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I cosiddetti rappresentanti della comunità italiana in Croazia, al momento fungono solo da personaggi politici di contorno e di circostanza, sempre presenti alle manifestazioni commemorative della Seconda Guerra Mondiale, ma puntualmente assenti quando occorre risolvere problemi pratici. Ricordiamo così il rappresentante italiano presso il Parlamento croato Furio Radin che – in occasione della riunione dell'11 marzo – non perde occasione per esprimere il suo ringraziamento nei confronti del Governo italiano e del suo sostegno alla Comunità Italiana, ma si guarda bene dal farsi carico di ogni responsabilità che riguarda la scelta degli imprenditori e degli investimenti. Precisa così la sua estraneità ai fatti che riguardano l'esito del caso Ladini, non sentendosi direttamente coinvolto.
Altra faccia della stessa medaglia i movimenti politici e le associazioni degli Italiani di Istria e Dalmazia che, nonostante continuino a ricevere fondi e sostegno dal Governo italiano e da quello croato, il loro ruolo resta anacronistico ed inadeguato, e molto spesso danneggiano la stessa immagine dell'Italia e delle imprese italiane in Croazia. Come dimenticare la reazione dell'Unione degli Istriani all'annuncio della presentazione del cortometraggio di uno studente sloveno intitolata "Trst je nas – Trieste è nostra" , scatenando una propaganda contro la proiezione del film senza neanche conoscere il contenuto. Lo schiamazzo allora fu tale al punto da riuscire ad ottenere nelle 24 ore una dichiarazione del Ministro degli Esteri Frattini, che ha assecondato la polemica e si è unito al coro delle proteste, prestando infatti fiducia a quanto gli era stato riferito. Tutto si è poi risolto in un nulla di fatto, visto che il cortometraggio non aveva alcun contenuto politico, ma solo un titolo provocatorio. Quanto accaduto allora dimostra, comunque, come queste associazioni sanno smuovere le acque e i poteri solo quando si vanno a toccare sentimenti di stupido nazionalismo, o di 'orgoglio istriano', dimenticando invece che centinaia di imprenditori sono quotidianamente bersaglio di discriminazione, altre centinaia di persone non riescono a comprare ancora una casa sulle coste croate solo perché sono italiani. Dove sono queste associazioni e questi fervidi sostenitori della patria quando falliscono o vengono saccheggiate le imprese italiane, che sono frutto dei sacrifici e del lavoro dell'Italia? Tutti spariscono, e resta il solito grande vuoto che non può essere colmato con un ufficio di una camera di commercio.
Tante associazioni culturali ricevono soldi da questa leadership di Governo ma sono sempre pronti a parlarne male, e vengono accreditate dalle stesse ambasciate e consolati come personaggi in realtà insignificanti,che non hanno mai dato un serio contributo alla piccola e media impresa, vistasi depredata in questi paesi difficili, perchè non capiti. Le camere di commercio neanche aggiornano i loro siti web da mesi e sono rinchiusi nelle loro congreghe, senza avere una vera conoscenza del territorio, sempre presenti a 'feste e festicciole' di poco conto, mentre non sono neanche capaci a fare lobby e a confrontarsi con una realtà locale. Oggi per difendere il Made in Italy, quello tecnologico e dell'innovazione, serve un sistema cibernetico telematico che sia controllato anche dalle imprese, perchè le camere di commercio hanno fallito,hanno creato degli apparati di piccole lobbies personali, di piccole entità economiche che soffocano gli imprenditori. Nonostante il fatto ci siano falsi patrioti che denigrano il lavoro della nostra italianità, nonostante le campagne diffamatorie e gratuite orchestrate costantemente da gruppi di potere, l'Osservatorio Italiano si è impegnato in questi anni a costruire un sistema cibernetico in grado di creare una grande rete italiana. Molti giovani italiani si sono impegnati a costruire la tela del Baltico-Adriatico con costanza e dedizione, per difendere l'immagine del nostro Paese all'estero, e sopratutto le aziende italiane.
Fulvia Novellino