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Ascesa e declino del cantiere Scoglio Olivi

Lo storico stabilimento navalmeccanico Scoglio Olivi, quel poco che ne rimane dopo i fasti produttivi e ingegneristici del passato, è alla disperata ricerca di un salvagente. Uno di quei giubbotti gonfiabili da usare in caso di naufragio, buono per tenere la testa fuori dall’acqua. Miseramente fallito nel 2019 il Gruppo Uljanik, con gli scampoli si è cucita l’Uljanik Brodogradnja 1856. Ed è proprio questa azienda, versione molto, ma molto ristretta di quella che giocoforza gli ha dato i natali, che è in attesa di un partner d’affari. Va da sé che deve essere serio e danaroso. Delle vicissitudini occorse in questa richiesta di matrimonio sui generis, ultimamente abbiamo riportato spesso nelle pagine di cronaca, per cui questa volta non ci occuperemo del futuro. Vogliamo invece ripercorrere quello che lo stabilimento navalmeccanico è stato. Certo, ha inciso notevolmente sulla storia e sullo sviluppo di Pola. Con la nascita e con il suo doloroso inciampo. Quando è nato, Pola era urbanamente malmessa: l’arsenale ha dato linfa, vivacità, crescita, industria, lavoro… Adesso che (possiamo ben dirlo) non c’è, ha ridisegnato le sorti cittadine. A onor del vero, non è bastato che Scoglio Olivi finisse contro un muro. I tempi sono cambiati: dapprima lentamente, poi in maniera fin troppo veloce. È cambiato il mercato, è cambiato lo stesso settore, sono cambiati i trasporti, la concorrenza si è fatta feroce e spietata. Per non dire del momento finanziario, che ha zavorrato l’impianto. Ci sono stati anche madornali errori umani, non lo neghiamo. Accanto a tutto ciò, è emerso e poi scoppiato il turismo e quindi, economicamente, c’è stata forse una sorta di livellamento. Certo, il cantiere e la cantieristica che conoscevamo non ci sono più. E non ci saranno… Ma, come detto, vogliamo guardare indietro.

La data di nascita
Su un’ipotetica carta d’identità, Scoglio Olivi riporterebbe quale data di nascita il 9 dicembre 1856: è il giorno della posa della prima pietra. Un momento impostante per Pola, ma anche per la Corona austroungarica, che nello specchio di mare cittadino vedeva di buon occhio un cantiere della KuK Kriegsmarine e nella città stessa vedeva un importante porto militare. Forse la caratura dell’evento è meglio rappresentata dalle personalità che presero parte alla cerimonia della posa della prima pietra: l’imperatore Francesco Giuseppe e la consorte Elisabetta, Sissi.
Due anni dopo la cerimonia – e quindi il cantiere stava appena nascendo –, il 5 ottobre 1868, scendeva in mare la prima nave, il vascello Kaiser, di 5.194 tonnellate di dislocamento. Nave modesta, si potrebbe dire, ma bisogna rapportarsi ai tempi. Comunque, per rendere l’idea, diremo che il Titanic aveva 52.000 tonnellate di portata; quindi 10 volte di più. Nel 1864 la nave avrebbe preso parte alla battaglia di Helgoland e poi nel 1866 alla battaglia di Lissa.
La Kaiser fece da apripista: Scoglio Olivi costruì per la Marina da guerra AU una flotta di 55 unità, per complessive 53.588 tonnellate di portata.
Nel 1918, alla fine della Prima guerra mondiale e la geopolitica ridisegnata, nacque “Scoglio Olivi”, nel 1921 diviso in due unità e precisamente Arsenale (la parte su terraferma), rimasto in gestione alla Marina da guerra e Scoglio Olivi, sull’isolotto che ne diede il nome. Quest’ultimo divenne società per azioni, proprietà dei fratelli Cosulich di Trieste.
Fino al 1927 vennero effettuati lavori sulla nave ausiliaria Quarnaro, costruiti la nave passeggeri Spiro Xydias, il mercantile a vapore Carmen e quello a motore Palestina. Dal 1928 al 1936 non vi venne costruito nulla, qui le navi vecchie venivano a morire. Per dire, nel 1928 venne demolita la corazzata Roma (varata nel 1907, entrò in servizio nel 1908. Venne impiegata durante la guerra di Libia e la Prima guerra mondiale) e la nave a vapore Teodora; nel 1929 l’esploratore Nino Bixio, nel 1930 la nave da guerra Vesuvio. Nel 1931 vennero demolite le unità a vapore Fiume, Bukovina e Trevean, nel 1932 le Fedora, Marijan, Aris, Blomfontein e Causaier, la torpediniera 65 N e la nave a vapore Marchioness of Bute. Nello stesso anno si lavorò per ricostruzioni sull’unità Fora C.

Immagine d'epoca del cantiere Scoglio Olivi di Pola [Foto uljanik.hr]

I motori diesel
Nella Seconda guerra mondiale il cantiere dopo l’8 Settembre divenne base militare tedesca e subì molti e gravi danni. La ricostruzione iniziò dopo la liberazione di Pola, con l’amministrazione anglo-americana, e poi, dal 1947, proseguì con l’ex Jugoslavia. La prima nave scese in mare nel 1951: con il varo del rimorchiatore Neptun iniziava un nuovo capitolo della storia cantierina.
Nel 1953 l’Uljanik firmò con la danese Burmeister & Wain un contratto di licenza per la produzione di motori diesel. Si stava scrivendo una pagina nuova nella storia cantierina. L’anno successivo, infatti, la nave Uljanik (10mila tonnellate di dislocamento) scendeva in mare dotata di un motore diesel ed equipaggiamento elettrico costruito in casa. Dal 1956 al 2012 al cantiere vennero costruiti 391 motori, per una potenza complessiva di 2.775.614 kW.
Alla fine degli anni Sessanta Scoglio Olivi avviò la produzione delle cosiddette navi mammuth, applicando la tecnologia di costruzione dello scafo in due spezzoni e il loro successivo assemblaggio praticamente in mare.

Le navi erano uno spettacolo
Le navi erano uno spettacolo: enormi, imponenti, incutevano rispetto e ammirazione. Erano unità adibite al trasporto di prodotti petroliferi e minerari (ore bulk oil carrier), quindi di carichi liquidi e secchi, con 270mila tonnellate di dislocamento. Dal 1972 al 1976 l’Uljanik costruì ben 11 navi mammuth. La più grande era la Tarfala (275mila tonnellate di portata) per la svedese “Trafialtiebolaget Grangesberg” e la Kanchenjunga (277.120 tonnellate di portata per l’indiana “The Shipping Corporation of India”. Poi venne il momento delle navi multipurpose, navi per il trasporto di carichi sfusi, petroliere, navi per il trasporto di vagoni, di automobili (importanti le commesse per la partenopea Grimani).
Allo stabilimento navalmeccanico va riconosciuto il merito di essersi sempre adattato con velocità e competenze al mercato, a volte anche anticipando i tempi. Negli anni Novanta, ad esempio, si è ricavato un posto di prestigio nella nicchia delle navi per carichi refrigerati. Gli anni bellici vissuti dalla Croazia hanno frustato anche la cantieristica, ciononostante, dal 1991 al 1995 Scoglio Olivi riuscì a consegnare 14 navi.
Negli anni Novanta avviene anche la trasformazione societaria: l’Uljanik, infatti, diviene Società per azioni. La produzione… rispolvera le ro-ro, ma si cimenta anche nella costruzione di unità per il trasporto di bestiame. In questo senso fa storia la Becrux, prima nave del genere. Poi faranno storia le navi draga per il Gruppo Jan De Nul. L’ultima grande sfida e successo tecnologico è la costruzione della nave da crociera extralusso (concepita per le traversate nell’Artico e in Antartide) per il Gruppo Scenic (Australia). La Scenic Eclipse (sei stelle) è scesa in mare il 31 gennaio 2018. Poi la crisi.

Carla Rotta
Fonte: La Voce del Popolo – 14/05/2023

 

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