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Bilancio del Giorno del Ricordo: FederEsuli ringrazia Napolitano

Qual è il bilancio finale del Giorno del Ricordo celebrato domenica scorsa? Quali sono state le iniziative svolte in tutta Italia e all’estero, che hanno contribuito a mantenere la memoria non solamente nel locale? Cosa ci dobbiamo aspettare dal futuro e cosa dobbiamo fare affinché la storia venga finalmente riconosciuta da tutta l’Europa? Questi sono stati gli importanti quesiti a cui Renzo Codarin in veste di Presidente della Federazione degli Esuli e l’onorevole Renzo de’Vidovich in qualità di portavoce dei dalmati, hanno voluto rispondere, ieri mattina al Caffè Tommaseo, nel corso della conferenza stampa a conclusione delle celebrazioni per il Giorno del Ricordo.
“Le parole del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ci hanno dato una grande soddisfazione” ha introdotto Renzo Codarin davanti ad un folto pubblico. “La lezione della storia è stata imparata un po’ da tutti e partendo dall’intervento del Quirinale, ripreso in parte da quello dell’anno scorso, dobbiamo soffermarci a riflettere su quanto anche quest’anno è stato fatto in Italia e nel mondo dove i nostri connazionali vivono. Duecentocinquanta località hanno celebrato il Giorno del Ricordo, rimembrando la nostra millenaria storia di una civiltà latina, veneta ed italiana con un occhio alle tragedie che hanno contraddistinto il Secolo Breve e che hanno spezzato il filo che teneva insieme questa nostra cultura.
Si è trattato di manifestazioni improntate alla massima spontaneità che rispondo semplicemente alla legge sul Giorno del Ricordo, votata da quasi la totalità del Parlamento. Pochi sono stati i casi negazionisti o revanscisti di un passato difficile. Sesto San Giovanni, chiamata anche la Stalingrado d’Italia e ancora qualche sparuta località hanno messo in piedi delle celebrazioni non all’altezza del rispetto che all’Esodo e alle Foibe dobbiamo senza riserve. Oggi il quaranta per cento degli italiani consoce la nostra storia, è ancora poco, ma rispetto a dieci, quindici anni fa è moltissimo”.
Codarin ha voluto soffermarsi in particolare sulle polemiche che ogni Giorno del Ricordo porta con sé inevitabilmente. “Le parole di Napolitano rendono giustizia al nostro popolo perché è vero che noi istriani, fiumani e dalmati siamo stati oggetto di pulizia etnica. Il mancato riferimento al fascismo, citato ad esempio in questi giorni sulla stampa dal presidente sloveno Turk c’è stato, non è vero che non si siano ricercate le cause delle tragedie nel regime fascista, nei discorsi di Napolitano, Rutelli e Toth è stato detto chiaramente. Per questo metteremo sul sito di Arcipelago Adriatico la traduzione del discorso di Napolitano sia in croato e sia in inglese. Così da fungere da strumento di informazione e non il contrario, perché si può non essere d’accordo, ma non stravolgere le parole della massima autorità della nazione. Noi al Presidente Napolitano, come Federazione abbiamo voluto inviare il grazie per l’attenzione e la sensibilità nei nostri confronti”.
L’ultima parte dell’intervento del Presidente della Federazione degli Esuli è stato nei confronti del futuro, delle iniziative, dei sentieri da percorrere per giungere alla giustizia morale.
“Cos’ è che ci preme di più? Innanzitutto la volontà che il nuovo esecutivo che scaturirà dalle prossime elezioni, sia attento alle nostre problematiche. Secondo, che le lungaggini con cui siamo abituati a convivere in merito agli indennizzi e alla restituzione dei beni abbandonati si concludano al più presto con i giusti riconoscimenti. Ci sono 2500 domande che aspettano risposta e che la Croazia non accetta di prendere in esame. Dobbiamo sollecitare tutto questo affinché i nostri connazionali possano ritornare nelle loro case e che i nostri vicini accettino la verità su una tragedia frutto della guerra e dei nazionalismi che l’hanno ispirata”.
Renzo de’Vidovich ha voluto ricordare come la tragedia e gli esodi di popolazioni di lingua e cultura italiana non siano solo figli del Secolo Breve ma che al contrario hanno visto la luce molto tempo prima. “La questione adriatica comincia nel 1850 con l’amministrazione austriaca quando gli italiani subiscono le prime vessazioni sia in Istria ma soprattutto in Dalmazia. Con il Regno di Jugoslavia poi, che tutto era ma non socialista, si inaugura la stagione della snazionalizzazione del territorio, così a pagare furono anche gli albanesi e non solo noi. Con il comunismo, abbiamo toccato l’apice e ora che il tempo delle ideologie se n’è andato, dobbiamo aiutare i nostri vicini a cercare la verità sulla storia, così da mettere d’accordo tutte le parti”.

 

Nicolò Giraldi su www.arcipelagoadriatico.it

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