TRIESTE C’è una lista precisa di «beni liberi» sulla base della quale riaprire i negoziati su uno dei capitoli più delicati che riguardano gli esuli, quello dei beni abbandonati, trattativa che si è di fatto arenata con lo scoppio del conflitto che ha portato alla dissoluzione della Repubblica federativa jugoslava. La lista sulle proprietà dell’ex zona B ancora disponibili (ovvero non rivendute dallo stato croato che le aveva nazionalizzate) è stata redatta dall’Unione degli istriani e il presidente Massimiliano Lacota l’ha inviata nei giorni scorsi al ministro Frattini in vista della visita che effettuerà oggi a Zagabria e Pola. Il fascicolo inviato dall’Unione degli istriani alla Farnesina contiene un elenco aggiornato delle proprietà immobiliari situate nella parte croata territorio dell’ex Zona B del mai costituito Territorio Libero di Trieste. Si tratta di immobili ancora nelle mani dello stato croato o dei diversi comuni del territorio. L’Unione degli istriani è riuscita a predisporre il prezioso elenco avvalendosi della consulenza di un professionista croato e uno studio tecnico di Postumia i cui geometri hanno consultato centinaia di documenti catastali. Ne è scaturito un elenco di ben 1411 tra edifici e costruzioni, situati nei comuni di Buie, Cittanova, Grisignana, Umago e Verteneglio, che potrebbero costituire una concreta base di partenza per rinegoziare – come chiesto da tutte le associazioni degli esuli, Federazione compresa – il decaduto Accordo di Roma del 1983, siglato a definizione del Trattato di Osimo del 1975, mai però attuato dalla Jugoslavia e successivamente dalle eredi Slovenia e Croazia.
L’elenco presentato alla Farnesina contiene il dettaglio delle proprietà immobiliari divise per località e comune di appartenenza. Ben 487 risultano le proprietà ancora libere nel Comune di Buie (Buie, Collalto, Castelvenere, Momiano, Carsette, Cuccibreg, Merischie e Tribano), 115 nel Comune di Cittanova (Cittanova, Businia, Daila e villaggi limitrofi), 375 nel Comune di Grisignana (Grisignana, Piemonte, Terre Bianche, Losari, Villa Gardossi, Vergnacco Cuberton, Castagna, Ceppi, Sterna, Villamorosa e villaggi limitrofi), 336 nel Comune di Umago (Petrovia, Villania, San Lorenzo, Madonna del Carso, Zambrattia, San Giovanni della Cornetta, Salvore) e 98 nel Comune di Verteneglio (Veretneglio, Carigador, Radini, Fiorini e Villanova del Quieto).
«Ho fatto pervenire al ministro Frattini, un nuovo elenco aggiornato delle proprietà libere e immediatamente restituibili ai legittimi proprietari, che insistono nel territorio ora croato dell’ex Zona B, cui si riferisce il decaduto Accordo di Roma del 1983, il quale deve essere considerato decaduto in quanto ripetutatmente violato dalla Jugoslavia e dagli stati successori» spiega il presidente Massimiliano Lacota. «Come ben sa il ministro – afferma Lacota – l’Unione degli Istriani ha proceduto in questi ultimi tre anni ad individuare analiticamente gli immobili restituibili – la maggior parte dei quali in buone condizioni – e i dati forniti costituiscono la prima e concreta base irrinunciabile per intavolare una negoziazione dell’Accordo in questione: questa è l’unica premessa seria per dimostrare l’autentica volontà del Governo italiano e di quello croato di voler iniziare un profondo processo di pacificazione, che non può non transitare attraverso la riparazione, nella massima misura possibile, degli esiti delle nazionalizzazioni dei beni».
«Fondamentale – dice Lacota – è che Zagabria rimuova immediatamente la palese ed arbitraria discriminazione a danno degli italiani nel processo di denazionalizzazione dei beni, per i quali ci sono oltre un migliaio di domande in attesa di essere evase e che rimangono bloccate proprio per questo ostacolo». Ed avverte: «Senza comunque alcun interpello e consenso da parte nostra, qualunque decisione o accordo su questo tema che dovesse scaturire dall’incontro di Zagabria non potrà che essere considerato un’ulteriore prevaricazione e grave violazione a danno degli esuli».