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Busalla, la cerimonia nella Biblioteca Comunale (20feb15)

 

Puntuale proprio con il 10 Febbraio, si è svolta a Busalla la Cerimonia del Ricordo dell’Esodo e delle Vittime delle Foibe nei nuovi locali della Biblioteca Comunale alla presenza di una quarantina di studenti dell’Istituto Statale “Primo Levi” di Ronco Scrivia, dei Professori, di una quarantina di esuli e dell’Assessore alla Cultura Dr. Fabrizio Fazzari. È mancata la consueta partecipazione della Regione Liguria e del Sindaco, ma ciononostante la manifestazione si è svolta nel più assoluto raccoglimento da parte degli studenti, che hanno dimostrato con un attento comportamento la loro volontà di conoscere questa parte della storia d’Italia che per 60 anni è stata colpevolmente oscurata.

Anche lo svolgimento della riunione ha subito una modifica: al posto dei tanti discorsi rievocativi e ripetitivi, è stato subito proiettato un Documentario riassuntivo dei fatti accaduti in Venezia Giulia e Dalmazia dal 1868 al 1950, realizzato dal Comitato ANVGD di Genova con la collaborazione del Comune di Busalla. In esso, Emerico Radmann – attuale vicepresidente ANVGD di Genova – ha illustrato le quattro tappe del racconto principalmente incentrato sulla città di Fiume, che solo nel 1924 poté essere annessa all’Italia.

E’ ormai noto il grande merito di Busalla e dei Busallesi di essersi distinti per l’affettuosa accoglienza degli esuli nell’Italia di allora, che spesso li contestava e li qualificava come “fascisti in fuga”. Erano soprattutto fiumani e lussignani, in gran parte marittimi, che furono ospitati nelle case e ville, che in tempo di pace i busallesi riservavano ai villeggianti genovesi. Dal 1946 al 1950 approdarono a Busalla circa 3000 profughi che da qui ricominciarono la loro nuova esistenza. Dettero molto ai Busallesi e da questi ricevettero molto; gli uni si integrarono facilmente agli altri.

In coda al Documentario una buona parte del filmato è riservata ai rappresentanti della ormai striminzita colonia giuliana rimasta a Busalla. La signora Laura Bordonaro, profuga da Pola, ha ricordato quei tempi terribili e Cesare Bassi e Sandro Lago hanno illustrato episodi commoventi di accoglienza busallese. Alberto (Uccio) Prischich ha riassunto la sua storia, che lo ha visto ospitato inizialmente con la famiglia in Campo Profughi a Barletta – la caserma militare dismessa “Ettore Fieramosca” – descrivendo nei particolari la vita promiscua e precaria in ambienti divisi da coperte di lana stirate su un cavo d’acciaio per dividere un box da un’altra famiglia e tutti costretti a dormire su letti a castello per economizzare l’irrisorio spazio. E quella famiglia – che condivideva il box con la Famiglia Prischich – era la mia: loro in quattro e anche noi in quattro, con un cassone che fungeva da tavolo per mangiare e dove si cucinava con la primus a petrolio. Nel 1954 Roma dispose la chiusura del Campo Profughi e ci dividemmo. Io venni a Genova e lui a Sarissola di Busalla, dove a buon diritto è diventato parte operosa di questa nobile città. Ma la città natale non la ha dimenticata:

“Io mi sento prima fiumano e poi italiano”, ha concluso.

Non così il popolare Ennio Celli, anch’egli fiumano, insieme alla sua sorella Fernanda Celli – anch’essa cittadina attiva di Busalla e ai vecchi tempi Campionessa della Fiumana Nuoto nei 100 metri dorso – che si allenava ai Bagni Quarnero, dove suo zio, il signor Koller, era il custode e vigilava che noi “mularia” non facessimo troppa confusione e andassimo a spiare il solarium delle donne. Ha detto Ennio: “Io amo Busalla. Ho navigato per tutto il mondo, ma quando arrivavo con la nave a Genova, il cuore mi si allargava perché finalmente avrei raggiunto Busalla, il più bel posto del mondo”. Da ultimo, l’ing. Andrea Tacchela, figlio di esuli da Albona, ha presentato un applauditissimo spettacolo da lui ideato e interpretato, basato su foto e commenti orali, con lo scopo di spiegare specialmente agli studenti l’esodo e le ragioni che lo hanno provocato. Si intitola “Bepi, apri la porta che te devemo parlar …”. Fu con questa ingannevole frase che i Druzi di Tito prelevarono il nonno di sua madre Anita Potkovsek e lo fecero sparire.

Come ormai consuetudine, la celebrazione si è conclusa a tavola con un menù realizzato dalle nostre cuoche che hanno preparato la jota, polenta e gulasch, con capuzzi garbi addolciti da oresgnazza, strudel, crostoli e i dolci di grano saraceno. Busalla ha già intestato una via importante che si chiama “Via Fiumani” e una Piazza all’indimenticato Padre Flaminio Rocchi – Benefattore dei profughi – per ricordare l’apporto ricevuto dalle Comunità giuliane. Quanti anni ancora dovranno passare perché dalle Associazioni profughe le venga assegnato il posto di riguardo che le compete nella Storia dell’Esodo?

 

 

Rudi Decleva

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