mi stupisce sempre la ricerca di riconciliazione che si associa alla esternazione del dolore per i -nostri -vittime della epurazione.Mi pare di aver trovato un percorso che ci potrebbe riportare al superamento delle limitazioni delle ideologie che ci frenano e glielo propongo.. a monte del nostro reiterato lamento doloroso che ci satura, vi siano delle cesure che si deve considerare,:1)pre guerra I.irredentismo,animava non solo la popolazione italiana, ma anche sloveni e croati.2)postguerra Ie enormi quantita' di morti, celebrati come eroi , ma morti per affermare il diritto dei popoli istriani di affrancarsi dall'impero asburgico.3)post guerra vi fu una epurazione dal territorio di persone ed istituti legati al nemico demonizzato,4)gestione italiana, enfatizzato il nostro irredentismo a scapito degli altri 5)transizione dopo 8 settembre.6)annessione al terzo reich di territorio adriatico7)transizione al sistema jugoslavo 8)transizione territoriale ed istituzionale alla repubblica italiana
ora per spiegarsi le motivazioni della difficolta' comunicativa, dovremmo forse tener conto di tutti i rivolgimenti del nostro percorso; segno i piu ambigui 3);5);6);
perche' piu soggetti ad interpretazioni
la riconciliazione ,se riusciamo a smuovere la cappa livida e rancorosa, potrebbe, vista la stessa continuita' di regnicoli, e di italiani convinti,vedere dal punto 2) una continuita' di volonta'pur se disattese ,mentre le cesure si trovano al 8) per l'assetto territoriale e al 2)per la iconostasi della guerra giusta.Poiche' i negazionisti , tricerati nella repubblica italiana, per definizione, rimuovono territorio e persone, dalla loro percezione viva e vivificata di attori repubblicani,hanno coscienza che la ferita territoriale è cauterizzata e non piu' dolente, sono altri e altre istituzioni nei confronti degli eventi avvenuti nel regno d'italia
nella elencazione dei ringraziamenti nel finale di riunione mi è parso che mancasse un attore fra i principali, che potrebbe essere quel cardine della riconciliazione.Una assenza dolente,. Fra i disattesi della guerra, vi è pure , senza retorica, la quantità di italiani che nella prima guerra , persero la vita , rendendo possibile con l'affermazione, il nostro irredentismo e il riscatto e indipendenza da impero d'Austria. se si volesse , riprendere il dialogo con quella Italia, dimostrando che il loro sacrificio non fu inutile,apriremmo la strada alla riconciliazione,profonda: il dolore che ci impedisce di vedere soluzioni non è diverso da quello delle famiglie del lontano sud che perso un figlio, un genitore in guerra ancora si domandano.Partire dal paese con le pezze sui calzoni, non diverse da quelle che anche noi avevamo,per poi' finire cosi'!In quasi tutti i paesi del sud, si trova nella piazza del paese, una statua celebrativa del fante in guerra, nella prima guerra fra le palme e la fontana, e alla sera sulle tre panchine vecchi ricordano ancora, il fratello, il nonno, il papa, le donne fuori dall'uscio lavorano ancora di cucito,mentre i giovani inanellano i giochi del corteggiamento, ci potremmo essere anche noi , a raccontare, insieme a loro,con la storia delle foibe il perche' del loro sacrificio, e la conclusione dell'anelito dei loro congiunti, colmando il senso di vuoto che pervade la coscienza storica del periodo;perche' non nascondiamolo, ci manca fortemente quell'abbraccio che solo il paese sa dare, il nostro paese virtuale c'è, ma è offuscato dal dolore e incredulo rimpianto.insieme potremmo svegliare la Pietas latina lasciando un po' in disparte il fiato militare.la nostra italianita' condivisa c'è ancora e da risvegliare
cordialita'
Ferruccio Gardossi