TRIESTE «Un simbolo di Trieste e delle sue battaglie, che con l’infaticabile azione politica ha reso orgogliosi e fieri i suoi concittadini».
Si affida a questa espressione Gianfranco Gambassini per ricordare la grandezza della figura di Manlio Cecovini e il segno indelebile da lui impresso nella storia di questo territorio. Un ricordo, il suo, segnato fin dalle prime battute dalla fortissima emozione. Una commozione quasi insostenibile, che gli consente di dedicare all’amico di una vita solo poche, anche se intensissime, istantanee.
«Manlio è stato il simbolo della rivoluzione di Trieste contro il Trattato di Osimo – commenta il presidente onorario del Melone, subito dopo aver appreso la notizia della scomparsa dalla voce della moglie Lori -. L’emblema della Lista per Trieste, un’autentica epopea che ha coinvolto l’intera città. Chiunque abbia potuto partecipare a quell’esperienza, può essere fiero di quanto fatto instacabilmente da Cecovini».
Un uomo che, continua Gambassini, oltre che per l’altezza della sua condotta politica, verrà ricordato anche per la capacità di far breccia nei cuori e nelle menti di quanti ha avuto il compito di rappresentare. «Anche questo è indubbio – aggiunge Gambassini –. Cecovini è stato il sindaco più amato».
Infine un accenno malinconico agli ultimi anni di vita del fondatore della Lista per Trieste, costretto dalle precarie condizioni di salute a rimanere fuori dalla scena pubblica e politica. «Io non lo vedevo da tanto tempo. Ormai viveva chiuso in quella casa lassù, circondato dalle badanti». E qui la voce si incrina, la conversazione rallenta il ritmo e il dispiacere autentico, fino a quel momento tenuto faticosamente a bada, finisce per avere il sopravvento. «Mi dispiace ma più di questo non riesco a dire – conclude Gambassini –. Sono molto commosso. L’emozione legata a questa notizia è forte. Mi dispiace, mi dispiace tantissimo». (m.r.)
