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Capodistria, compie 60 anni la storica radio (Avvenire 22 mag)

DI LUIGI COBISI 

Radio Capodistria compie ses­sant’anni. Per una generazione di italiani ha rappresentato una del­le radio delle vacanze, quelle da ascoltare sulle spiagge dell’Adriatico (perché sul Tir­reno imperversava Radio Montecarlo). La sua storia è però molto più complessa, ac­costandosi a quella della comunità italia­na rimasta al di là della frontiera orienta­le dopo la II Guerra mondiale. E di quella comunità Radio Capodistria rappresenta ancora la voce e un punto di riferimento culturale, ben al di là delle dediche e del­le orchestrine romagnole che ne fecero la fortuna negli anni Settanta, quando cen­tinaia di lettere inondavano gli studi del­la radio. C’era tanta musica allora.

Del resto, il «per­ché » dell’esistenza di un’emittente italia­na a 15 chilometri da Trieste è stato solo un dato di fatto. Poi – con l’
indipendenza della Slovenia e il successivo ingresso nel­l’Unione Europea – la frontiera è caduta e Radio Capodistria ha saputo rinnovarsi e divenire un centro di produzione cultu­rale aperto a tutta l’area alto-adriatica, dal Veneto alla Dalmazia. La tv collegata at­ tende invece un ritorno sul satellite per quest’inverno, per ampliare il suo servizio alle comunità italiane e ritrovare alcuni telespettatori di un tempo: quelli che gra­zie a lei videro la tv a colori per la prima volta.

In radio l’onda media (1170 kHz) conti­nua a sentirsi per chilometri lungo la co­sta e attraverso internet e il satellite in tut­to il mondo. Lo testimonieranno i diretti interessati il prossimo 29 maggio a Capo­distria, insieme con esperti di diversi Pae­si, nel convegno «60 anni di radio tra di voi» che guarderà, oltre all’esperienza di Radio e Tv Capodistria, anche alla pro­grammazione della Sede Rai di Trieste e delle redazioni italiane della radio croata di Pola e Fiume, dalle quali esce un quadro di vitalità e di scambi culturali di forte impatto.

Da quando Pola è approdata sul satellite e Fiume è ospitata ogni giorno sulle onde corte, ciò che un tempo era un segnale della se­parazione di quelle comunità dal resto dell’area culturale italiana è divenuto un esempio di equi­librio tra vita regionale e proie­zione verso il mondo, oltre che un punto d’incontro tra la nostra lingua e cultura e quelle slovene e croate, protagoniste con propri programmi delle stesse emittenti. Sessant’anni fa non era facile essere, o so­lo farsi vedere italiani oltre la frontiera e­st; oggi – anche attraverso la lunga storia di Radio Capodistria – ci ritorna, dopo u­na dolorosa diaspora, un’italianità aperta e soprattutto libera, che arricchisce di sé il panorama radiotelevisivo italofono.

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