Giovanni “Nino” Benvenuti è nato a Isola d’Istria il 26 aprile del 1938. Debutta nella boxe a 13 anni e inizia ben presto a raccogliere i primi successi. Straordinaria la sua carriera da dilettante, sfociata nella conquista della medaglia d’oro alle Olimpiadi di Roma nel 1960, dove guadagna anche il tributo speciale ” Val Barker”, quale miglior pugile del torneo, “battendo” anche un certo Cassius Clay. Alla fine saranno 120 gli incontri vinti da dilettante, su 121 match. Da professionista non è stato meno: titolo europeo nei pesi medi, mondiale nei WBA nei superleggeri e mondiale nei pesi medi. di Francesco Cardella Gli inizi, i ricordi, le medaglie e i cimeli, da dedicare ai giovani, da raccontare alla “sua” Trieste. Nino Benvenuti ritorna a casa indossando l’abito migliore per un campione, quello di un atleta che ha sempre rifiutato il disarmo e che preferisce nuovi percorsi, non necessariamente legati all’impegno sportivo. Al pugile simbolo di una intera epoca è dedicata la mostra antologica intitolata “Il mondo in pugno”, curata da IsoMedia e allestita a Palazzo Costanzi (19-23 marzo) con il patrocinio del Coni e l’egida della federazione pugilistica italiana.
Un album che si riapre, un viaggio di un campione che come pochi in Italia ha saputo coniugare le imprese indossando i guantoni con il colore, anche mondano, lontano dal ring. Amato a Trieste, mai dimenticato all’interno della “Nobile Arte”, soprattutto da quella famiglia del pugilato che ancora invoca lo sport come sentiero epico e formativo. Forse in questo risiede il maggior valore della mostra antologica inaugurata ieri e che approderà in altre piazze in Italia, a partire da Monfalcone, prossima fermata del tour: «Da Trieste sono partito e qui sono arrivato – ha sottolineato Nino Benvenuti poco prima della vernice della mostra battezzata dall’assessore comunale alla cultura, Massimo Greco – giunto alla mia età mi sono allora chiesto cosa poteva ancora dare, quanto potevo regalare della mia esperienza. Da questo nasce la mostra – ha aggiunto l’ex campione del mondo – dedicata essenzialmente ai giovani perchè possano trovare anche nello sport, non necessariamente nella boxe sia chiaro, uno stimolo, una via di sacrifico e di realizzazione». Non è l’unico spunto che governa l’iniziativa.
Nino Benvenuti ha voluto mettersi anche all’angolo ideale dei tanti, troppi atleti che hanno lanciato troppo presto la spugna, subendo ko dettati sia da malattie degenerative che dallo scarso acume dimostrato nel quotidiano: «Metteremo all’asta dei gadget e altri oggetti storici – ha ricordato Benvenuti – il ricavato servirà per dare una mano a chi ora soffre. Ho cominciato con l’amico Emil Griffith, voglio continuare a farlo per altri campioni italiani». Nello scrigno viaggiante entra di tutto, dal corredo dei giornali dell’epoca, ai trofei, sino ai filmati che narrano di sangue, successi e amarezze. I pugili di un tempo imperavano anche oltre le corde di un quadrato. Lo fece Tiberio Mitri, lo emulò lo stesso Benvenuti a cavallo degli anni ’60 e ’70, entrando nell’immaginario degli italiani anche con le comparsate nei programmi televisivi, nel Carosello e nella atipica incursione cinematografica a fianco dell’amico Giuliano Gemma, nella pellicola western «Vivi ma preferibilmente morti», datata 1969; un B – Movie si direbbe ora ma emblematica della popolarità. Benvenuti e Trieste. E’ uno dei pochi temi su cui il campione non nutre dubbi. Lo testimonia la priorità del valore affettivo dei suoi trofei. Prima dell’oro colto ai Giochi a Roma nel 1960 per il campione arriva dritto al cuore quanto raccolto nella sua città, da “Novizio” nel 1954 o al ritorno dopo la corona mondiale nel 1967. Segni di un amore senza tempo, anche per chi ha avuto “il mondo in pugno”.