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Catturato in Australia ”Capitan Dragan” (Voce del Popolo 13 mag)

SIDNEY – Dopo 43 giorni di latitanza, Dragan Vasiljković, meglio noto come “capitano Dragan”, è finito nelle mani della giustizia. La polizia federale australiana lo ha catturato nel Nuovo Galles del Sud. Decisive per individuare il rifugio del latitante, accusato dalle autorità croate di crimini di guerra, sarebbero state le informazioni fornite dalla polizia olandese agli organi inquirenti australiani. Il ministero della Giustizia croato ha salutato l’arresto del capitano Dragan e ha espresso la convinzione che le competenti autorità australiane, ovvero in questo caso il dicastero degli Interni, daranno via libera all’estradizione. A Zagabria si sottolinea che Dragan Vasiljković, uno dei capofila dei ribelli serbi durante il conflitto in Croazia nei primi anni Novanta, è accusato di gravissimi crimini di guerra contro la popolazione civile e i militari e i poliziotti croati prigionieri.

UCCEL DI BOSCO DAL 30 MARZO Il capitano Dragan, lo ricordiamo, si era reso uccel di bosco il 30 marzo scorso, dopo che la Corte Suprema australiana aveva stabilito che poteva essere estradato in Croazia. La Corte aveva ribaltato una precedente decisione di un tribunale federale, che aveva respinto la richiesta croata di estradizione sostenendo che Dragan Vasiljković non avrebbe goduto di un equo processo a causa delle sue idee politiche. La Croazia era rappresentata nell’udienza dal governo australiano. Vasiljkovic è nato a Belgrado, ma si è trasferito da bambino con la famiglia in Australia. All’inizio della guerra nell’ex Jugoslavia è tornato in Serbia, dove ha formato l’unità paramilitare dei Berretti Rossi. Dragan Vasiljković ha assunto il nome di Daniel Snedden dopo il suo trasferimento in Australia, è attualmente cittadino australiano ed ha lavorato a Perth fino al 2006, anno del suo arresto dopo la richiesta croata di estradizione.

«TORTURE E UCCISIONI» Il Tribunale regionale di Sebenico lo accusa di aver guidato le squadre speciali nell’ambito delle formazioni paramilitari serbe, ovvero di essere stato il comandante del centro di addestramento “Alfa”, dove avrebbe agito in maniera contraria alle convenzioni di Ginevra. In dettaglio, su di lui pende l’accusa di aver ordinato torture e uccisioni di appartenenti alla polizia e all’esercito croato, sia nel carcere di Knin, nel giugno e nel luglio del 1991, sia nei pressi di Benkovac, nel febbraio del 1993. Inoltre, in qualità di comandante delle squadre speciali, avrebbe approntato il piano per la distruzione della stazione di polizia di Glina e la conquista della frazione Jukinci, nonché dei villaggi Gornji e Donji Viduševac, nel luglio del 1991.

«EROE» INEDITO DEI «FUMETTI DI GUERRA» Nel corso del conflitto nell’ex Jugoslavia, il capitano Dragan è stato persino uno degli “eroi” dei “fumetti di guerra”, piuttosto frequenti da parte serba. Non per niente in quella che è stata definita anche guerra di immagini da parte degli analisti occidentali, l’immagine televisiva e la fotografia giornalistica sono state sicuramente tra le armi principali. Questo conflitto ha pure dato luogo a numerose caricature e strisce. A confronto, i fumetti di guerra prodotti tra il 1991 e il 1995 all’interno dello spazio ex jugoslavo occupavano un posto modesto e discreto, e la loro stessa esistenza è ignorata dalla maggior parte degli osservatori esterni. Contrariamente a molte delle immagini televisive e delle fotografie giornalistiche, infatti, questa produzione era locale, destinata ad un pubblico locale. A questo titolo, non è veicolo degli stessi messaggi e degli stessi codici, degli stessi artifici e degli stessi trucchi. Tuttavia, per il loro stile e per i loro riferimenti, questi fumetti rinviavano a cose che tutti conosciamo: i “kninja”, i ribelli serbi, dovevano il loro nome all’incrocio tra Knin, caposaldo della “Krajina”, e le tartarughe ninja. In questo, i fumetti di guerra rappresentavano una delle illustrazioni del carattere “moderno” del conflitto ex jugoslavo, della sua partecipazione all’era della globalità.

«NIENTE BARBA FOLTA E COLTELLO ALLA CINTOLA» Le osservazioni dell’etnologo belgradese Ivan Čolović sul “capitano Dragan”, possono essere ben applicate agli “eroi” immaginari di un fumetto in cui fa un’apparizione furtiva: “La figura del capitano Dragan è apparsa sugli schermi televisivi serbi all’inizio dell’estate (1991), quando ci è stato presentato come l’eroe delle ‘prime vittorie serbe’ nei combattimenti in Krajina a Knin. Pulito, ben rasato, gracile, brizzolato e disarmato, in divisa mimetica e senza segni d’appartenenza etnica, il capitano si distingueva dagli altri pretendenti al ruolo di nuovo guerriero serbo. Questi ultimi, costruendo il loro look guerriero, si rivolgevano al passato e si accontentavano di imitare il modello (cetnico, nazionalista serbo) della guerra precedente: resuscitando la barba folta e lo sguardo minaccioso, il berretto di pelliccia e il mantello, la cartucciera sul petto e il coltello alla cintola. La rapida e generale popolarità del capitano Dragan, nella cui figura non c’è né bellicismo minacciante, né simboli tradizionali del guerriero serbo ha dimostrato che oggi il pubblico serbo, è pronto ad accettare un’incarnazione abbastanza inusuale, e in ogni caso non tradizionale” del “guerriero”. A differenza del passato però, oggigiorno, ci sono anche le norme che permettono di perseguire gli “eroi” che hanno violato le convenzioni internazionali sul diritto bellico e sui diriti dell’uomo… (pp)

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