Copre un’area decisamente vasta, che va da Bolzano all’Istria anche se, un po’ riduttivamente , per il suo lavoro ha scelto il nome di “A tavola con le Venezie – Viaggio tra le eccellenze gastronomiche del Nordest”. L’ennesima guida? Qualcosa di più, perché la filosofia che sembra uniformare il suo autore, il vicentino Luigi Costa, sembra quella di consigliare al gastronauta luoghi collaudati, con ben poche sorprese e ancor meno omissioni.
«La crisi economica sta mordendo più che mai. E per paradosso – scrive Costa nella sua introduzione – sono stati proprio i mercati internazionali a riconoscere e a identificare di nuovo queste terre come Le Venezie. Questa sovrapposizione di identità ha provocato anche un deficit narrativo anche nel settore enogastronomico e agroalimentare». Lo spunto, in sostanza, è arrivato da qui.
Per l’edizione 2013, la terza in ordine cronologico, sono stati selezionati 80 tra i migliori ristoranti, 24 etichette prestigiose scelte mensilmente tra le cantine sparse tra pianure e colline dell’Alto Adige, del Trentino, del Veneto e del Friuli Venezia Giulia, 20 prodotti alimentari, nell’ambito «di un ideale viaggio del buon gusto tra le nostre 13 province». Il libro si presenta in una forma grafica agile e di facile consultazione e, ma solo a un occhio esperto, presenta un unico peccatuccio: quelle di essere un po’ troppo venetocentrico (46 su 80 i ristoranti recensiti in quella regione) anche se, a scorrere la lista, dal “Dolada” di Pieve d’Alpago al “Laite” di Sappada, dalle “Calandre” di Sarmeola di Rubano al “Desco” di Verona la perplessità diventa dubbio: quello che il vicino Veneto sia immensamente più avanti di noi sotto il profilo ristorativo.
Sia come sia, il Friuli Venezia Giulia deve accontentarsi di nove citazioni, tre a Trieste (“Bagatto”, “Bottega di Trimalcione” e “Harry’s Grill”) e sei tra Isontino e Friuli (“Agli Amici”, “Al Ferarut, “La Boatina”, “Aquila d’Oro”, “Il Cecchini” e “La Primula”). Di clamoroso, in questo caso, sembra esserci solo l’assenza della “Taverna” di Colloredo di Monte Albano. Ma si parlava di Venezie come di un’entità geografica transnazionale, che trascende la storia e gli steccati perché la cucina, in molti casi, è comune.
Ed ecco allora che il recensore si spinge fino in Slovenia (citati “Hisa Franko” di Caporetto e “Pri Lojzetu” di Zemono) e soprattutto nell’Istria croata, dove si guadagnano la menzione “Batelina” di Bagnole, “Côk” di Cittanova, come pure “Damir e Ornella”, “Zigante” di Levade, il “Blu” e il “Monte” di Rovigno, la “Gostiona Toklarija” di Sovignacco e “Hotel San Rocco” di Verteneglio. Il “Viaggio” si sofferma anche sulle delikatessen di qua e di là del confine , e “salva” tra i nostri prodottil il prosciutto affumicato di Cormons e di Sauris, la Gubana di Cividale e gli asparagi, diffusi un po’ ovunque tra le province di Udine e Gorizia.
Accurato si presenta infine il lavoro di una serie di schede che presentano, provincia per provincia, tutte le tipicità dei prodotti e della cucina locale, permettendo di introdursi realmente a fondo nel territorio.
Furio Baldassi
“Il Piccolo” 13 gennaio 2013