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Cagnolini e padroni (Voce del Popolo 23 ott)

di Milan Rakovac

Devo tornare a far sentire la voce della giustizia, il grido di protesta, in ultima analisi la voce dell’Istria, perché le istanze regionali continuano vergognosamente a non reagire rispetto ai terribili tagli vissuti da La Voce. La nostra beata filosofia euroregionale si è dissolta come una bolla di sapone proprio nel momento in cui dovevano essere proclamate misure straordinarie, nell’attimo in cui era doveroso sollevare l’allarme perché sono stati messi in predicato il significato stesso del sistema e l’essenza delle libertà fondamentali e dei diritti acquisiti.

Amiamo vantarci dell’alto livello di civiltà raggiunto e quindi non posso non chiedermi se questo orgoglioso mondo dell’Alto Adriatico permetterà un simile degrado, una tale degenerazione? Se finiremo con il tornare indietro nel tempo fino all’epoca in cui erano in auge il ciclostile usato dai partigiani che, nei bunker, stampavano questo stesso giornale nelle cui pagine si potevano all’epoca leggere i testi di Cerneca, di Sequi, di Negri? Dato che le nostre Patrie e gli Stati di residenza dei nostri Italiani si dimostrano indifferenti e vincolati dalle regole del cerimoniale, dato che non prendono alcuna misura, per diamine, dobbiamo darci da fare da soli!

Mi chiedo dove sia finito il senso dell’orientamento nello spazio e nel tempo, ma soprattutto dove sia finita la sensibilità per i temi culturali? Ridurre La Voce facendola sembrare la Pravda moscovita di un tempo, trasformarla con la forza in un bollettino supera i limiti, è una scelta incomprensibile che nulla ha a che vedere con il buonsenso. Quello che serve è un’azione di salvataggio, magari su esempio di quella messa in atto in Cile per salvare i minatori! Cari miei Istriani, Fiumani, Quarnerini e tutti quanti, stiamo sprofondando nella foiba della stupidità. La nostra indifferenza collettiva è talmente profonda e io non riesco proprio a capire perché non scendiamo in piazza, come è avvenuto per la cantieristica, dato che quanto sta succedendo è, in parole povere, un atto di costrizione nei confronti della libertà di stampa, del diritto all’informazione e della cultura.

Mettere a rischio l’Edit e le sue pubblicazioni significa mettere a rischio gli Italiani in Croazia e Slovenia, ma anche i Croati e gli Sloveni da Fiume ad Ancarano passando per Pola, e in ultima analisi anche i tre Stati di riferimento. Per non dire che si tratta di un’offesa al buonsenso!

O forse potremmo abolire l’Edit, il Glas Istre, il Novi list, le emittenti radio e TV regionali, i giornali e le riviste, la Battana e la Nuova Istria e poi riscoprire le vecchie abitudini dei “nostri antenati”: la messa della domenica quando si leggono la Bibbia e il breviario; mentre gli altri giorni si lavora dall’alba alla sera per poi rientrare disfatti dalla stanchezza e crollare sul letto…

E visto che ci siamo possiamo chiudere anche le scuole, o sbaglio? E cossa ghe mancava una volta, quando i nostri padri gaveva i cinque anni della elementare??? E viveva “tutti contenti”! E come, anche el can el xe contento quando ti ghe buti un osso. Incredibile. Troppe parole? Ma, se quel stesso S.S. Kranjčević quasi un secolo e mezzo fa scriveva una poesia al “contento cagnolin del paron”, me par che anche noi altri, da boni cagnolini, ghe licchemo la man del paron, anche quando el ne ruba ‘sto tochetin de osso!

Qualcuno si chiederà il perché di questo tono allarmato. Rispondo subito: il Glas Istre si è salvato (per il momento) e viene pubblicato regolarmente; anche La Voce si è salvata e in un modo o nell’altro viene pubblicata altrettanto regolarmente. Ebbene, non è poi una tragedia – conta alcune pagine ed è completamente in bianco e nero, giusto?

Ebbene no! Tutto questo è tremendo. Non vorremo mica starcene con le mani in mano ad attendere che prendano forma i nostri incubi, dei quali ho scritto a più riprese. Per l’uomo moderno il giornale è importante quanto il pane. Certo, anch’io, pur non essendo ancora sull’orlo della miseria dato che la pensione non è minima e che i miei editori (La Voce inclusa) di tanto in tanto continuano a versarmi l’onorario, cerco a risparmiare dove posso e così per andare in centro a Zagabria uso la bicicletta e mi sforzo di fumare di meno per mettere così da parte i soldi per comprare i giornali. Ma VIVERE NO XE D’OBBLIGO (vivere necesse non est), ma LEGGERE SÌ! LEGGERE SE DEVI. Altrimenti diventemo tutti quanti de novo quei poveri lavoradori come i nostri noni duecento anni fa!

Ciaro che esagero, xe un privilegio de noi altri che scrivemo; ma xe anche un diritto-a-legere per noi tutti! E questo menefreghismo totale dei poteri nostrani-domaci per i problemi dei media regionali, xe fora testa! Per quel son rabiado come un can, per questo amor-per-la-stupidità, che el xe nascosto drio de questa negligenza culturale.

 

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