Giovedì 5 maggio alle ore 18:00, in diretta sulla pagina Facebook ANVGD di Milano, Per far conoscere e tramandare la storia della Venezia Giulia, si terrà una nuova conferenza, durante la quale Matteo Carnieletto parlerà di:
DIECI ANNI DI GUERRA DALLA SIRIA ALL’UCRAINA
Matteo Carnieletto è entrato nella redazione de ilGiornale nel dicembre del 2014 e, qualche anno dopo, è divento il responsabile del sito “Gli Occhi della Guerra”, oggi “InsideOver”, dove tra l’altro ha pubblicato la drammatica storia dell’inferno di Golo Otok. Da sempre appassionato di politica estera, ho scritto insieme ad Andrea Indini: “Isis segreto, Sangue occidentale e Cristiani nel mirino”. Nel dicembre del 2016, subito dopo la liberazione di Aleppo, ha intervistato il presidente siriano Bashar al Assad.
Ricopre attualmente il ruolo di direttore de “Il Dalmata“, mensile dell’Associazione Dalmati Italiani nel Mondo – Libero Comune di Zara in Esilio.
Da quando le armate russe hanno invaso il territorio ucraino, la parola “guerra” è tornata a far parte del nostro quotidiano, e la vicinanza alle nostre case ci fa paura in un modo quasi angosciante.
Eppure, lontano dai nostri occhi, conflitti e tragedie umanitarie non hanno mai cessato d’infiammare alcune parti del pianeta, con decine di guerre nel mondo (al 21 marzo 2022 se ne contano 59) che continuano a uccidere e affamare milioni di persone.
L’Africa è il continente che ha più conflitti di tutti, spesso sono conflitti interni, non solo fra Paesi diversi, ma fra persone di uno stesso territorio.
Ma perché ci sono tante guerre oggi? Perché ci troviamo, come ripete spesso e a ragion veduta, Papa Francesco, nel mezzo di una Terza Guerra Mondiale a pezzi, non dichiarata?
Si tratta di guerre causate dalla conquista di potere a livello nazionale o internazionale, da tentativi di secessione o conquista di autonomia e indipendenza, oppure quasi sempre dall’accesso alle risorse strategiche .Molte di queste guerre provocano veri e propri esodi di persone verso territori vicini e considerati più sicuri o verso i nostri paesi.
Guerre o guerriglie che in alcuni casi vanno avanti da anni, in altri sono scoppiate di recente, in Siria, ad esempio, la situazione al momento appare in stallo. I combattimenti per la conquista del territorio si sono affievoliti ma senza mai terminare completamente.
Nello Yemen, il 2020 e il 2021 sono stati gli anni più cruciali tra i sei già trascorsi per la risoluzione di un conflitto che ha già causato decine di migliaia di vittime e definito, nel Sud del Paese, un riequilibrio di forze militari sul terreno.
Poi c’è l’Etiopia. Alla fine del 2021, dopo 14 mesi dal suo inizio, la guerra civile che contrappone Addis Abeba alle forze regionali tigrine pare essere entrata in una fase di logoramento.
Quanto al Mali, due sono stati i colpi di Stato in meno di nove mesi. A completare un quadro già fosco, il proliferare di gruppi armati, fra indipendentisti tuareg e milizie etniche di autodifesa, soggioga la popolazione del Centro-nord del Mali a quotidiane violenze e vessazioni.
Anche nella Repubblica democratica del Congo, se formalmente non è più in guerra, l’Est rimane preda di centinaia di gruppi armati, molti dei quali bande locali legate al controllo di un territorio e delle sue risorse. Gruppi armati controllano porzioni di territorio e solo idealmente fanno riferimento alle due principali parti in lotta. Una guerra nella guerra.
La situazione è critica anche a due passi dall’Italia, in Libia. Si sarebbe dovuto votare il 24 dicembre scorso ma la situazione sul terreno non lo permetteva. Apparentemente si è posto fine alla separazione tra il governo di Al Serraj a Tripoli e quello fedele al maresciallo Khalifa Haftar, con sede a Tobruk. Ma intanto i trafficanti di esseri umani e le milizie che li sostengono hanno accelerato le loro attività. Se la guerra al momento è cessata, la situazione rimane pronta a riesplodere.
Nel 2020, si è scatenata una guerra anche in Nagorno-Karabakh, fra le forze armene del Karabakh, sostenute dall’Armenia, e quelle azere, appoggiate dalla Turchia. Dopo tre cessate il fuoco falliti, si è arrivati ad un accordo di tregua entrato in vigore il 10 novembre scorso, ma la situazione è tale che il conflitto può riesplodere.
La Somalia è invece teatro di instabilità politica e massiccia presenza del terrorismo islamico. Preoccupante, infatti, è la capacità di infiltrazione del gruppo estremista islamico al-Shabab oltre confine. Negli ultimi mesi del 2021 si sono intensificati gli attentati in zone urbane. Una parte minoritaria del gruppo terroristico si è scisso e questa rottura si ripercuote pesantemente sulla popolazione con migliaia di morti.
Il Burkina Faso, infine, è diventato l’epicentro della devastante crisi che attanaglia tutto il Sahel. Un’emergenza umanitaria, sociale, sanitaria e politica dovuta alla carestia, al Covid19 e all’azione dei gruppi estremisti islamici sempre più violenta. Violenze che, si sono intensificate negli ultimi due anni soprattutto nelle Regioni settentrionali del Paese, caratterizzate da attacchi di forze ribelli, di gruppi islamisti o, talvolta, anche delle cosiddette milizie «di autodifesa», con un bilancio di migliaia di vittime dal 2015
Il segretario generale dell’Onu, António Guterres, ha ricordato, appena qualche giorno fa, che oltre due miliardi di esseri umani, un quarto dell’umanità, vivono in aree colpite da tensioni e conflitti militari. I costi umani, sociali, politici ed economici sono enormi. Saremo in grado di superare questa sfida?
La videoconferenza sarà successivamente visibile sul canale YouTube ANVGD Comitato di Milano
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