Sedute solenni del Consiglio Regionale, lectio magistralis da parte di un accademico, testimonianze di rappresentanti della diaspora giuliano-dalmata: molteplici sono state le modalità con cui alcune Regioni italiane hanno inteso celebrare la ricorrenza civile del Giorno del Ricordo, introdotta dalla L. 92 del 30 marzo 2004.
VENETO
Consiglio Regionale Veneto – A palazzo Ferro Fini presentato il libro del prof. Zecchi
“Il mio desiderio era di testimoniare la realtà di una guerra che non è finita nel ‘45 e la tragedia patita dalle popolazioni che furono mandate via dalla propria terra. È la tragedia di una guerra perduta, che vide non solo lo scontro tra fascismo e antifascismo e la tragedia delle foibe, ma anche quello che considero il vero scandalo di quell’epoca, ovvero l’esodo degli istriani, dei fiumani e dei dalmati, una tragedia consumata dalla Repubblica italiana, un esodo che ha seguito la strada della sofferenza, del dolore e del non riconoscimento dei nostri connazionali. Con questo libro, e non solo con questo, ho cercato di dare un contributo a una pagina drammatica della nostra storia, con l’impegno a non rimanere inerti”. È questa, in sintesi, la testimonianza di Stefano Zecchi che ha presentato a Venezia, presso palazzo Ferro Fini, sede del Consiglio regionale del Veneto, il volume “Una Vita per Pola – Storia di una famiglia istriana” (ed. Ferrogallico), la trasposizione a fumetti (adattamento di Federico Goglio, disegni di Giuseppe Botte) del romanzo “Quando ci batteva forte il cuore”, scritto dal filosofo veneziano e dedicato alle vicende istriane del secondo dopoguerra.
La presentazione del volume è inserita nel quadro delle celebrazioni del Giorno del Ricordo, la solennità civile italiana istituita con la legge del 30 marzo 2004, n. 92, con la quale il 10 febbraio di ogni anno si rinnova “la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”.
L’intervento del professor Zecchi – scrittore e ordinario di Estetica presso l’Università degli Studi di Milano, presidente del MUSE, il Museo delle Scienze di Trento – è stato preceduto dall’intervento del Presidente del Consiglio regionale del Veneto Roberto Ciambetti che ha sottolineato l’importanza del romanzo attraverso il quale l’autore “Dimostra una capacità narrativa e una lingua straordinaria nel raccontare una storia intima proiettata sullo sfondo della tragedia istriano-dalmata: ‘Nel mentre il mondo festeggiava la pace e viveva la liberazione dalla guerra, per gli istriani e i dalmati iniziava una sofferenza ancora più atroce’ e per i protagonisti di questo libro un difficile viaggio di rinascita: il piccolo Sergio, protagonista e narratore, mutuando il titolo di un bellissimo libro di Pontiggia, nasce due volte e quando sua madre, strenua difenditrice dell’identità polese e istriana, lo affida al padre, (pressoché sconosciuto al bimbo perché appena tornato dalla guerra), in realtà vuole salvarlo dandogli una nuova vita tutta da conquistare: tra padre e figlio si stabilisce un’alchimia di sentimenti, alla ricerca di un nuovo equilibrio in un mondo dove tutto pare perduto e tutto è da costruire ex novo. Con questo lavoro, il professor Zecchi continua la notevole letteratura dei narratori dell’esodo istriano-dalmata, ponendosi tra le voci più autorevoli assieme a Fulvio Tomizzo, Enzo Bettiza, Marisa Madieri, Nelida Milani, Anna Maria Mori, Guido Miglia e via dicendo fino al gradense Biagio Marin e alle sue elegie istriane a testimonianza della condivisione del dolore dei veneti con gli istriani, i dalmati, la comunità di Fiume e del Quarnaro”.
Dopo la lectio magistralis del professor Zecchi, il prof. Davide Rossi dell’Università degli Studi di Trieste ha tratteggiato il contenuto di altri due volumi: “Il Ministero per le Terre Liberate dal Nemico tra tensioni politiche e crisi istituzionali” curato da Davide Lo Presti e dallo stesso Davide Rossi (ed. Franco Angeli), che esamina l’attività del dicastero cui fu affidato il compito di coordinare l’attività delle amministrazioni pubbliche dei territori annessi all’Italia nel primo dopoguerra riguardo alla ricostruzione del sistema economico e produttivo, e alla soluzione del problema dei 630.000 profughi di guerra; e gli Atti del Convegno del Giorno del Ricordo 2021 dedicato al tema “L’autonomia delle terre venete, uno sguardo tra passato e presente: a centosessant’anni dalla Dieta del Nessuno” (curato dal Consiglio regionale del Veneto), l’Assemblea convocata a Parenzo nell’aprile del 1861 e che, chiamata a votare per individuare i deputati da mandare al Parlamento di Vienna, espresse la volontà di non designarne, indicando ‘Nessuno’ sulla scheda elettorale, in segno di contestazione nei confronti dall’impero asburgico e come espressione del sogno degli istriani di tornare all’antica ‘Dominante’.
All’evento hanno partecipato, inoltre, i rappresentanti delle associazioni degli esuli, ovvero il Vicepresidente dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia Alessandro Cuk, che ha ricordato l’importanza del lavoro nelle scuole, anche tramite l’Ufficio scolastico regionale, per ricordare un argomento ‘proibito’ per decenni, e il Presidente Nazionale del Comitato 10 Febbraio Emanuele Merlino, che ha anticipato la prossima uscita di un testo dedicato alla figura di Nazario Sauro.
Fonte: Ansa – 11/02/2022
ABRUZZO
Giorno del Ricordo: rinnovare la memoria delle foibe è un dovere e una responsabilità sociale
“Ricordare è importante, ma soprattutto necessario per conservare e rinnovare la memoria di quei fatti tragici. È fondamentale per le giovani generazioni ripercorrere quelle tappe, anche se dolorose, perché per loro è questo il momento in cui si forma una coscienza e una consapevolezza”. Lo ha detto il presidente della giunta regionale, Marco Marsilio, intervenendo oggi, a L’Aquila, per celebrare la giornata del ricordo, in memoria delle vittime delle Foibe. Un evento organizzato dalla Regione Abruzzo e dal Comune dell’Aquila, d’intesa con l’Ufficio scolastico regionale, all’Auditorium del Parco. Sono intervenuti anche il sindaco Pierluigi Biondi, l’assessore regionale all’istruzione, Pietro Quaresimale e il dirigente tecnico dell’ufficio scolastico regionale Giuliano Bocchia. Tra il pubblico presenti le massime autorità civili e militari nonché il Rettore dell’università dell’Aquila, Edoardo Alesse.
“Se c’è una giornata proclamata solennità civile nazionale – ha aggiunto Marsilio – il modo migliore per celebrarlo è di coinvolgere le scuole e dare la possibilità agli studenti di conoscere questa pagina nera della storia affinché non si perda nell’oblio. Dobbiamo conoscere il nostro passato. È un dovere morale e una responsabilità sociale”. “Ricordo Storia Futuro” è stato un momento di confronto e di coinvolgimento per gli studenti abruzzesi con uno spazio dedicato alla musica e al teatro.
“La memoria e il ricordo – ha aggiunto il sindaco Biondi – sono strumenti che, se opportunamente utilizzati, generano armonia nelle comunità. La rievocazione di tragedie può essere pietra da scagliare contro qualcuno o contro qualcosa, rinnovando uno scontro che non fa bene alla nazione, oppure esempio per conoscere il passato e non ripetere errori. ‘Quella delle foibe è ‘una pagina strappata della nostra storia’, come ha ricordato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. La commemorazione di oggi rende onore alle vittime e a quanti furono costretti a subire l’onta dell’esodo. Essere consapevoli del nostro percorso storico aiuta ad indicare ai giovani la rotta di una convivenza pacifica, in cui la conoscenza è elemento di confronto e non di divisione e scontro”. L’obiettivo è quello di coinvolgere le giovani generazioni al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia vissuta da migliaia di italiani e delle moltissime vittime delle Foibe. “La conoscenza della storia crea consapevolezza, la consapevolezza genera responsabilità e alimenta la maturità civile – ha aggiunto l’assessore Quaresimale – Anche se non è sempre facile costruire un ponte valido tra il passato ed il futuro, lo strumento che ci supporta nella costruzione di un Paese, sempre più liberale e democratico, di un’Europa, grande spazio comune di pace, è mantenere la memoria viva, promuovere la migliore conoscenza dei rapporti storici, geografici e culturali, è insegnare ai giovani l’importanza del rispetto dei diritti umani, della diversità e della tutela delle minoranze, educare alla cittadinanza piena ed attiva, alla cittadinanza europea; questo ci aiuta a costruire il nostro futuro e quello delle generazioni future”. Dopo i contributi del cantautore e scrittore Simone Cristicchi e di Emanuele Merlino, presidente del Comitato “10 febbraio”, l’associazione culturale “Ricordo” dell’Aquila ha introdotto letture e interpretazioni dei bravissimi attori Luca Serani, Maria Francesca Tomassetti, Roberto Ianni e Giuseppe Tomei. L’accompagnamento musicale è stato della violoncellista Flavia Massimo con la partecipazione di Edoardo Sylos Labini, attore e fondatore di Culturaidentità.
Fonte: Regione Abruzzo – 10/02/2022
LIGURIA
Seduta solenne del Consiglio regionale della Liguria dedicata al Giorno del Ricordo
Questa mattina si è svolta in videoconferenza la Seduta solenne del Consiglio regionale dedicata al Giorno del Ricordo in memoria delle decine di migliaia di italiani, che da secoli vivevano in Istria, Fiume e Dalmazia e che furono uccisi o costretti all’esodo alla fine della Seconda Guerra mondiale.
Il presidente dell’Assemblea legislativa Gianmarco Medusei ha aperto la seduta portando i saluti di tutto il Consiglio regionale e ha invitato i colleghi consiglieri a osservare un minuto di silenzio in ricordo delle vittime.
E’ seguita la dettagliata ricostruzione dello storico Stefano Monti Bragadin.
Saluto del Presidente del Consiglio regionale. Il presidente Gianmarco Medusei ha aperto la Seduta: “Questa solennità è dedicata al ricordo della lunga serie di eccidi, che alimentarono il doloroso esodo di Fiumani, Istriani e Dàlmati da quelle terre, non più italiane, che mai avrebbero pensato di dover lasciare, ma che abbandonarono diretti verso una madrepatria, stremata dalla guerra appena conclusa, o verso destinazioni più lontane, ignote. C’è una parola – ha aggiunto – che racchiude tutto l’orrore vissuto da queste popolazioni: “foibe”, le profonde cavità naturali frequenti nelle terre carsiche che furono teatro di esecuzioni sommarie, in buona parte ai danni di civili inermi”.
Il presidente Medusei ha sottolineato: “Al centro delle tensioni internazionali, che avrebbero caratterizzato il secondo dopo guerra, centinaia di migliaia di italiani della Venezia Giulia, stretti tra il terrore delle foibe e la speranza di un futuro migliore, si risolsero a partire e, se partire fu straziante, anche inserirsi nelle nuove realtà non fu privo di sofferenze e tanti conobbero nella madrepatria, il rifiuto, la diffidenza, l’incomprensione, se non l’aperta ostilità”.
Il presidente dell’Assemblea legislativa ha precisato: “Da molti anni si fa giustamente memoria di questi avvenimenti e domani, 10 febbraio 2022, saranno trascorsi 75 anni dalla firma dei trattati di pace, sottoscritti a Parigi, in forza dei quali il confine orientale veniva ridisegnato dolorosamente: Istria, Fiume, Dalmazia, Carnaro, di antica e profonda cultura italiana e da secoli area di influenza veneta, passarono, senza soluzione di continuità, dalla dittatura nazifascista a quella comunista e ne pagarono il prezzo”.
“Oggi – ha concluso il presidente Medusei – commemoriamo le vittime di quelle violenze e riconosciamo le tribolazioni e le fatiche degli esuli che in Liguria hanno messo radici, consapevoli che il Ricordo è anche indagine storica e conoscenza dei fatti, che diventa consapevolezza a condanna di ogni violazione dei diritti dei popoli, monito, e al tempo stesso auspicio, per l’avvenire”.
L’orazione di Stefano Monti Bragadin. Monti Bragadin ha esordito sottolineando il tempo intercorso fra la persecuzione degli italiani, avvenuta fra il 1945 e il 1948, e il riconoscimento ottenuto solo nel 2004 attraverso l’istituzione del Giorno del Ricordo: “C’è un lungo periodo di silenzio, una specie di dimenticatoio, un tentativo di non affrontare quella penosa tematica in quanto non c’era un’identità di valutazione e solo tanti anni dopo si è superato questo stato d’animo”.
Lo storico Monti Bragadin ha poi ricostruito, prima con il presidente della Repubblica, Giovanni Leone, e poi con il presidente del Consiglio, Giovanni Spadolini, i primi passi verso il riconoscimento di quella tragedia sottolineando la diversità di trattamento, avvenuta nel Dopo guerra, della minoranza tedesca in Alto Adige e della minoranza italiana in Jugoslavia. “In Alto Adige il sistema di tutela delle minoranze era fra i più avanzati in Europa invece nell’area che ci interessa avveniva li contrario, anzi per un verso si cercava di espellere gli italiani per raggiungere una ricomposizione etnica interna e per eliminare dissidenti, reali o presunti”.
Monti Bragadin, ripercorrendo la tormentata storia di secoli dell’area, ha ricordato il processo di germanizzazione avviato dall’impero austroungarico, dopo il crollo della Repubblica di Venezia e il processo di italianizzazione dopo la Prima Guerra mondiale fino all’occupazione tedesca durante la Seconda Guerra mondiale: “Le vicende portarono a una supremazia tedesca in tutta l’area e a metodi germanici per il controllo del territorio rispetto ai quali gli italiani della Repubblica sociale avevano una posizione di secondo piano a livello militare, ma finirono per mescolarsi ai tedeschi nella dura repressione della Resistenza slava”.
Il professor Monti Bragadin ha poi ricordato la spietata persecuzione attuata dal Tito alla fine del conflitto: “Molti italiani furono buttati nelle “foibe” ancora vivi” e il doloroso esodo di centinaia di migliaia di persone “che non vollero rinunciare alla propria identità di italiani, ma andarono incontro a ogni opposizione, attacchi e intimidazioni pesantissime” in quanto accusati di essere fascisti. “Molti profughi poi espatriarono dall’Italia: la madre patria fu in parte ingrata verso di loro o comunque tardiva nel prevedere per loro i risarcimenti dovuti e nel rendergli omaggio nella Giornata del Ricordo, per non dimenticare – ha concluso Stefano Monti Bragadin – le loro traversie e vicissitudini al limite di ogni tollerabilità”.
Fonte: Regione Liguria – 09/02/2022
PUGLIA
Anche Emiliano vota per chiudere gli spazi ai negazionisti. E l’Anpi s’infuria
Non è chiaro se ci abbiano messo tutto questo tempo per riprendersi dallo choc, se ne siano accorti in ritardo e se, cercando un argomento per polemizzare, non avessero nulla più di recente. Fatto sta che il quotidiano il Domani ieri ha dato ampio spazio alla reazione furiosa dell’Anpi a una mozione sulle foibe votata dalla Regione Puglia dieci giorni fa.
Emiliano vota la mozione sul Giorno del Ricordo
I fatti e le tempistiche sono questi: l’8 febbraio, a ridosso del Giorno del Ricordo, il consiglio regionale della Puglia, pressoché all’unanimità (solo due astenuti), vota una mozione sulle Foibe, promossa dal centrodestra, che da un lato impegna l’ente a promuovere degne celebrazioni della ricorrenza e dall’altro impegna la Regione a non dare alcun tipo di supporto a chi nega o minimizza la tragedia delle foibe e dell’esodo. Il governatore Michele Emiliano vota a favore, spiegando in Aula che «non può sfuggire a nessuno l’importanza che la Repubblica ha dato a questa tragedia. Io ho avuto modo di comprenderla attraverso un’insegnante. La mia – ha detto il governatore – è una fortuna rara». La stampa locale ne dà conto in diretta, o al massimo il giorno dopo.
Le accuse dei “partigiani” alla sinistra pugliese
È arrivata, invece, ieri sulle pagine del Domani la risposta dell’Anpi, che, in sintesi, non ha accettato che la mozione non adottasse il punto di vista caro ai giustificazionisti, secondo i quali i massacri di italiani compiuti dai partigiani titini furono una reazione al fascismo, e che esprimesse una netta condanna, con conseguente ritiro di qualsiasi sostegno, rispetto alle posizioni minimizzatrici e negazioniste. L’Anpi, inoltre, si è detta «turbata» per il fatto che la mozione abbia ricevuto il sostengo anche dei «consiglieri di partiti dichiaratamente antifascisti in una regione amministrata dal centrosinistra», invocando una «doverosa presa di distanza».
Per l’Anpi dovremmo pensare alla Slovenia e alla Croazia
«Altro che memoria condivisa!», ha affermato Il presidente dell’Anpi, Gianfranco Pagliarulo, secondo il quale la mozione sarebbe «l’ennesimo tentativo di costruire una rendita memoriale a vantaggio di una parte politica a colpi di forzature, omissioni e veri e propri falsi». «Sfido a trovare la parola “fascismo” nella mozione», ha aggiunto, lamentando tra l’altro che «invece di comporre le antiche ferite con Slovenia e Croazia, manifesta un provocatorio rigurgito nazionalista».
La vecchia tesi giustificazionista
Poi il passaggio sul fatto che «in compenso si condannano le associazioni “che negano, giustificano o deridono il dramma delle foibe e dell’esodo”. Quali sono?», si è chiesto Pagliarulo. «Si tratta – ha sostenuto – una grottesca caricatura delle posizioni di tutti coloro che non hanno mai negato né minimizzato e tantomeno giustificato tali tragedie, ma si sono permessi di collocarle nel contesto storico e di interpretarne le origini, fra cui l’invasione italiana della Jugoslavia del 1941 decisa da Mussolini, i massacri che ne seguirono, l’impunità dei responsabili, prima ancora il fascismo di confine quando gli squadristi insanguinarono la frontiera, il razzismo contro gli slavi predicato dal capo del fascismo fin dal 1920».
La cattiva coscienza dell’Anpi sulle foibe
E viene in mente Gigi Marzullo: Pagliarulo, in pratica, si è fatto una domanda e si è dato una risposta. Tanto da far apparire perfino pedissequo ricordare la gran premura che si è data l’Anpi per promuovere, per esempio, il libro di Eric Gobetti E allora le foibe?, che già nel titolo offre la sintesi suprema di quella derisione e di quel giustificazionismo a cui la mozione pugliese non ha voluto lasciare più spazi. Impegnando la Regione a «non concedere patrocini, finanziamenti, spazi e agibilità e ad escludere dai bandi della Regione dall’assegnazione o riassegnazione di unità immobiliari pubbliche tutte le sigle e associazioni locali o nazionali che negano, giustificano, riducono o deridono il dramma delle foibe e dell’esodo». Un passaggio che deve essere apparso particolarmente preoccupante per l’Anpi.
Natalia Delfino
Fonte: Secolo d’Italia – 19/02/2022
TOSCANA
Giorno del ricordo, la Regione coinvolge le scuole
La Regione Toscana ricorda le vittime delle foibe, l’esodo degli italiani dall’Istria, dalla Venezia Giulia e dalla Dalmazia ma soprattutto la storia complessa di un confine difficile come quello dell’alto-Adriatico. L’ha fatto alla vigilia del “Giorno del ricordo”, il 9 febbraio, in un evento on line. In streaming storici e figli di testimoni da una parte (Raoul Pupo, Claudio Vercelli, Marino Micich, Luciana Rocchi, gli istituti storici e della Resistenza regionale e di Grosseto con i loro presidenti) e studentesse e studenti dall’altra. Un centinaio le scuole collegate.
Ma il lavoro non si chiuderà oggi, con la commemorazione, e proseguirà nei prossimi mesi in classe e sui luoghi della memoria: anche vicini, come a Renicci di Anghiari (dopo nel ventennio fascista e dell’italianizzazione forzata dell’Istria e della Dalmazia furono rinchiusi molti slavi), a Laterina (campo di profughi italiani fuggiti dopo la fine della guerra da quelle terre) o a Roma nel villaggio giuliano. Le scuole interessate e i docenti, per cui sarà organizzato un seminario di formazione, potranno candidarsi fin dai prossimi giorni. I posti sono undici.
Sarà un progetto sulla conoscenza, senza cui non è possibile comprendere tutto quello che è successo da una parte e dall’altra di quel confine, per fare del “Giorno del ricordo” il giorno della conoscenza, della consapevolezza di quanto è accaduto e della complessità che gli storici hanno saputo spiegare. Un progetto nel rispetto della pluralità delle memorie, svuotate di qualsiasi strumentalizzazione e manipolazione politica. Un progetto anche per un’Europa unita e un mondo di pace. Un racconto – che parte dal lontano, forte di esperienze passate con studenti e insegnanti – che prova a superare luoghi comuni e il rischio di una mancata contestualizzazione di singoli aspetti, che proietta il suo sguardo sul passato ma anche sul presente, consapevole che una storia così complessa necessiti per narrarla di tanti voci e punti di vista diversi. Un’educazione alla complessità della storia che significa allenarsi alla complessità della vita.
Il progetto che la Regione Toscana ha costruito è tutto questo e l’appuntamento on line del 9 febbraio ne è sintesi ed anticipazione al tempo stesso.
Lo è, ad esempio, nel momento in cui lo storico Raoul Pupo sottolinea l’importanza della storia comparata ma avverte anche che non si possono confrontare tra loro eventi che appartengono a categorie diverse: “si possono mettere in relazione – spiega – i lager tedeschi con i gulag, l’Olocausto con il genocidio degli Armeni, le deportazioni naziste con quelle staliniane, ma non si possono fare comparazioni incrociate e dunque raffrontare stragi con genocidi o spostamenti di popolazioni con la Shoah, perché sarebbero operazioni prive di senso che confondono le idee”.
Lungo il confine alto-adriatico le violenze certo ci furono e i crimini anche, che sono nei fatti. Nessuno lo può negare. Lo storico Pupo le ricostruisce in una cavalcata attraverso la storia, dall’Ottocento fino agli anni Cinquanta del Novecento. Quelle violenze ci sono state e vanno condannate, ancora prima studiate e capite. Non si può neppure stilare una gerarchia del dolore: non avrebbe senso.. Ma un parallelo tra foibe e Shoah rimane, da un punto di vista storico, impossibile.
Gli italiani, spiega ancora Pupo, furono uccisi (assieme ad alcuni sloveni e croati) perché ritenuti collusi con l’amministrazione fascista, perché poliziotti e dunque legati al vecchio potere; furono uccisi, pur non fascisti, perché anticomunisti o contrari all’annessione alla Yugoslavia, perché avevano un ruolo di rilievo e dunque scomodo nella società di allora. Tutti giudicati “nemici del popolo”. Fu sicuramente una violenza programmata dall’alto, con strascichi episodici di violenze dal basso di una guerra totale che non poteva finire dall’oggi al domani. Ma non fu, spiegano ancora gli storici, un genocidio: fu la strategia violenta du un regime rivoluzionario che voleva consolidarsi, non così monolitico all’interno come poteva sembrare, e dove poveri diavoli o pedine scomode furono annientate perché di ostacolo al progetto di Tito di uno stato yugoslavo con Trieste e l’Istria all’interno. Un laboratorio di violenza politica e di Stato, con una strategia ben definita, soffocata nel silenzio pubblico per buona parte del Novecento da ragion di Stato, clima da guerra fredda e movimento dei Paesi non allineati.
Così quasi cinquecento persone scomparvero nel 1943 (e 217 furono i corpi ritrovati), tra le quattro e le cinquemila svanirono nel nulla tra maggio e giugno del 1945 subito dopo la Liberazione (482 cadaveri in 48 foibe diverse rintracciati sul Carso, altri 411 negli scantinati di Trieste). E forse i numeri veri furono anche maggiori.
Ma la storia del confine dell’alto-Adriatico è anche storia di matrimoni misti e di convivenze pacifiche tra etnie diverse, “perché l’amore non guarda a razze inventate” come ricorda Marino Micich, figlio di esuli, direttore della Società di studi fiumani e Archivio storico di Fiume a Roma. Nella sua famiglia i nonni materni erano albanesi e il padre bosniaco in fuga dai Turchi dopo aver combattuto per gli Austriaci. La mamma ha imparato prima l’albanese, poi l’italiano a scuola quando Zara fu annessa all’Italia, il croato quando arrivarono i partigiani di Tito; ma in casa, come quasi tutti, si parlava il dialetto veneto.
Serve “un lessico adeguato” e “la conoscenza della storia” per “fare un buon uso del ricordo”, annota lo storico Claudio Vercelli: per districarsi tra nazionalismi dell’una e dell’altra parte, tra riduzionisti e negazionisti, “recuperando una dimensione di biografia collettiva nazionale”, che riannoda i fili “di quel che fu per raccontare il presente”. Lo si fa, è stato detto, imparando anche a fare storia di noi stessi, rifuggendo le contrapposizione ma cercando lo scambio. Qualcosa che riassume bene il senso della giornata di questo 9 febbraio e il progetto con le scuole della Regione.
Fonte: Toscana Notizie – 09/02/2022
LOMBARDIA
Un concorso per ricordare l’esodo giuliano-dalmata-istriano: vince una scuola bergamasca
Primo posto per l’Istituto comprensivo San Paolo d’Argon di Cenate Sotto nel concorso scolastico indetto da Regione Lombardia per commemorare l’esodo giuliano-dalmata-istriano in occasione del Giorno del ricordo.
Il Giorno del ricordo
“Come ogni anno commemoriamo in quest’aula le vittime incolpevoli delle feroci atrocità che caratterizzarono un’epoca buia della nostra storia. Un supplizio tremendo che per oltre 50 anni è stato dimenticato e sepolto da una vergognosa spirale del silenzio. A monito e a ricordo dei fatti dell’esodo dei nostri connazionali questo Consiglio regionale ha approvato nel 2008 una legge che prevede, tra l’altro, l’indizione annuale di un concorso riservato alle scuole secondarie della nostra regione e che quest’anno ha premiato diversi istituti di primo e secondo grado. A loro consegniamo il lascito della memoria, perché i valori della convivenza e della pace siano sempre il faro per il futuro di questa nostra nazione.”
Lo ha sottolineato la vicepresidente del Consiglio regionale della Lombardia Francesca Brianza intervenendo questa mattina nell’Aula consiliare di Palazzo Pirelli alla cerimonia di premiazione del concorso rivolto alle scuole superiori lombarde in ricordo del martirio giuliano-dalmata-istriano, promosso dal Consiglio regionale della Lombardia e giunto quest’anno alla sua 14esima edizione. La “tragedia dimenticata” vide negli anni drammatici tra il 1943 e il 1947 oltre 300mila italiani dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia, scappare abbandonando terre, case, affetti e lavoro.
Una pagina di storia a lungo dimenticata
“Sono orgoglioso di poter affermare che anche quest’anno Regione Lombardia ha onorato la memoria delle tante vittime di questo dramma che fu l’esodo degli italiani di Istria, Dalmazia e Fiume, una delle grandi tragedie del secolo scorso, per troppo tempo celata sotto un silenzio assordante – ha dichiarato durante la cerimonia Giovanni Malanchini (Lega), Consigliere Segretario e Presidente della Commissione di giuria – Solo la memoria e il ricordo permettono di mantenere vivo quello che si è cercato di occultare e minimizzare. Premiando le scuole lombarde più meritevoli che hanno partecipato a questo concorso diamo il nostro contributo nello scuotere le coscienze e nel fornire a tanti giovani l’opportunità di apprendere una pagina di storia bistrattata e per anni assente dai testi scolastici”.
“Ricordare l’esodo degli istriano dalmati e la tragedia delle foibe è un dovere per l’Italia -ha sottolineato a sua volta il capogruppo del Partito Democratico Fabio Pizzul, anch’egli componente di giuria – All’epoca questa vicenda non venne gestita con l’attenzione che avrebbero meritato questi nostri connazionali perseguitati dal regime titino. La memoria di quei tragici avvenimenti è stata spesso strumentalizzata. È tempo di trasformare il ricordo in riconciliazione tra due popoli, come l’italiano e lo sloveno, che hanno capito che il loro futuro non può essere che comune, come hanno ben testimoniato a più riprese i presidenti Pahor e Mattarella.”
Alla cerimonia hanno preso parte anche il presidente della Regione Attilio Fontana, l’assessore alla Sicurezza Riccardo De Corato e i consiglieri regionali Giacomo Cosentino Basaglia, Paolo Franco, Giulio Gallera, Franco Lucente e Paola Romeo: con loro la rappresentante dell’Ufficio Scolastico regionale Marcella Fusco, il Presidente del Comitato milanese dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia Matteo Gherghetta e la responsabile della sezione “scuola” dell’ANGVD Annamaria Crasti. Particolarmente toccante la testimonianza portata dall’esule dalmata/istriano Pietro Tarticchio.
Premiate cinque scuole lombarde
Quest’anno al concorso hanno partecipato diverse scuole secondarie lombarde di primo e secondo grado di 5 province diverse (Bergamo, Lodi, Mantova, Milano, Monza e Brianza). Sono stati presentati lavori individuali e di gruppo che hanno coinvolto 119 studenti.
Le scuole vincitrici sono: Istituto Comprensivo San Paolo d’Argon di Cenate Sotto (BG), Istituto Comprensivo Mario Borsa di Somaglia (LO), I.C.Rita Levi Montalcini di Cernusco Sul Naviglio (MI), Liceo Artistico Giacomo e Pio Manzù (BG), Istituto Tecnico Economico Tecnologico Mantegna (MN), Iris Versari di Cesano Maderno (MB), Liceo Primo Levi di San Donato Milanese (MI).
Il premio prevede l’assegnazione di un contributo di cinquemila euro per la classe prima classificata, tremila euro per la seconda classe classificata e duemila euro per la terza; di 1500 euro per il primo studente classificato nell’elaborato individuale.
Vince una scuola bergamasca
Primo posto al concorso per l’Istituto comprensivo San Paolo d’Argon di Cenate Sotto a cui andrà il premio da 5mila euro, con il video “Valigia si, ma per dove?”. Il progetto è stato realizzato dagli studenti Lucia Asperti, Alessandra Bergamini, Noemi De Castro, Viola Malanchini, Veronica Napolitano, Sara Tomaselli, Linda Vallisa, Lucia Zambelli, Nicole Baldis, Cecilia Coppa, Mara Petrovan, Paola Pezzotta, Jacopo Savoldelli, Diego Sonzogni, Chiara Allieri, Rebecca Baldini, Nicole Belotti, Leonardo Bertocchi, Angelica Capoferri, Ginevra Cattaneo, Beatrice Fiore, Matteo Gamba, Asia Locatelli, Vanessa Locatelli, Alessandro Marcassoli, Jarno Mutti, Tommaso Mutti. Alessandro Patelli, Luca Pedrini, Sara Terzi, Primo Turra, Alice Valli, Yasin Karim, Zambelli Beatrice.
Secondo posto ex aequo (premio 3mila euro ciascuno) all’Istituto comprensivo Mario Borsa di Somaglia (Lo) con il video di lettura di poesie originali realizzato dagli studenti Daria Patriche, Gaia Contraffatto, Serena Cavallanti, Sofia Lakssiouar, Filippo Facchini, Axel Yvan Tamou e all’Istituto comprensivo Rita Levi Montalcini di Cernusco sul Naviglio (Mi) con il video “Foibe” realizzato da Mohamed Mahfouz, Abdela Abdelghafar Mahfouz, Elisabeth Marie Beretta, Eleonora Biloni, Francesca Clemeno, Angelo Maria Durante, Margherita Fantasia, Greta Kote, Leonardo Lanciotti Francesco Larosa, Elia Marini, Andrea Marino, Keivan Mohtaramzadeh, Mattia Navoni, Michele Jacopo Patano, Alessandro Passalacqua, Alessandra Riva, Stefano Scarinci, Chiara Stucchi, Andrei Robert Tudose.
Per la categoria elaborato individuale vince il premio da 1500 euro Vittoria Antonucci dell’Istituto scolastico Iris Versari di Cesano Maderno (Mb) con un racconto personale della tragedia dell’esilio. Menzione speciale fuori concorso per il liceo Primo Levi di San Donato Milanese (Mi).
Fonte: PrimaTreviglio – 10/02/2022
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Giorno del Ricordo premiate due scuole lombarde
Sono oltre 10.000, tra il 1943 e il 1947, le ‘vittime’ delle foibe. A loro e al dramma dell’esodo giuliano-dalmata è dedicato il ‘Concorso nazionale 10 febbraio. Per Amor di Patria!’ promosso dal Ministero dell’Istruzione, Regione Lombardia e rappresentanti delle associazioni degli esuli nell’ambito delle iniziative per il ‘Giorno del Ricordo’.
L’Auditorium Testori di Palazzo Lombardia ha ospitato il 16 febbraio la premiazione della XII edizione di questo Concorso rivolto agli Istituti scolastici per promuovere l’educazione alla cittadinanza europea e alla storia italiana attraverso la conoscenza e l’approfondimento dei rapporti storici e culturali nell’area dell’Adriatico orientale.
Alla competizione hanno preso parte scuole di primo e secondo grado, statali e paritarie, provenienti da tutta Italia, così come scuole italiane all’estero, invitate a sviluppare il tema dell’esodo istriano, fiumano e dalmata alla luce dei diritti umani.
Il concorso è articolato in tre sezioni: scuola primaria, scuola secondaria di primo grado e scuola secondaria di secondo grado. Sono state premiate 12 scuole che hanno ricevuto una targa e un attestato, tra primo premio, secondo premio e menzioni speciali. Due le scuole lombarde premiate: il Liceo Artistico ‘Manzù’ di Bergamo e il Liceo ‘Primo Levi’ di San Donato Milanese.
“Promuovere la conoscenza di una delle pagine più buie della storia del Novecento – ha ricordato l’assessore regionale all’Autonomia e Cultura Stefano Bruno Galli – è fondamentale per sensibilizzare le giovani generazioni rispetto a temi fondanti della democrazia quali i principi di libertà, il rispetto dei diritti umani e l’autodeterminazione dei popoli proclamati dalla Carta dell’ONU e dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo”. “La presenza sul podio di due istituti lombardi che si sono distinti a livello nazionale – ha concluso Galli – è un attestato di qualità della scuola lombarda, tanto del corpo docente, quanto dei nostri studenti, attenti e propositivi rispetto a temi drammatici, ancora oggi di grande attualità”
Fonte: Como Live, Resegone Online, Valtellina News, Varese in Luce – 16/02/2022
MARCHE
Giorno Ricordo: Marche, “dramma foibe nascosto troppo tempo”
L’emozionante interpretazione dell’attore e doppiatore Luca Violini del testo “Nati da un esodo” di Piero Delbello, racconto del “dopo” dei figli degli esuli istriani fiumani e dalmati; la partecipazione degli studenti del Comprensivo “Ugo Betti” di Fermo, del Liceo scientifico “Galileo Galilei” di Ancona, del Comprensivo “Egisto Paladini” di Treia con elaborati realizzati per il concorso nazionale del Miur “10 febbraio – Per Amor di Patria”.
Sono due momenti salienti della seduta aperta del Consiglio regionale delle Marche dedicata, nella prima parte, al Giorno del Ricordo, la commemorazione delle vittime delle foibe e dell’esodo giuliano-istriano-dalmata.
I ragazzi della terza B del Comprensivo “Betti” hanno presentato il video “I bambini della Patria accanto”, risultato vincitore del 2/o premio del concorso indetto dal Miur.
“Il dramma delle foibe rappresenta un orrore nascosto sotto il tappeto per troppi anni, spesso ignorato anche dai libri di scuola”, ha detto il vice presidente Gianluca Pasqui, che ha aperto la celebrazione in aula in assenza (un impegno sopraggiunto) del presidente Dino Latini. Pasqui ha parlato di “tragedia nazionale caratterizzata da una brutale violazione dei diritti umani e dell’autodeterminazione dei popoli che ha avuto altri numerosi e terribili risvolti”.
Gli interventi in aula anche di Franco Rismondo (presidente del Comitato provinciale di Ancona dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia), Emanuela Sabatini (vice presidente Comitato Marche sud dell’Associazione), Emanuele Piloni (coordinatore Marche Unione Istriani).
Il direttore dell’Ufficio scolastico regionale, Marco Ugo Filisetti, ha sottolineato l’importanza della partecipazione degli studenti “per rinnovare la memoria delle vittime delle Foibe, la tragedia degli italiani, l’esodo giuliano istriano dalmata nel secondo dopoguerra. Italiani che amarono la patria, non con retorica ma con un sentimento e una visione quasi casalinga”; “Il Ricordo è più per noi che per loro: occorre uscire da sterili divisioni, nelle traversie dei nostri giorni accettiamo con fermezza e dignità il nostro dovere. L’amore per la patria è amore per la comunità in cui si realizza il nostro destino”.
Fonte: Ansa – 22/02/2022
FRIULI VENEZIA GIULIA
Giorno del Ricordo. Minuto di silenzio in aula. Zanin: “Tragedia sottaciuta”
“In Friuli Venezia Giulia, più ancora che in altre regioni d’Italia, sappiamo che la tragedia istriana è stata troppo a lungo dimenticata, sottaciuta, derubricata a incidente di percorso della storia. E ancora oggi c’è chi cerca di ridurne la portata e chi addirittura contesta il Giorno del Ricordo con la violenza, come è accaduto purtroppo a Udine, dove è stato divelto il cartello stradale con il nome di Norma Cossetto”.
Lo ha detto oggi Piero Mauro Zanin, presidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, nel corso della celebrazione solenne in Aula del Giorno del ricordo, culminata con il minuto di silenzio e raccoglimento in memoria delle vittime dell’esodo e delle foibe [foto di apertura].
“Per fortuna la grande maggioranza della popolazione – ha proseguito Zanin – ha oggi coscienza di quel che successe, anche grazie all’istituzione di questa Giornata nazionale e alle parole che tre presidenti della Repubblica nel corso degli anni hanno pronunciato con solennità e chiarezza, da Carlo Azeglio Ciampi a Giorgio Napolitano fino all’attuale Capo dello Stato, Sergio Mattarella, che ha parlato di “sofferenze delle genti istriano-fiumano-dalmate che non possono essere negate”.
“Fare memoria di quegli avvenimenti è dunque un esercizio prezioso e irrinunciabile, ma non deve diventare motivo di conflitto con altri Paesi. Oggi infatti – ha concluso il presidente – il Friuli Venezia Giulia intrattiene fecondi rapporti con Slovenia e Croazia, due delle Repubbliche che negli anni novanta si resero indipendenti dalla Jugoslavia e che ora governano quelle terre. E assieme a loro dobbiamo impegnarci a costruire una memoria condivisa”.
È toccato poi al professor Davide Rossi, dell’Università di Trieste, autore di numerose ricerche e pubblicazioni sull’esodo e sulla storia dell’alto Adriatico, ripercorrere le tragiche vicende del confine orientale. Rossi ha parlato di “un triplice silenzio sceso come un macigno su quelle vicende”. “La tragedia dell’Istria – ha proseguito lo storico – rimase confinata nella sola storia locale, anche se Pola si svuotò interamente e più di 350mila persone abbandonarono le loro case. Il Giorno del ricordo è stato uno strumento fondamentale per conoscere la storia di chi si trovò nel posto sbagliato al momento sbagliato”.
Rossi, nato nell’anno di quel trattato di Osimo “che chiuse malamente la questione del confine orientale”, è convinto che resti “ancora molto cammino da fare”, dal momento che “negare e ridimensionare quanto successe costituisce una nuova forma di violenza”. Ma ha anche auspicato iniziative comuni con Slovenia e Croazia per far diventare l’Alto Adriatico “un mare veramente europeo”.
In videocollegamento dalla Sardegna, il direttore dell’Ecomuseo di Fertilia, Mauro Manca, ha raccontato la storia del paese di 1500 abitanti “rifondato” dagli esuli istriani sotto la guida del parroco di Orsera, don Francesco Dapiran. “Qui dal 1947 per decenni si è parlato solo dialetto istriano, fiumano e dalmata, e abbiamo voluto allestire un museo – ha detto Manca, nel ringraziare il presidente Zanin per la sua visita nel giorno dell’inaugurazione – per mantenere una luce accesa sulla memoria, che rischia di perdersi con il passare del tempo. Nel museo c’è un simbolico filo che collega Fertilia con l’Istria, e noi dobbiamo ricucirlo di continuo, ma guardando avanti, a un futuro di pace. E in questa direzione è importante l’iniziativa di Gorizia-Nova Gorica capitale europea della cultura”.
Fonte: Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia – 22/02/2022