di ANDREA MARSANICH
ZARA Svanisce ancora una volta il sogno di avere un asilo italiano a Zara, il primo a 65 anni dalla traumatica chiusura di istituzioni prescolastiche e scolastiche, all’epoca sotto il tragico bombardamento delle forze alleate. Proprio sul più bello e dopo l’accordo che sembrava dovesse essere un patto di ferro, raggiunto il marzo scorso a Zagabria tra Unione Italiana, ministero croato dell’ Istruzione e municipalità zaratina, l’asilo italiano ha dovuto cedere il passo a interpretazioni errate della legge in materia e soprattutto al clima ostile nei riguardi di un progetto nato ben otto anni fa.
La scuola materna, o meglio dire la sezione italiana, avrebbe dovuto operare nell’ambito dell’istituzione prescolastica zaratina Sunce e aprire i battenti il primo settembre, martedì scorso.
Così non è stato in quanto il numero degli iscritti, soltanto 3, non bastava a coprire quella che è la quota minima per l’apertura dell’ istituzione, che è di 15 bambini. La ragione della mancata apertura non va però cercata in quello che parrebbe uno scarso interesse degli zaratini verso l’ asilo italiano. E’ che la municipalità e la Sunce hanno voluto che al momento dell’iscrizione, i genitori dei bambini dimostrassero la nazionalità italiana. Insomma, una specie di filtro etnico, completamente ingiustificabile e inaccettabile e nemmeno contemplato dalla normativa. Con il risultato che i genitori, a ragione, non hanno voluto dimostrare niente, si sono giustamente indignati ed hanno iscritto i loro pargoli ad un asilo della maggioranza croata.
Il presidente della Giunta esecutiva dell’Unione Italiana, Maurizio Tremul, non ha voluto calcare la mano, parlando di erronea interpretazione della normativa: «Se all’atto dell’iscrizione alle istituzioni delle minoranze nazionali – spiega Tremul – vi è un numero eccessivo di domande, la precedenza spetta ai bambini della comunità minoritaria. E’ solo in quel caso che viene chiesta l’ appartenenza nazionale. Nel caso di Zara, invece, come d’altronde avviene nelle scuole istriane e fiumane, si sarebbero potuti iscrivere bimbi italiani e croati. Ho già scritto al sindaco di Zara, Zvonimir Vrancic, chiedendo di avere un incontro per poter sbloccare definitivamente l’impasse. Purtroppo si tratta di un’occasione persa.
Noi siamo comunque interessati all’ apertura dell’ asilo italiano e pertanto vogliamo continuare a dialogare con Zara. La realizazzione del progetto costituirebbe un importante successo per la Croazia, in campo politico e culturale. Gli italiani di Zara meritano questo asilo e noi ci impegneremo a fondo per averlo. Non posso comunque nascondere di essere molto amareggiato”. Va giù duro il presidente dell’ Unione Italiana e deputato al seggio specifico italiano al Sabor (il parlamento croato), Furio Radin: «Ma è una storia senza fine, che dura ormai da 8 anni. La città di Zara ne ha messi ad arte di ostacoli per impedire che i frugoletti potessero giocare in lingua italiana, ascoltando e apprendendo da educatrici che parlano l’italiano. Ci siamo accordati tante volte, accorgendoci che nulla è impossibile in Croazia e a Zara, nemmeno la riesumazione del fantasma del filtro etnico, voluto dall’ ex ministro dell’Istruzione, Ljilja Vokic e dal defunto presidente croato Franjo Tudjman. Purtroppo Zara è una città estremamente complessa, dove tutto, che non sia croato, risulta di difficile realizazzione. Per me è comunque un insulto, una cocente delusione, il non aver visto l’entrata in funzione dell’asilo italiano. Sia chiaro però che non ci arrendiamo e nel contesto invito i connazionali di Zara a fare altrettanto, perché la materna rappresenta una battaglia per il mantenimento dell’ identità e della cultura italiane in città. Purtroppo l’atmosfera ostile verso il progetto ha avuto i sopravvento. Probabilmente a fine settembre, assieme all’ ambasciatore italiano a Zagabria, Alessandro Pignatti Morano di Custoza, saremo in visita a Zara per cercare di risolvere questo progetto che ci sta molto a cuore».