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Ambasciatore croato in Italia: «vengo dalla città di Fiume, multiculturale» – 27giu13

Lunga intervista a tutto campo dell’ambasciatore croato in Italia, Damir Grubiša, alla radio della Rappresentanza Europea in Italia, andata in onda il 20 giugno scorso. Ospiti della trasmissione di Thierry Vissol, oltre al diplomatico, anche Emanuela D’Alessandro, ambasciatore della Repubblica Italiana in Croazia, Natale Vadori, slavista e traduttore, docente di croato e serbo, e Sarah Zuhra Lukanic, scrittrice e poetessa.

Nel corso della puntata, dedicata naturalmente all’ingresso della Croazia nell’Unione Europea, Grubiša ha risposto a molte domande postegli sul lungo percorso di avvicinamento di Zagabria all’UE (ben dieci anni), sulla storia più e meno recente del suo Paese, sulle incognite che, al di là di un manifesto ottimismo, gravano sulla sua tenuta economica, ma anche sul potenziale beneficio che l’ingresso croato nell’Unione continentale potrà apportare alla pacificazione dei rapporti con gli altri Stati dell’area, la Serbia e la Bosnia-Erzegovina, coinvolte con la Croazia nelle feroci guerre balcaniche degli anni Novanta.

Ma è interessante quanto afferma l’ambasciatore Grubiša – che il 9 aprile scorso si è recato in visita all’Archivio Museo Storico di Fiume in Roma – circa le sue origini e il più intenso valore culturale che ne deriva: «provengo da quella parte d’Europa che è stata sempre il simbolo di un’Europa speciale, multiculturale. Provengo dalla città di Fiume – ha detto in perfetto e colto italiano – dove, devo far presente, fino alla fine del 1918 uscivano quattro giornali quotidiani in quattro lingue diverse, uno per l’italiano, uno per il croato, uno per il tedesco e uno per l’ungherese».

«Dunque – ha proseguito – Fiume era un porto aperto, sempre collegato con l’Europa, con l’Italia, con l’Austria, con l’Ungheria, e pertanto con tutto quello che è parte oggi dell’Europa centrale e dell’Europa mediterranea. Per me questo è un ritorno nell’ambito di una famiglia di popoli alla quale noi apparteniamo».

L’ambasciatore non ha mancato di riconoscere i forti condizionamenti che il sistema autoritario comunista prima, e il nazionalismo croato poi «semiautoritario, rigido e monopartitico», hanno impedito alla Croazia di transitare più rapidamente verso la democrazia europea dopo la caduta del regime titoista.

Nel corso della conversazione con gli altri ospiti della trasmissione è stato fatto ripetuto riferimento all’influenza determinante della civiltà latina e veneziana in Istria e in Dalmazia e alla sopravvivenza, nella lingua croata, di molti venetismi, come ha rimarcato Natale Vadori, anche riferendosi all’antica Repubblica di Ragusa di Dalmazia.

«Abbiamo comunanza di storia, di rapporti culturali, economici, di secoli – ha aggiunto Emanuela D’Alessandro, intervenuta via telefono –. E ricordiamo la Comunità italiana autoctona, e che l’italiano come lingua madre è il terzo idioma del Paese, dopo croato e serbo».

Per ascoltare la puntata http://ec.europa.eu/italia/studio_europa/un-libro-per-europa/20130620_it.htm

 

© ANVGD Sede nazionale

 

 

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