“Bordesando, bordesando…” il mio viaggio del ricordo

Senza cultura un popolo non ha identità.
Nel dopoguerra gli italiani che abitavano la costa orientale d’Italia scelsero di abbandonare la loro terra per mantenere l’identità italiana e la libertà di pensiero.
“Raccontare per ricordare” è uno dei concorsi online più importanti per la storia dell’Europa del ‘900, si svolge sulla piattaforma Kepown ed è realizzato in collaborazione con il quotidiano Libero e l’Unione degli Istriani.
Tutti possono partecipare per restituire al mondo le storie dell’esodo dall’Istria, da Fiume e della Dalmazia.

Evidenziamo qui il racconto scritto dalla Professoressa Daniela Velli, Presidente del Comitato provinciale di Firenze dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia: è possibile esprimere la propria preferenza e votarlo sino al 25 novembre.

Il mio viaggio del ricordo

Ghiri ghiri’n gaia

Martin sula paia

paia paieta

cic una s’ciafeta”

(Faceva così quella filastrocca) Ancora risento la sua voce e rivedo le sue grandi mani, che, sebbene ruvide e usurate dal mare, erano capaci di una tenerezza mai più provata, di rassicurarmi e guidarmi fino in capo al mondo. Ho trascorso i primi tre anni di vita con loro, i miei nonni, forse è per questo che sono profondamente legata alle loro tradizioni, a volte sconosciute ai miei

amici, mi piace cantare alle feste di famiglia, il mare mi scorre nelle vene e di lui non ho paura neanche quando è in tempesta.

Arduino e Daniela, lui un uomo gigante a cui la vita ha tolto più di quello che ha dato, lei una donna che ha fatto la scelta di lasciare tutto e dimenticare, in un viaggio che l’ha condotta ad essere prima moglie, poi madre e nonna piuttosto che sé stessa.

Nonno trascorreva le mattinate al garage, dove aveva trovato un lavoretto, una vita semplice. Era arrivato a Torino nel 1960, e come ogni mattina aspettava che io e la nonna gli facessimo visita vestite di tutto punto, il pomeriggio invece, al suo tavolo da lavoro, in cucina, si concedeva il lusso di navigare con la fantasia e di tornare a casa sua, quella casa al di là del mare, che aveva dovuto lasciare in tutta fretta ma che ancora portava nel cuore.

Il tavolo aveva fatto con loro tantissima strada, non era un oggetto prezioso d’antiquariato, era un semplice tavolo di legno, dipinto di bianco e sbeccucciato qua e là, portava i segni di un trasloco

maldestro e frettoloso. Stava lì seduto per ore intere, che fosse inverno o estate, non faceva differenza.

La nonna, cucinava affacciandosi ogni tanto dal “cucinino”, così si chiamava il cucinotto degli appartamenti costruiti negli anni quaranta, piccole stanzette, spesso senza porta e con una piccola finestra che affacciava sul cortile interno del palazzo, per deliziarci con i pesciolini fritti caldi caldi, costruiva torri di palacinche o riscaldava le giornate di inverno facendo sobbollire per ore il minestron de fasoi, colore del cioccolato.

Noi nipoti sotto il tavolo a giocare con i piccoli mozzi che il nonno ci costruiva mentre lui, concentrato, creava barche e velieri, con piccoli trapani a mano e mini seghe, tagliava, inchiodava, montava, finché le sue grosse mani non avevano dato vita a quel sogno fragile che lo consumava, quello di ritornare, forse! […]

Continua su http://www.kepown.com/library/reader/il-mio-viaggio-del-ricordo

ABSTRACT

Mio padre mi prese per mano e cominciò a rispondere a tutti i miei interrogativi: ricordare insieme a me e per me, ha significato per lui, far continuare a vivere suo padre, quell’uomo gigante capace, di sopravvivere e ricostruire la sua vita e quella della sua famiglia non una volta ma molte volte, un uomo che ancorandosi alla cultura d’origine, custodita come preziosa difesa della propria identità, ha evitato la deriva, riuscendo a traghettare sé stesso verso un nuovo destino.

Daniela Velli
Docente Istruzione superiore. Orgogliosamente Esule di II generazione. Presidente Comitato ANVGD Firenze. Impegnata da anni nella diffusione della conoscenza delle vicende del Confine Orientale, della storia delle Foibe e dell’Esodo degli istriani, fiumani e dalmati.

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Daniela Velli
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