di Mauro Suttora
Milano, dicembre
Daniza Matcovich era una delle più belle ragazze che in quella piccola città erano notate al passeggio, al ballo, d'estate al nuoto (…)• Capelli quasi neri che al sole s'illuminavano di bronzo, zigomi rilevati che a sedici anni le toglievano la pienezza infantile della guancia, occhi notturni assottigliati dalle ciglia e da un accenno di plica mongolica, un viso da tartara, da attrice e da gatta. La pelle era esatto avorio, che d'estate diventava cioccolata. Era lunga, molto sottile ma non magra…».
COMBATTÉ IN RUSSIA
Questa è la descrizione che fa sognare il protagonista di Ti chiedo ancora 900 miglia (Bompiani), romanzo di Brunello Vandano ambientato in buona parte nella Fiume degli anni Trenta. Città che lo scrittore conosce bene, perché essendo oggi novantenne ha fatto in tempo a crescere da liceale in quella magica cittadina conquistata da Gabriele D'Annunzio nel 1919 e persa dopo la guerra. Che lui combatté in Russia. «150 mila abitanti di Fiume erano quanto di più cosmopolita abbia mai avuto l'Italia», ricorda Vandano, autore di altri otto romanzi (fra cui I disperati del Don), giornalista del settimanale Epoca fino al 1972, poi in Rai. «I miei compagni di classe al liceo erano italiani meridionali e settentrionali, croati, sloveni, ebrei, tedeschi, ungheresi, austriaci… Ma mai nessuno che si accorgesse o litigasse per le nostre tante differenze. Un paradiso multietnico».
QUELLA BAIA A LUSSINO
Nell'estate '39 il protagonista, dopo la maturità, viene iniziato all'amore sullo yacht di una ricca principessa croata, Ilirija Frangipane. Che, fuggita col marito ebreo, verrà uccisa in una delle molte stragi che insanguinarono la Jugoslavia già nella Seconda guerra mondiale – per loro anche civile. Lo yacht resta al ragazzo, che ci porta la sua Daniza -più sorella che fidanzata -in gita fino alla splendida baia di Cigale, nell'isola di Lussino.
Poi altre avventure da non svelare, e l'esodo che svuota completamente Fiume. Il protagonista va a vivere a Roma, e nel 2002 ritrova per caso lo yacht, quasi abbandonato. Lo rimette in sesto, parte con tre amici per un'ultima crociera. Ma il cuore del romanzo è proustiano, e batte nelle struggenti memorie di quel civilissimo mondo austroungarico – il golfo del Quarnero con le isole di Cherso e Lussino, troppo a nord per essere Dalmazia, troppo a sud per l'Istria -svanito nel '45. Come nei romanzi del francese Patrick Modiano, basta un dettaglio per scatenare un'ondata di fantasticherie: dai «vaporetti» per Abbazia ai pirati uscocchi di Segna, capitale del vento di bora. Che morale ne trae Vandano, ultimo testimone della grande storia del '900? «Che le masse più sono numerose, più diventano pericolose. L'unica salvezza è l'individuo, la singola persona. E l'unico valore è la sua vita, perché poter vivere è già felicità. Senza bisogno di ideologie».