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Barbi: Napoli, esodo dalmata sotto silenzio (Il Mattino 14 feb)

Esodo dalmata sotto silenzio

Paolo Barbi, esule dalma­ta, ex parlamentare euro­peo

NAPOLI

Signor direttore, anche lo scorso 10 febbraio il Comune di Napoli (sindaco Jervolino e assessore Guida) ha organizzato, come nei tre anni precedenti, la cele­brazione di "giorno del ricordo" istituito dalla legge “12/2004 "per conservare e rinnovare la me­moria della tragedia delle foibe e dell'esodo dalle loro terre di origine degli Istriani, Fiumane e Dalmati nel secondo dopoguerra e della complessa vicenda del confine orientale", invitando una rappresentanza di studenti delle medie superiori. Le crona­che giornalistiche non ne han­no parlato. Forse c'è ancora chi teme che quel "ricordo" possa riattizzare le ostilità nazionalisti­che italo-slave? O che possa da­re vita ad una nuova forma di re­vanscismo italiano anticroato? (come effettivamente nel 2007 il presidente Mesic rinfacciò cla­morosamente al presidente Na­poletano). Eppure gli effetti di quel "ricordo" sono stati alta­mente positivi. Non solo perché hanno portato allo storico incon­tro "pacificatore" a Trieste dei tre presidenti delle repubbliche italiana, croata e slovena. Ma so­prattutto perché hanno avviato un ulteriore sviluppo della con­sapevolezza degli italiani e degli slavidel fatto che i nazionalismi – specialmente quando sono sta­ti strumentalizzati dai totalitari­smi nazista, fascista e comuni­sta tìtino – hanno prodotto odio, sangue e rovine in tutta l'Europa e ultimamente anche all'inter­no della Jugoslavia. Dunque il ricordo dell'esodo giuliano-dalmata, oggi dopo ses­santanni, deve servire a tutti per capire i disastri del nazionali­smo sciovinista. E anche per prender coscienza dell'inestima­bile valore della costruzione uni­taria europea. Quindi il "giorno del ricordo" non può esser consi­derato solo come consolazione per gli esuli – del resto ormai ri­dotti a pochi vecchi superstiti. Deve essere, invece, soprattutto l’occasione per far conoscere be­ne tutto ciò anche alle nuove ge­nerazioni e per educarle al federalismo europeo. Perciò è deplo­revole che a Napoli non solo la Ragione e la Provincia, ma persi­no il Provveditorato agli studi e moltissimi Presidi non abbiano sentito il dovere di organizzare una celebrazione che ha valore politico e finalità educativa. E che, comunque, è stabilita per legge (gli è che, come si sa, in Ita­lia fin dai tempi di Dante "le leg­gi son, ma chi pon mano ad el­le"! Neanche le istituzioni dello Stato).

(courtesy MLH)

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