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Boskovic-Boscovich: infantile tendenza (Voce del Popolo 08 gen)

di Milan Rakovac

Leggo le polemiche incentrate su Bošković-Boscovich. A mio avviso ognuno dovrebbe essere libero di scrivere il cognome in questione nel modo che reputa essere quello giusto perché, alla pari di tanti altri personaggi, lo scienziato in questione era espressione di entrambi i popoli adriatici coinvolti nella “controversia”. Innanzitutto, però, ritengo che le polemiche ita-cro siano sterili perché parliamo di una persona che a pieno titolo va considerato un uomo di mondo e, pertanto, se proprio dobbiamo discutere dell’appartenenza (concetto del quale evidentemente non possiamo fare a meno) non possiamo non tornare con la mente all’epoca in cui è vissuto, in un’epoca contraddistinta da un atteggiamento sobrio nei confronti della nazionalità. È soltanto così che, forse, potremo comprendere il passatismo – un modo di pensare che vorremmo far passare per una novità datata XXI secolo. Grazie alla magia dell’e-mail tengo una fitta corrispondenza con tantissime persone. Così, Jovan Nikolaidis ed io, messi assieme tutti i messaggi che ci scambiamo, ci proponiamo di scrivere un romanzo epistolare. Ci dedichiamo in particolare proprio a questi temi, alle questioni adriatiche. Ecco, pertanto, un estratto dell’ultimo mio scritto inviato a Nikolaidis:

“Perché, con un po’ di fortuna, oggi esisterebbe la ‘federazione delle repubbliche adriatiche libere’ auspicata nel 1848 da Tommaseo (o Tomašić, visto che nacque a Sebenico). Non pensava Niccolò (Nikica) all’Italia che stava nascendo, né alla Jugoslavia che all’epoca doveva ancora nascere e che oggi è defunta, bensì a Venezia, all’Istria, alla Dalmazia, al Montenegro…

Scrive Jerome Glenn, un interessante futurologo che pianifica il domani; ai tempi della cultura rurale a garantire il controllo e l’amministrazione bastava la Chiesa. Nell’era industriale, dice Glenn, il ruolo che fu della Chiesa passò allo Stato, e in quella postindustriale alle multinazionali che operano a livello globale. Ora, invece, sta per iniziare un’epoca in cui per mantenere la società basterà l’individuo, che si metterà in rete con altri individui per dar vita così a un’“intelligenza collettiva”.

Così, all’improvviso, ci appare in modo chiaro quanto lo Stato sia superfluo. Intendo dire che lo Stato sta scomparendo e la stessa sorte toccherà anche a questo insaziabile alligatore del capitalismo liberale.

È per questo che quando dico antifascismo penso a Mike Tyson! Dirai, e perché mai? Ascolto questo pugile (adesso ha 43 anni), un violento, un criminale, che dice; ragionavo come un uomo di Neanderthal, pensavo che dovesse esserci la guerra perché ci fosse la pace, ritenevo che l’uomo dovesse avere un capo, e invece non è così! L’uomo deve soltanto pensare un po’ anche al prossimo e aiutarlo…

È questo l’antifascismo al quale mi riferisco, questo è Saladino che si oppone ai crociati, ma anche Savonarola, o, non so, Erasmo, il nostro Mattia Flacio Illirico (Matija Vlačić Ilirik), il “primo dei nostri” come lo definiva, dapprima, Martin Lutero, per poi, a seguito della sua opposizione al compromesso con il Papa indicarlo come “quella vipera illirica”! E alcuni eroi come Marko Orlandić o Zdravko Grebo o Vinko Hafner: “compagno Milošević semini vento, raccoglierai tempesta!”… Il nostro socialismo jugoslavo “dalle sembianze umane” ha defecato su sé stesso, e il PCJ, il grande e forte partito, ha capitolato davanti agli sbandati della “rivoluzione allo yogurth” degenerata poi in quella “dei tronchi”. Tremendo”…

Mi sono perso nei meandri della storia, e a momenti mi dimenticavo del pensiero di fondo. Dunque, dicevo, è dai personaggi precedenti a Napoleone, da quelli vissuti prima della caduta della Serenissima che dobbiamo imparare una cosa che ostinatamente da due secoli a questa parte ci rifiutiamo di accettare. Dobbiamo comprendere che per il sistema economico e culturale, ma soprattutto per quello sociale è molto più facile trovare solide basi nei concetti in voga prima della nascita degli Stati nazionali. Dobbiamo comprendere che lo Stato nazionale, ma anche lo Stato in quanto tale, è un progetto politico-sociale datato, proprio come la Serenissima!

Si tratta di una cosa evidente soprattutto nell’area mediterranea, dove i nazionalismi rifioriscono di continuo… L’attuale scontro nell’UE, quello tra Nord e Sud NON È di natura culturale, bensì psico-socio-politico. Gli Stati mediterranei continuano a cullarsi nella convinzione che lo Stato sia la Madre e il Padre, e non una coppia invecchiata di Nonni. A che cosa servono tutti questi dibattiti incentrati sul come scrivere il nome e il cognome del famoso studioso di Ragusa-Dubrovnik? Boscovich-Bošković, Držić-Dersa, Petris-Petrić, Gundulić-Gondola? E altre centinaia di famosi Schiavoni che hanno diffuso nel mondo la cultura di questi due popoli; senza negare nessuno dei due. È questa la formula del domani, sicuramente il domani non si costruisce sull’infantile tendenza all’appropriazione che emerge sia da una parte sia dall’altra.

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