ZAGABRIA Arresti a tappeto ieri in Croazia per l’uccisione del giornalista, direttore e proprietario del settimanale Nacional, Ivo Pukanic, e del capo del settore marketing del periodico, Niko Franjic. Tra i fermati dalle forze dell’ordine anche persone residenti a Fiume, come confermato dal neodirettore della Polizia croata, Vladimir Faber, a Ragusa, a Zagabria e nella Contea di Vukovar e dello Srijem. «Abbiamo operato fermi di persone sospettate di essere in qualche modo coinvolte nell’attentato dinamitardo di giovedì scorso a Zagabria – è quanto rilevato da Faber – resta però da vedere quali di questi sospetti saranno anche sottoposti a processo». Il numero uno della Polizia croata non ha voluto commentare quanto apparso su alcuni media nazionali, secondo i quali fra gli arrestati ci sarebbero anche ex agenti ed ex appartenenti alle Forze armate di Zagabria. Stando a fonti ufficiose, tra gli arrestati vi sarebbero esperti nella preparazione di cariche esplosive, alcuni dei quali avrebbero già avuto guai con la giustizia per avere attivato bombe a mano e altri ordigni esplosivi.
Entra dunque nella fase calda la vicenda legata alla scioccante liquidazione del controverso Pukanic e del suo stretto collaboratore, rimasti uccisi dopo l’attivazione di una carica esplosiva nel parcheggio della sede del Nacional, nel centro della capitale. Tutti i fermati sarebbero cittadini croati, fermati grazie a indizi trovati sul luogo dell’attentato, ma anche nell’ambito delle indagini relative al fallito attentato contro Pukanic dello scorso aprile a Zagabria. La portavoce della questura zagabrese, Aleksandra Ljuba, ha dichiarato ieri ai giornalisti che la polizia ha effettuato numerosi fermi, ma non ha voluto specificare né il loro numero, né l’identità delle persone arrestate. «Un tanto rientra nell’interesse delle indagini», è stata lapidaria. Intanto da ieri, con la nomina dei responsabili, è diventata attiva una nuova unità di polizia, che ha l’esclusivo incarico di combattere il crimine organizzato. Avrà la facoltà di stabilire la provenienza dei beni di persone sospettate di essere collegate alla criminalità organizzata, cosa che prima non era contemplato dalle leggi. Ma ora, dopo che i vertici dello Stato hanno dichiarato guerra alla cosiddetta mafia croata, la polizia ha più poteri in questa lotta senza quartiere contro i circoli criminali che negli ultimi mesi hanno portato a Zagabria a morti, pestaggi e intimidazioni.
Ieri, intanto, a Velika Gorica, nei dintorni di Zagabria, centinaia di persone hanno partecipato alle esequie di Pukanic, tra cui il presidente della Repubblica, Stipe Mesic, che non aveva mai nascosto l’amicizia che lo legava al giornalista ed editore.
Andrea Marsanich