BAGNOLO. Da quest'anno sulla lapide del Torrazzo che ricorda i bagnolesi vittime della guerra è stato aggiunto un nome: Licurgo Olivi. Che sarebbe comunque rimasto sconosciuto alla stragrande maggioranza dei bagnolesi di oggi, se non fosse per lo storico locale Walter Bigi, che nella pubblicazione «Olivi Licurgo, vittima della pulizia etnica slava, 1945» ne ha delineato la vicenda umana, assieme al quadro storico nell'ambito del quale si è consumato il tragico destino di questa persona, nata a Bagnolo nel 1897 in una famiglia con numerosi fratelli e sorelle.
Licurgo Olivi fu un esponente di primo piano della locale sezione del Partito socialista italiano. Per sfuggire alle minacce e alle violenze delle squadracce fasciste, fu costretto – come altri socialisti e comunisti bagnolesi – a lasciare la famiglia ed il paese. Si rifugiò a Gorizia, dove si dedicò dapprima al commercio, poi arrivò ad aprire una piccola officina con una decina di dipendenti. A Gorizia chiamò a lavorare anche un fratello ed un nipote. L'amico e compagno di partito Augusto Bertani, rimasto a Bagnolo, fu ripetutamente percosso dai fascisti locali, e a causa delle percosse morì prematuramente.
Dopo l'8 settembre del 1943 Olivi a Gorizia entrò a far parte del Comitato di Liberazione Nazionale, come rappresentante dei socialisti, e partecipò ai combattimenti per la liberazione della città dai nazifascisti. Ma dopo la liberazione dai tedeschi, Gorizia fu invasa dalle formazioni jugoslave comandate da Tito. Che diedero il via ad una spietata pulizia etnica: migliaia di italiani sparirono nel campi di concentramento e nelle foibe carsiche, mentre decine di miglia di uomini, donne e bambini furono costretti ad abbandonare tutto e a rifugiarsi in Italia.
Licurgo Olivi fu fra gli scomparsi: arrestato il 5 maggio del 1945, di lui non si ebbe più alcuna notizia. Nel testamento ha disposto l'istituzione di un lascito a suo nome a favore delle persone più disagiate di Bagnolo, del suo paese d'origine.
Vittorio Ariosi