L’entrata della Croazia nell’UE il primo luglio 2013 apre nuovi scenari nel nostro mondo di frontiera. Alcuni episodi segnano queste giornate altalenanti tra la festa e le previsioni dei visionari che riflettono su possibili dissesti. Il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto? Ha poca importanza perché le cose, comunque, evolvono oltre le nostre aspettative, semplicemente succedono. Abbiamo seguito e segnalato due momenti distinti, nei giorni scorsi, che messi però in relazione, danno il segno dei tempi e meritano di essere commentati insieme. Il primo è stata la consegna del Premio Fulvio Tomizza a Ivan Nino Jakovcic il 28 giugno a Trieste durante una serata di grande significato, il secondo, la visita di una delegazione dell’ANVGD al Parlamento Europeo attraverso un confronto franco e ricco di significati con la promessa di colmare il silenzio di tanti decenni.
Il filo che unisce questi due momenti è il mutamento profondo dei rapporti in quest’area di confine, nel quotidiano, lontano dall’ufficialità, fuori dai luoghi deputati. La voglia di stare insieme, di programmare, di gestire, di condividere entra a far parte della coscienza individuale e si riflette sul gruppo. Non si sottraggono ai due episodi citati, anche gli incontri dei Fiumani a Fiume ed il Raduno dei polesi a Pola. Come se la consapevolezza dell’arrivo dell’Europa avesse anticipato anche i tempi d’adesione preparando una realtà ormai aperta agli stimoli, pronta alle sfide. Con i Fiumani nella città del Quarnero anche la Fanfara dei Bersaglieri e una delegazione degli Alpini, impensabile qualche anno fa, accolte oggi con gli applausi e il divertimento di un rapporto senza dietrologie. Il nostro mondo cambia.
A Strasburgo Antonio Ballarin, Presidente dell’ANVGD, si è confrontato con una Lettone come la Kalniete e con l’ungherese Surjan, Vice Presidente del Parlamento europeo su tematiche specifiche senza bisogno di troppe spiegazioni, perché “siamo figli di esperienze condivise” che ci devono aiutare ad uscire dalle pastoie della storia e proiettarci verso il futuro.
Diritto al ritorno – afferma Balalrin -, come apporto culturale e civile ad una società che gli esuli di seconda e terza generazione sentono quale prolungamento della propria quotidianità. Nella generale mobilità europea, cooperare, collaborare, proporre diventa un fatto di volontà, non più uno spazio da conquistare con la forza ma con le idee, la disponibilità.
Ha ragione Jakovcic quando dichiara che il successo maggiore della DDI è proprio quello della pacificazione, l’avere creato un ambiente istriano nel quale tutti vorrebbero venire a vivere. Ha ragione Ballarin quando afferma che il rispetto delle radici è fondamentale affinché l’individuo senta in modo compiuto la propria dimensione nelle terre di provenienza. Alla ricerca di una “casa”, ognuno ha ora l’opportunità di costruirne una, fatta di pietra o di eventi, poco conta, importante è avere un progetto.
Questa è la fase più delicata, il passaggio dalle enunciazioni alla gestione della realtà. E’ l’indicazione data dal Vice Presidente Surjan: “esistono due vie d’uscita dalle ingiustizie del Secolo breve, – ha detto alla delegazione dell’ANVGD a Strasburgo – la prima impegna i massimi vertici degli Stati, l’altra, la più importante avviene attraverso una pacificazione nel quotidiano con occasioni d’incontro e rapporti stretti tra coloro che a quest’area appartengono per nascita, provenienza, scelta, o altro ancora. Il tutto basato su principi di verità e giustizia che aprono la strada ad una piena integrazione tra tutti i popoli europei”.
Il passo successivo è proprio in un progetto di iniziative che dia consistenza a queste premesse, in parte già avviato dalle singole realtà che si muovono autonomamente, alle quali dare giusta visibilità e quella condivisione di principi e di presenze che potrebbe segnare veramente un ritorno, il migliore possibile. Su tutto ciò pesano – non nascondiamoci alla realtà – le questioni irrisolte dei beni abbandonati. “Riguarda più l’Italia che la Croazia – ha commentano dopo il convegno di Strasburgo, incontrando la delegazione ANVGD – l’europarlamentare, Elisabetta Gardini – sono pendenze che il nostro Governo dovrà risolvere”.
Detto ciò è d’obbligo una conclusione nello spirito delle iniziative suggerite: una prossima riunione con gli eurodeputati in cui a chiedere giustizia per gli esuli siano l’Istria stessa con le associazioni degli esuli. Possibile? L’Europa si costruisce anche attraverso il superamento dei nodi della storia, il Golfo di Venezia suggerisce una condivisione che è già stata e che deve tornare ad essere tale.
Rosanna Turcinovich Giuricin 6 luglio 2013 su www.arcipelagoadriatico.it