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ANVGD e minoranza slovena: inizia il dialogo (CDM 28 mar)

Veder interloquire tranquillamente la minoranza slovena e il mondo degli esuli giuliano-dalmati fino a poco tempo fa sarebbe stato come credere nell’esistenza di più anime in uno stesso corpo: un’ipotesi decisamente ultraterrena. Ma spostando questa logica a un territorio plurale, sempre più lontano dagli equilibri ideologici tra le parti, forse si può cominciare, se non a credere, a sperare.

All’inizio di questo percorso verso la reciproca conoscenza si sono trovati Rodolfo Ziberna, presidente delle sezioni provinciali di Gorizia dell’Anvgd e della Lega nazionale, e Livio Semolic, presidente dell’Skgz-Unione culturale economica slovena. L’iniziativa, promossa nell’ambito degli incontri del Goriski Lok nella biblioteca popolare slovena Damir Feigel a Gorizia, aveva come oggetto proprio il dialogo e il riconoscimento dell’Altro, non l’analisi storica delle reciproche posizioni. A prendere per primo la parola Livio Semolic: «Siamo passati da periodi di conflittualità – ha osservato – a fasi di reciproca ignoranza. Finora è stato fatto troppo poco e c’è molto ancora da fare. La comunità slovena ha sbagliato a ignorare le sofferenze degli esuli e il valore storico della loro tragedia, come noi sloveni abbiamo pagato il prezzo dei conflitti della prima parte del secolo scorso. Siamo qui per affrontare questi vissuti, cercando di non chiuderci nel concetto di “categoria”. Ziberna, dal canto suo, ha ricordato l’approccio pregresso speso nella ricerca dei reciproci errori, ammettendo che le priorità erano effettivamente di autodifesa, ma non di aggressività nei confronti della minoranza slovena.

«Il bilinguismo – ha esordito sollevando una delle più classiche querelle – non era una questione etnica, ma concreta. Ci siamo schierati, infatti, anche contro la legge sul friulano, fondamentalmente perché non la trovavamo adeguata alle necessità del territorio». Il presidente della locale Anvgd ha quindi spiegato la natura dell’organismo che rappresenta, passato dagli scopi di assistenza ai profughi nel 1947 all’attuale “mission” culturale. «Oggi uno dei nostri obiettivi – ha spiegato – è mantenere la cultura italiana in Istria e nel Quarnero, per favorire il dialogo coi cosiddetti “rimasti” e magari il ritorno di qualcuno in una terra abbandonata ormai da anni. Quello che ora proponiamo sono attività in comune: quando si apre una porta poi le persone passano». Semolic resta su un terreno propositivo e risponde così: «Noi ci chiediamo sempre il fine di ogni attività che mettiamo in campo. Ricordo però gli ottimi risultati che abbiamo condiviso con i progetti europei per le due minoranze con l’Unione italiana (di Slovenia e Croazia) e la nostra collaborazione per la ricerca dei dati sui deportati dei famosi elenchi sloveni. Noi a Lubiana conosciamo tutto e tutti e possiamo fare molto». Ziberna rilancia con una proposta: la partecipazione della minoranza slovena alla redazione della prossima enciclopedia giuliano-dalmata, concernente le personalità locali degli ultimi cinque secoli. Insieme hanno convenuto che riunire oggi esuli, rimasti e minoranza slovena è qualcosa che vale la pena fare con operazioni concrete e non strumentali, più vicine ai tempi della gente comune che non a quelli della storia e della politica.

Emanuela Masseria

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