di FRANCO BABICH
LUBIANA Tra Slovenia e Croazia i confini fanno ancora discutere. Sono passati solo pochi giorni dallo scambio delle note diplomatiche sull’avvenuta ratifica dell’Accordo di abitrato ma ecco che, puntualmente, tra le due capitali è scoppiata una nuova polemica. A Zagabria è stata pubblicata la nuova Carta topografica della Croazia, nella quale il confine marittimo tra i due Paesi – ancora da definire – è stato tracciato a metà del Golfo di Pirano. Lubiana, come era da aspettarsi, non ha gradito.
Hanno reagito le forze politiche, specie i partiti dell’opposizione, e ha reagito ufficialmente anche la diplomazia: il Ministero degli esteri sloveno ha inviato ieri a Zagabria una nota di protesta. Per la Croazia non c’è nulla di sbagliato. «I confini con la Slovenia – spiega Zeljko Bacic, direttore dell’Ufficio geodetico nazionale, che da 15 anni lavora sulla nuova mappa topografica del Paese – sono stati tracciati sulla base di quella che è sempre stata la posizione negoziale croata. A Lubiana però la cosa non è piaciuta». La pubblicazione della cartina «non è nello spirito dell’Accordo di arbitrato e rappresenta un tentativo di pregiudicare la definizione del confine» recita un comunicato diffuso dal Ministero affari esteri. Intervenuto ai lavori del Comitato parlamentare per la politica estera, il capo diplomazia sloveno Samuel Zbogar ha comunque rassicurato i deputati spiegando che il confine sicuramente «non sarà definito in base a una carta geografica unilaterale» e che la sua pubblicazione «non influirà sulla decisione del Tribunale internazionale». Più dura l’opposizione slovena. Per il Partito democratico dell’ex premier Janez Jansa, «non soprende il contenuto della cartina, quanto il fatto che sia stata pubblicata dopo l’entrata in vigore dell’Accordo di arbitrato». Il governo sloveno, per i democratici, dovrebbe esigere dalla Croazia di riconoscere a livello internazionale il diritto della Slovenia all’accesso alle acque internazionali. Altrimenti, sempre a giudizio dei democratici, Lubiana dovrebbe ritirarsi dal procedimento arbitrale. Lubiana e Zagabria, ricordiamo, hanno deciso di affidare a un Tribunale arbitrale internazionale il compito di tracciare la linea del confine marittimo e terrestre tra i due Paesi che in quasi 20 anni non sono riusciti e risolvere il contenzioso da soli. A parte alcuni punti del confine terrestre, contesi per il fatto che le linee dei confini amministrativi, nel giugno 1991 – al momento dell'indipendenza – non coincidevano con quelle dei confini catastali, il problema più grosso è rappresentato dal confine sul mare, che non è mai esistito tra le repubbliche ex jugoslave. La Croazia ha sempre sostenuto che il Golfo di Pirano va diviso a metà, mentre la Slovenia non vuole in alcun modo perdere quello che ha avuto nell’ex Federativa: il contatto diretto con le acque internazionali. L’Accordo sull’arbitrato come unica soluzione è stato sottoscritto il 4 novembre 2009 a Stoccolma dai premier Borut Pahor e Jadranka Kosor. Dopo la ratifica nei due Paesi (in Slovenia ha superato anche la prova del referendum, ndr) è entrato in vigore il 29 novembre scorso. Diventerà operativo a tutti gli effetti, comunque, il giorno della firma dell’Accordo di associazione tra la Croazia e l’Unione europea, presumibilmente nella seconda metà del 2011.