Una mano forte come una tenaglia. Rigoroso e severo, ma anche – a suo modo – dolce. Uno di quegli uomini vecchio stile, intagliati nella pietra dalla guerra, duri e generosi (ma solo se te lo meriti), onesti e, anche troppo, sinceri. Insomma, quella generazione di cui hanno buttato via lo stampo. Bolzano perde Alvaro Soppa, morto a 93 anni, portandosi nella tomba una ferita che lo lacerava da oltre 70 anni. Istriano, esule, cacciato dai titini poco più che ventenne, arrivato in Alto Adige nel 1947, Soppa è stato uno degli esponenti più importanti di quella comunità dalmata-istriana che ha costituito l’ossatura della rinascita della nostra città ( e del gruppo italiano) nel dopoguerra. Uno di quei tremila profughi “sbarcati” in provincia tra il 1947 e il 1954.
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