di FRANCO BABICH
SESANA Dal giorno dell'entrata nell'Unione europea (1.o maggio 2004) alla fine di agosto del 2010, sono 3466 i cittadini stranieri diventati proprietari d’immobili in Slovenia. Al primo posto figurano i britannici, con 1198 acquisti, seguiti dagli italiani con 980.
Tutti gli altri – nell'ordine austriaci, tedeschi, irlandesi, francesi, olandesi e svedesi – sono molto distanziati. Il quadro però potrebbe cambiare anche drasticamente nei prossimi anni: le Iniziative civiche per il Carso e per il Litorale hanno chiesto pubblicamente al governo sloveno di limitare la vendita agli stranieri nelle aree di confine. «Sul Carso sloveno in particolare – sostengono gli autori della lettera – gli italiani hanno letteralmente sconvolto il mercato immobiliare e Lubiana, come ha fatto la Danimarca per le zone confinanti con la Germania, dovrebbe chiedere all'Unione europea il diritto di tutelare l'area e di limitare la possibilità di acquisto d’immobili da parte dei cittadini stranieri».
C'è tempo per farlo solo fino al 1.o maggio di quest'anno, sottolineano a Sesana. E ammoniscono: «Non è solo un problema di mercato ma anche di tutela dell'identità slovena del territorio». Nel presentare la propria iniziativa, i rappresentanti delle Iniziative civiche per il Carso e per il Litorale hanno fatto l'esempio di Corgnale (Lokev). Nel 2002 vi vivevano 800 cittadini sloveni in 270 case e 50 abitazioni erano vuote. Nel 2010, invece, gli italiani erano già proprietari di 80 case. Questa pressione sul mercato immobiliare ha portato a un drastico aumento dei prezzi: da 15 euro al metro quadro, il costo dei lotti fabbricabili è salito a 120 euro al metro quadro. Le conseguenze sono due, spiegano: «La popolazione locale o non riesce ad acquistare casa perché non ha i mezzi necessari, visto che il potere d'acquisto degli italiani è più alto, per cui abbandona la zona, oppure vede il proprio tornaconto e vende terreni alle agenzie immobiliari, che poi costruiscono altri appartamenti per il mercato».
E per i firmatari la conseguenza è ancora una volta lo stravolgimento paesaggistico e demografico del territorio. I nuovi residenti, cioè i cittadini italiani, continuano ovviamente a recarsi al lavoro e a pagare le tasse in Italia ma sul Carso sloveno finora non avrebbero dimostrato particolare disponibilità ad adeguarsi al nuovo ambiente. «Anzi – sostengono con timore gli autori della lettera al governo – nei negozi e negli uffici si aspettano di potere risolvere tutte le pratiche nella loro lingua. Da qui alla richiesta di un asilo bilingue il passo è breve».
Secondo fonti ufficiose, rilevano i responsabili delle due Iniziative civiche, questo interesse degli italiani per gli immobili in Slovenia sarebbe sostenuto dalle banche e dalla politica italiana. Dopo il Carso, sostengono, potrebbero essere presi di mira il Collio sloveno e la zona dei Brkini (a Sudest dal Carso, fino al Nevoso e alla Ciciaria) e in generale i territori a Ovest dell'ex confine di Rapallo.
«Per evitarlo – sostengono – sarebbe auspicabile istituire un Parco nazionale del Carso». Della ”svendita” dei territori sloveni e della massiccia presenza italiana sul mercato immobiliare si parlerà domani a Sesana nel corso di una tavola rotonda nell'aula del Consiglio comunale, con inizio alle 17.30. Tra gli ospiti, lo storico Joze Pirjevec e lo scrittore Boris Pahor, entrambi triestini di nazionalità slovena.