Riceviamo e pubblichiamo
Di fronte ai tragici eventi che circondano il nostro Paese ( le grandi masse di migranti dai Paesi del Nord Africa, le guerre nei paesi arabi, ecc.), ricordare i fatti e le vicende della Seconda Guerra Mondiale, sia pur nella zona limitata di un territorio qual è la penisola istriana, facente parte, al tempo, dei confini della nostra nazione, e la guerra nei Balcani, oggi non è pura celebrazione. Rammentare i sacrifici e i momenti dolorosi di quegli anni alle nuove generazioni, in particolare, vuol essere un modo pertinente, di fronte al ripresentarsi in Europa di momenti e di atteggiamenti razzistici o, nel vicino Medioriente, di esplosioni di tensioni mai sopite le cui immagini sono entrate a far parte della nostra quotidianità e che potrebbero sfociare in conflitti armati. La riflessione storica su quegli anni, sul periodo fascista, sulla guerra e sulle atrocità che da quella derivarono, deve essere, allora, un impegno costante sia degli studiosi sia di tutti i cittadini. Tra le tante pagine scritte su quegli infausti anni, a pieno diritto, devono essere considerate anche queste di Augusto Cantarelli Balcani la tragedia italiana, i nostri minatori in Istria, i nostri Caduti nel conflitto, le Foibe, l’esodo.1940-1945, Edizioni Centro Regionale per la storia dei movimenti sociali cattolici e la Resistenza nelle Marche- Sassoferrato.
Nel suo lavoro di ricercatore e di studioso, Cantarelli si è avvalso dei ricordi e delle testimonianze di chi, sopravissuto all’infernale incubo della guerra dei Balcani o, uscito dall’altrettanto tragico esodo dalle terre istriane, fece ritorno ai luoghi di origine e senza lamentarsi più di tanto per le rovine, per la miseria, per i vuoti incolmabili lasciati dalla guerra, pose mano alla ricostruzione morale e materiale del Paese. Un testo questo di Augusto Cantarelli che vuol unirsi ai tanti già scritti sulle tristi vicende della Seconda Guerra Mondiale a difesa dei capisaldi della civiltà e della democrazia, contro la barbarie montante ancora oggi dei rigurgiti nazionalisti, del razzismo, dei movimenti eversivi. Una democrazia senza aggettivi come quella su cui si è fondata la ricostruzione e la crescita del Paese dopo la fine della guerra; di là quindi delle diverse aggettivazioni: liberale, sociale, progressista, borghese, proletaria, cristiana, ecc.
Vitaliano Angelini