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Brunello Vandano ricorda la Fiume degli anni ’30 (Oggi 23 dic)

di Mauro Suttora

Milano, dicembre

Daniza Matcovich era una delle più belle ragazze che in quella piccola città erano notate al passeggio, al ballo, d'estate al nuoto (…)• Capelli quasi neri che al sole s'illu­minavano di bronzo, zigomi rilevati che a sedici anni le toglievano la pienezza in­fantile della guancia, occhi notturni assottigliati dalle ciglia e da un accenno di pli­ca mongolica, un viso da tar­tara, da attrice e da gatta. La pelle era esatto avorio, che d'estate diventava cioccolata. Era lunga, molto sottile ma non magra…».

COMBATTÉ IN RUSSIA

Questa è la descrizione che fa sognare il protagonista di Ti chiedo ancora 900 miglia (Bompiani), romanzo di Brunello Vandano ambien­tato in buona parte nella Fiume degli anni Trenta. Città che lo scrittore cono­sce bene, perché essendo oggi novantenne ha fatto in tempo a crescere da liceale in quella magica cittadina conquistata da Gabriele D'Annunzio nel 1919 e per­sa dopo la guerra. Che lui combatté in Russia. «150 mila abitanti di Fiume erano quanto di più cosmo­polita abbia mai avuto l'Ita­lia», ricorda Vandano, auto­re di altri otto romanzi (fra cui I disperati del Don), gior­nalista del settimanale Epoca fino al 1972, poi in Rai. «I miei compagni di classe al liceo erano italiani meridio­nali e settentrionali, croati, sloveni, ebrei, tedeschi, un­gheresi, austriaci… Ma mai nessuno che si accorgesse o litigasse per le nostre tante differenze. Un paradiso multietnico».

QUELLA BAIA A LUSSINO

Nell'estate '39 il protagoni­sta, dopo la maturità, viene iniziato all'amore sullo yacht di una ricca princi­pessa croata, Ilirija Frangi­pane. Che, fuggita col mari­to ebreo, verrà uccisa in una delle molte stragi che insan­guinarono la Jugoslavia già nella Seconda guerra mon­diale – per loro anche civile. Lo yacht resta al ragazzo, che ci porta la sua Daniza -più sorella che fidanzata -in gita fino alla splendida baia di Cigale, nell'isola di Lussino.

Poi altre avventure da non svelare, e l'esodo che svuota completamente Fiume. Il protagonista va a vivere a Roma, e nel 2002 ritrova per caso lo yacht, quasi abban­donato. Lo rimette in sesto, parte con tre amici per un'ultima crociera. Ma il cuore del romanzo è proustiano, e batte nelle struggenti memorie di quel civilissimo mondo au­stroungarico – il golfo del Quarnero con le isole di Cherso e Lussino, troppo a nord per essere Dalmazia, troppo a sud per l'Istria -svanito nel '45. Come nei romanzi del francese Pa­trick Modiano, basta un dettaglio per scatenare un'ondata di fantasticherie: dai «vaporetti» per Abbazia ai pirati uscocchi di Segna, capitale del vento di bora. Che morale ne trae Vanda­no, ultimo testimone della grande storia del '900? «Che le masse più sono nu­merose, più diventano peri­colose. L'unica salvezza è l'individuo, la singola per­sona. E l'unico valore è la sua vita, perché poter vive­re è già felicità. Senza biso­gno di ideologie».

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