Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è intervenuto a Milano alle celebrazioni per i 150 anni dalla morte di Alessandro Manzoni, ponendo in evidenza soprattutto la sua caratura di patriota cattolico e di punto di riferimento intellettuale nel Risorgimento.
Nominato Senatore del Regno solamente in età avanzata, Manzoni svolse tuttavia un esemplare ruolo politico grazie a liriche come “Marzo 1821”, in cui celebrò i primi moti risorgimentali contro la presenza austriaca in Italia.
E nei “Promessi sposi” così come nella tragedia “Adelchi” sono evidenti i riferimenti alle dominazioni straniere in Italia: da una parte gli spagnoli nel Seicento, dall’altra longobardi e franchi che si contendono la penisola mentre gli italiani sono dispersi, laceri e disorientati, in balia di potenze straniere. Ovvio il riferimento alla dominazione ottocentesca in Italia degli Asburgo sancita dal Congresso di Vienna.
Per i patrioti dell’Adriatico orientale sudditi dell’Impero asburgico era evidente l’importanza di Manzoni come autore di opere storiche dal forte impatto sull’attualità e come cesellatore della lingua italiana contemporanea. La lingua rappresenta una delle componenti fondamentali dell’identità nazionale e per l’italianità adriatica questo era un concetto molto importante: l’Italia doveva essere “una d’arme, di lingua e d’altare” scriveva proprio l’illustre milanese.
Questa sua sensibilità politica fece sì che il garibaldino triestino Giuseppe Caprin considerasse la sua morte una “sciagura nazionale”. Coerentemente con questo spirito patriottico, l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia ricorda Alessandro Manzoni, poeta e scrittore dell’Italia risorgimentale.
Lorenzo Salimbeni