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Capitale della cultura, Trieste ci crede – 10apr13

Se Venezia lascia, Trieste raddoppia. Per riscattare la debacle dell’Expo e per rimediare alla figuraccia che l’intero Nordest si accingerebbe a fare dopo aver proclamato urbi et orbi la propria candidatura. La posta in ballo è il ruolo di capitale europea della cultura che nel 2019 spetterà a Italia e Bulgaria. Trieste sarebbe ormai pronta a porre ufficialmente la propria candidatura.

Da mesi la città è stata convinta sostenitrice della candidatura del Triveneto con Venezia capofila, ma solo qualche giorno fa le parole del sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, hanno materializzato timori che già stavano nascendo: «Il titolo di capitale europea della cultura non porta soldi, non porta nulla. Porta turisti di cui Venezia non ha bisogno. Venezia è già una capitale mondiale della cultura. Le risorse europee sono quattro soldi, lo Stato italiano non credo metterà un quattrino e gli industriali stentano a sovvenzionare anche le iniziative culturali già esistenti. Non prendiamoci in giro».

Del resto la stessa presentazione della candidatura fissata a Bruxelles a fine febbraio è stata disdetta. Chiaro che per Trieste il discorso è opposto: ha bisogno di far crescere il turismo e ha bisogno di tornare ad essere una città di riferimento per la cultura europea: motivazioni che starebbero per indurre il sindaco Roberto Cosolini a uscire allo scoperto con un annuncio ufficiale, ammesso che il Consiglio comunale di Venezia sancisca la ritirata definitiva della Serenissima. Anche perché a disarmare gli scettici vi sarebbero i dati della vicina città slovena di Maribor che ha svolto l’ambìto, anche se non da tutti, ruolo appena l’anno scorso: un milione e 300mila visitatori, 300 giornalisti stranieri, 400 articoli in rassegna stampa, 600mila visitatori sul sito web, 3mila utenti per l’app dedicata. In altre edizioni passate nella regione dell’Essen-Ruhr i costi sono stati coperti per il 37% da sponsorizzazioni private, mentre a Istanbul sono aumentate del 23% le aziende creative.

Con capofila Trieste, città per certi versi non omologabile alle tematiche tipiche del Nordest, gli argomenti a sostegno della candidatura dovrebbero leggermente virare verso la Mitteleuropa, l’Est europeo, l’Europa, potendo pur conservare il tema originario della pace un secolo esatto dopo la prima guerra mondiale, oltre a riproporre quello della scienza e della ricerca. In questo senso Trieste Next, salone europeo dell’innovazione e della ricerca, potrebbe fungere in questi anni da prezioso apripista. Difficile coinvolgere l’intero territorio, ma potrebbe essere proposto un gemellaggio con Bolzano perché queste due città sono le grandi porte verso l’Europa: Trieste ad Est, Bolzano a Nord ed entrambe le città sono storicamente legate alla tradizione europea asburgica.

La Regione Friuli Venezia Giulia fa già parte del comitato promotore e dinanzi a una discesa in campo di Trieste i gruppi assicurativi Generali e Allianz potrebbero essere coinvolti a dare una mano. La presidenza del Comitato promotore potrebbe essere mantenuta da Innocenzo Cipolletta mentre Filiberto Zovico che è anche direttore di Trieste Next potrebbe assumere la direzione di candidatura. Il dossier, e in questa fase i costi dell’operazione si ridurrebbero alla sua preparazione, potrebbe essere redatto da Roberto Daneo, oggi consulente della presidente di Expo 2015, Diana Bracco, e del sindaco di Milano, Giuliano Pisapia. Per la presidenza del comitato scientifico l’obiettivo è di coinvolgere Claudio Magris, ma in alternativa è valutato il nome di Cesare De Michelis, italianista e fondatore di Marsilio editore.

Il dossier di candidatura va presentato entro fine settembre, mentre prima della fine dell’anno sarà fatta la selezione “short list” delle città candidate. A decidere sarà una commissione composta da 13 membri di cui 7 di nomina europea e 6 di nomina italiana. L’investitura ufficiale avverrà nel 2015.

Silvio Maranzana
“Il Piccolo” 10 aprile 2013

 

 

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