Il disastro della miniera di Marcinelle avvenne l’8 agosto 1956. Tra i 262 minatori morti vi erano 136 italiani. Giustamente non dimenticano l’anniversario le autorità italiane anche ai massimi livelli ed esponenti politici, questi soprattutto in periodo di elezioni.
Stride lo scarso rilievo dato invece alla più grande tragedia mineraria italiana in cui morirono 186 minatori italiani. Lo scoppio avvenuto il 28 febbraio 1940 nella miniera di carbone di Arsa, in Istria, viene ricordato dalle autorità comunali triestine e poco più. Forse c’è un certo imbarazzo nel ricordare che allora quelle terre appartenevano al Regno d’Italia, sia pure per poco più di due decenni.
Viene così oggi ignorata anche la nobile figura del ventottenne triestino Arrigo Grassi [foto di fine articolo], meccanico di miniera, che come recita la medaglia d’oro al valor civile
“In occasione del grave scoppio avvenuto nella miniera carbonifera dell’Arsa, che causò la morte di molti operai, penetrava ripetutamente, sprovvisto di maschera, nelle gallerie invase da gas letali e, con tenace azione, riusciva a salvare dieci minatori. Accortosi infine che un suo compagno mancava all’appello, scendeva di nuovo nella zona pericolosa; ma trovava la morte accanto a colui che aveva voluto salvare. Esempio mirabile di generoso, indomito ardire. Arsa (Pola), 28 febbraio 1940”
Anche la Fondazione Carnegie conferiva la medaglia d’oro alla memoria di Arrigo Grassi:
“Il 28 febbraio 1940 in Arsia (Pola) in occasione di un grave sinistro verificatosi nella miniera in cui lavorava, volontariamente prendeva parte tra i primissimi alle squadre di soccorso attivamente collaborando al salvataggio di dieci operai. Accortosi che tra i salvati non c’era un amico che sapeva trovarsi nella miniera, tornava sul luogo del pericolo per rintracciarlo, ma colpito da grave asfissia perdeva generosamente la vita.”
La Fondazione Carnegie, ente morale che ha lo scopo di premiare atti di eroismo compiuti in operazioni di pace in territorio italiano, prende il nome dal filantropo americano che costituì il fondo necessario per il suo il suo operare anche in Italia. Andrew Carnegie motivava così la sua elargizione:
“Noi viviamo in una epoca eroica. L’industrialismo sviluppa gli eroi della pace. In casi di infortuni nelle miniere, i volontari per il lavoro di salvataggio, che pongono la loro vita a repentaglio scendendo nell’abisso, superano invariabilmente il numero richiesto. Sono questi gli eroi della civiltà. Io sono da lungo tempo persuaso che questi eroi e coloro che da essi dipendono, dovrebbero essere liberati dalle preoccupazioni pecuniarie che potrebbero derivare dal loro atto di eroismo”.
Quindi, oltre a conferire onorificenze, la Fondazione Carnegie da supporto economico a invalidi o vedove o orfani in conseguenza di atti eroici.
Guido Giacometti
Referente per la Toscana dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia
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