Bologna – I giovani dell’ANVGD vogliono contribuire a dare una svolta alla struttura associativa, svecchiando procedure di rapporto con i soci, rivedendo gli schemi elettorali, immaginando quale futuro possa avere l’attività dei Comitati sparsi in tutta Italia.
L’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia nasce negli anni quaranta dall’azione di volontariato di aiuto ai profughi dalmati (i primi a lasciare l’Adriatico orientale in seguito agli eventi bellici) e poi anche agli istriani ed ai fiumani, creando cellule d’intervento in tutte le città italiane dove gli esuli trovano sistemazione provvisoria dopo la fine della guerra. La sua funzione vive naturalmente delle profonde trasformazioni: dapprima l’impegno è quello di trovare una lavoro ed una casa agli esuli, occuparsi dell’educazione dei ragazzi, di questioni legali ed amministrative, poi, con gli anni, alcuni impegni si istituzionalizzano – la battaglia per i beni abbandonati e gli indennizzi – altri iniziano una strada autonoma – attività culturale. Per anni l’esistenza dei comitati è stata possibile grazie al sostegno dei soci, anche con contributi importanti laddove bisognava agire per costruire o comprare una sede, decidere delle azioni concrete.
Ma da quando il Giorno del Ricordo viene riconosciuto dal Parlamento e una legge stabilisce il diritto a dei finanziamenti per l’attività delle associazioni, tutto cambia. La presenza dei giovani diventa fondamentale perché si creano,a mezzo secolo dall’esodo, le premesse per dare una continuità, un futuro ad un popolo sparso che si riconosce nel percorso storico, nel dialetto, le tradizioni, una cultura insomma che affonda le sue radici nella storia e in precisi luoghi coi quali ora si tratta di avviare nuovi contatti.
Questa la premessa che ha portato a Bologna una ventina di rappresentanti di vari comitati ANVGD di seconda o terza generazione (vale a dire quarantenni e cinquantenni, con qualche eccezione) per confrontarsi in modo libero sul tema del rinnovamento dell’associazionismo. Ad ospitare l’incontro il comitato di Bologna presieduto da Marino Segnan, di origini fiumane, che nell’introduzione ha presentato una ventina di punti-base per la discussione mosso dal “desiderio di trovare delle soluzioni. I giovani nell’associazionismo sono pochi e anche quelli che sono coinvolti si trovano spesso isolati e senza alcuna possibilità di ricambio a loro volta. Il futuro si presenta incerto. Si rischia di perdere un patrimonio storico ed umano fondamentale”.
Un appello, il suo, a capire quali svolte proporre per assicurare quel ricambio che è l’unica possibilità per continuare ad esistere. Il dibattito inizia mescolando cuore e razionalità. Viene proposta la revisione dello Statuto ANVGD che andrebbe adeguato a quelli regionali e reso comunque più snello e confacente alla struttura associativa. Implementare il rapporto con gli schieramenti politici mantenendo un’equidistanza che non permetta strumentalizzazioni. Rivedere il ruolo delle consulte regionali.
Ma ciò che vogliono è soprattutto proporre un progetto culturale aperto ed ambizioso. Per tanti anni il problema casa e lavoro prima e beni abbandonati-indennizzi poi, hanno focalizzato l’attività delle associazioni. Argomenti che perdono consistenza – perché riguardano precise volontà politiche – a mano a mano che il tempo passa lasciando spazio ad altre necessità impellenti che dipendono invece dalla capacità dei comitati di proporre nuove strategie. E’ il Giorno del Ricordo che sta prefigurando scenari nuovi e insospettabili giri di boa. Oggi che la Nazione comincia a conoscere la storia di un popolo l’impellenza è di fornire strumenti per la comprensione del fenomeno Esilio e costruire una nuova realtà per un popolo sparso che ha ancora voglia di esistere e crescere. In che modo? La prima preoccupazione è quella di interagire con il mondo della scuola per creare nuova consapevolezza nei giovani sulla storia del loro Paese della quale le vicende dei Giuliano-Dalmati sono parte integrante. La seconda grande sfida è quella del rapporto con i rimasti.
La parola, a dire il vero, crea un qualche imbarazzo negli interventi, “ma è giusto chiamarli così?” si preferiscono giri di parole. Ma il concetto è chiaro: “vogliamo contatti sempre più stretti con le comunità degli Italiani, fare qualcosa insieme”. Singolarmente alcuni comitati già lo fanno ma questo non basta. Bisogna creare qualcosa di diverso che assicuri un travaso di esperienze e di attività perché “siamo parte di un mondo unico che ha bisogno di tutte le sue componenti”.
Un veicolo di conoscenza che potrebbe passare anche attraverso l’eccellenza, dando nuovo valore alle professionalità riconosciute, agli uomini di successo che nel loro cammino hanno tratto forza ed insegnamento anche da un’appartenenza ad un comune spazio civile e culturale.
Per i più giovani, diventa fondamentale la conoscenza da avviare attraverso convention e vacanze da trascorrere insieme a coetanei in Italia ed all’estero per creare quella rete di rapporti importante per il mantenimento del senso di comunità. Fondamentale, in questo caso, l’uso di internet e delle nuove forme di aggregazione e contatto tramite web soprattutto per conoscere nuovi amici negli altri continenti ma anche per gestire rapporti in loco razionalizzando il tempo a disposizione. Il tutto cercando di far tesoro della cultura associativa voluta dai padri alla quale tenere fede e alla quale richiamarsi come esempio di impegno ed abnegazione.
Gli interventi si sono susseguiti con ritmi incalzanti, ripetendo alcuni concetti ma cercando sempre nuovi apporti, evolvendo il discorso, cercando di proporre delle soluzioni laddove nuove crepe rischiano di minare l’attività. Il richiamo all’unità è un appello forte, le divisioni all’interno di alcune associazioni potrebbero minare il futuro di questa realtà, nello stesso modo degli estremismi o della testarda difesa di idee preconcette fondate sulla negazione degli altrui spazi e diritti. Ai soci anziani si chiede aiuto e di evolvere il loro ruolo in quella di consulenti. A tutti lo sforzo per accorpare realtà, come la creazione di un unico giornale importante per tutto il mondo dell’esodo.
Sono idee che qualcuno accetta e condivide, altri le ampliano o le modificano, nella convinzione che le scelte epocali saranno tali solo se veramente condivise. Il dibattito continua su una biblioteca virtuale, su nuovi spazi per il turismo di conoscenza nelle realtà dove vivono i Giuliano-Dalmati ma con la ferma convinzione di non abbandonare le attività esistenti. Rispetto del passato e del presente quindi con gli occhi puntati al futuro – come direbbe il critico d’arte prof. Molesi .
A conferma che la creatività è trasversale e può essere applicata anche al quotidiano. Questo sarà l’anno del Congresso elettorale ANVGD ed il dibattito, che Bologna vuole riproporre tra qualche mese, diventa un percorso preparatorio alle elezioni con nuovi indirizzi e una visione più chiara di ciò che l’associazionismo vuole diventare.
Con Segnan a prendere parte al dibattito anche Fulvio Jelich, Fabio Rocchi, Rodolfo Ziberna, Davide Rossi, Simone Peri, Alessandro Cuk, Patrizia Hansen, Manuela Declich, Massimo Codarin, Roberta Negriolli, Massimo Gherardi, Renzo Codarin.
Rosanna Turcinovich Giuricin