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Baruffe allo Sloveno per le foibe cancellate (Il Piccolo 07dic12)

La questione foibe torna a dividere, paradossalmente proprio nel mondo sloveno? La domanda nasce dopo le accuse mosse da Boris Kobal, drammaturgo e regista triestino di stanza a Lubiana, contro il Teatro Stabile Sloveno, reo secondo Kobal di avere censurato un suo spettacolo con al centro un tema ancora scottante: le foibe. Di tutt’altro avviso la dirigenza del teatro: la censura non sussiste, il motivo della soppressione è di natura finanziaria e attiene ai gravi problemi di bilancio che si trova ad affrontare lo Stabile dopo il commissariamento.

 

È Kobal a lanciare il sasso: «Con i colleghi Verch e Jamnik sono stato direttore artistico allo Stabile Sloveno nella precedente stagione. Abbiamo allestito il cartellone e inserito un lavoro sulle foibe, “Il cuore nel pozzo: The Movie”, affidando la regia a Sebastian Horovat, uno dei più importanti in Slovenia. Abbiamo puntato la storia attorno al film omonimo non per dare una risposta ma per trattare la manipolazione di un’idea e di come una cosa può essere detta in modo o in un altro. Lo spettacolo, co-prodotto con il Teatro Regio del Montenegro di Cetinje e con il festival Ex Ponto di Lubiana, avrebbe dovuto andare in scena a metà gennaio con inizio delle prove il 13 novembre».

 

«Due giorni prima di queste, la doccia fredda: la presidente ci comunica che lo spettacolo è cancellato per un ammanco finanziario, che lo Stabile sempre ha. In realtà crediamo si tratti di una censura, che l’esclusione sia per motivi politici. Non si capisce questa stroncatura: quello scritto da Horovat è un testo aperto, non dà risposte personali e parla di come può essere stravolta non la questione delle foibe ma un’idea politica in generale. Il regista ha proposto di dimezzare il budget ma il teatro ha ribadito che lo spettacolo non si farà e sarà sostituito: quindi non è una questione di crisi».

 

Ora Kobal promette battaglia. «La gente ha comprato l’abbonamento con lo spettacolo, il Teatro del Montenegro lo ha messo in cartellone: faremo di tutto per metterlo in piedi. E ci stiamo muovendo per ottenere un risarcimento: c’è stato un blocco dall’oggi al domani, siamo liberi professionisti e abbiamo subito un danno».

 

Risponde Gianni Torrenti a nome del cda e della presidente Lapornik: «Lo spettacolo era l’ultimo a rientrare nel budget 2012. Ci trovavamo con un problema economico: avendo un patrimonio netto negativo, con 650mila euro di deficit patrimoniale, il teatro ha l’obbligo di fare bilanci in utile per rientrare o andare almeno in pareggio così come ci vincola al pareggio il mutuo che abbiamo con il Comune di Trieste. “Il cuore nel pozzo” sarebbe costato sui 70mila euro oltre al pagamento di attori e tecnici: troppo. Saremmo stati commissariati e abbiamo ritenuto di bloccare l’unico spettacolo che c’era. È un problema economico, la decisione è stata presa con sofferenza, anche per i problemi di relazione con il festival Ex Ponto e con il Teatro del Montenegro. Lo abbiamo sostituito con uno spettacolo a basso costo con nostri attori».

 

Nessuna censura politica, dunque? «Se fosse stato un problema politico – spiega Torrenti – non l’avremmo messo in cartellone. La preoccupazione che avevo derivava dalla scadente qualità dello spettacolo di Kobal della prima dell’anno scorso. Il teatro, che aveva oltre 250mila euro di utili, con la direzione artistica di Kobal, Verch e Jamnik è sceso a 170 mila, dovuto al disinteresse per spettacoli non di produzione. Non solo: ci siamo trovati di fronte a una gestione nepotistica in cui Kobal ha affidato una regia a se stesso, una al figlio e questa del “Cuore”, al genero che a sua volta ha affidato il ruolo del protagonista al suocero. Comportamento che ha creato imbarazzo».

 

Quindi la pièce non è stata cassata per il tema spinoso? «Non avremmo neanche potuto entrare nel merito, visto che la sceneggiatura ci è stata negata: quando finalmente l’abbiamo letta, a cose ormai fatte, risultava totalmente innocua dal punto di vista politico. E abbiamo offerto comunque a Horovat l’acquisto della sceneggiatura per il lavoro svolto».

 

Federica Gregori 

“Il Piccolo” 7 dicembre 2012

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