una giornata di approfondimento per gli studenti di tre classi quinte del Liceo delle Scienze Umane e del Liceo Musicale “Alessandro Manzoni” di Varese. L’incontro è stato organizzato nel quadro delle manifestazioni che rientrano nella Giornata del Ricordo che si celebra il 10 Febbraio di ogni anno.
Questo approfondimento sui fatti accaduti sul confine orientale del nostro Paese al termine del Secondo conflitto mondiale, è stato possibile per la sensibilità della professoressa di Italiano, Latino e Storia, Giuliana Bottelli e del dirigente scolastico dottor Francesco Maieron, i quali hanno voluto rendere partecipi gli studenti della complessa vicenda storica che per oltre settant’anni è stata oscurata. Anticipando di qualche mese il Giorno del Ricordo, i promotori hanno stimolato gli studenti a comprenderne il significato sollecitandoli ad elaborarne meglio il contenuto in occasione della data simbolica prescelta, il 10 Febbraio, come detto.
La professoressa Bottelli e il dottor Pier-Maria Morresi hanno illustrato, con precisi riferimenti, i fatti avvenuti negli anni dal 1943 al 1947. Entrambi si sono soffermati in particolare sulla ridefinizione del confine Est, alla fine della Prima Guerra Mondiale, con il trattato di Rapallo per poi spiegare la peculiare storia di Pola, Zara, Trieste, Gorizia, città popolate da italiani, croati e sloveni. Bottelli e Moresi hanno poi esposto l’insorgere di nazionalismi, l’azione del fascismo che instaurò una politica di italianizzazione vietando l’uso di lingue diverse dall’italiano fino al tragico epilogo del 1943 che colpì sostanzialmente la popolazione italiana, una parte della quale fu trucidata (e gettata nelle foibe) dall’esercito jugoslavo supportato dall’Ozna, la polizia segreta.
Il dottor Morresi ha sapientemente accompagnato i ragazzi, parlando anche dei suoi ricordi di esule polesano, alla ricerca della memoria della storia del Confine Orientale.
Un incontro che ha fatto scoprire agli studenti vicende e luoghi in gran parte obnubilati nei libri di storia, ma che una rinnovata coscienza collettiva nazionale ha ora il dovere di non dimenticare. Oltre 350.000 italiani furono costretti a lasciare ogni cosa, beni e affetti, per andare esuli nel mondo.
Donatella Salambat
Fonte: Varese in luce – 22/11/2023