Vista la presenza del presidente della CI chersina, Gianfranco Surdić, e del sindaco di Cherso, Kristijan Jurjakov, oltre che dell’autore e di un nutrito pubblico, abbiamo chiesto alcune dichiarazioni sulla questione della ricollocazione del Leone marciano sulla Torre dell’orologio. Una storia travagliata e annosa.
“È chiaro che qualcuno non vuole che il Leone di San Marco sia messo al proprio posto, però ha tutte le ragioni dalla parte sua – ammette Luigi Tomaz –. Dico questo perché il Leone è stato fatto maldestramente a Gorizia, come copia di quello che stava sulla Torre del porto, e non su quella della Civica dell’orologio, ossia la porta di mare affacciata sulla piazza principale e sul mandracchio. In questo posto il Leone era ubicato dal 1520 (anno della costruzione delle Torre), fino al 1797, quando il capitano Luksich, comandante della nave austriaca che venne a prendere possesso delle isole alla caduta della Repubblica di Venezia, lo fece distruggere in modo da punire i chersini, colpevoli di aver opposto resistenza per quattro giorni. Cherso, ed è un fatto storico poco noto, è stata l’unica località dell’Istria e della Dalmazia a essersi difesa dagli austriaci. Non tutti i simboli della Serenissima hanno avuto questa fine. Uno molto simile a quello distrutto, che si trovava all’esterno della Torre del porto, sui bastioni di ponente, è stato gettato in mare da un tecnico. Tuttavia l’operaio chersino, con rispetto e saggezza, lo dispose in mare con le gru in modo da non danneggiarlo. È rimasto nelle acque antistanti il porto fino al 1905 quando, con il permesso del governo di Vienna, è stato ripescato. Successivamente venne restaurato a Venezia e poi messo sulla Torre dell’orologio, dove vi rimase fino al 1943, quando due partigiani titini lo distrussero di notte, prima dell’arrivo dei tedeschi”.
“Ricordo molto bene il fatto – racconta oggi Tomaz –, poiché testimoniai di persona come le parti del leone alato venivano sbriciolate dalle picconate dei due soldati. In anni più recenti, uno nuovo in base alle fotografie pervenuteci, venne ricostruito da uno scultore di Gorizia, dietro incarico dell’arcivescovo goriziano Bommarco, che era nato a Cherso. Agli inizi del Duemila la Giunta e il Consiglio comunale di Cherso avevano chiesto alle autorità statali di poter rimettere sulla Torre dell’orologio il simbolo della Serenissima. Tuttavia il permesso non era stato concesso: il Ministero della Cultura aveva avuto da ridire affermando che non era stato rispettato l’originale, quello del 1520. Il Leone si trova orami da dieci anni nel corridoio della Comunità degli Italiani di Cherso. Oggi al suo posto è stato collocato lo stemma della città. La soluzione ideale – conclude lo storico Luigi Tomaz – sarebbe prendere un Leone alato dello stesso periodo dai depositi veneziani, perché questi venivano realizzati in serie con le stesse forme e stili, e quindi penso che i conservatori non avrebbero nulla da ridire”.
Sulla delicata faccenda il primo cittadino Kristijan Jurjako ci ha detto: “È una decisione che spetta al Ministero della Cultura e noi, come autonomia locale, rispetteremo qualsiasi disposizione in tal senso. Le autorità cittadine non hanno nulla in contrario che il Leone venga rimesso nel suo posto d’origine. Ribadisco la nostra più completa disponibilità a qualsiasi collaborazione che porti a una soluzione che accontenti tutti. Desidero anche rilevare l’importanza della presentazione del volume di Tomaz che si è svolta in lingua italiana e croata. Penso sia stata un importante evento con il quale dimostriamo la nostra apertura verso la componente italiana di questa città. Rammento che fino ad ora le presentazioni letterarie della CI erano organizzate nella loro sede, oppure nella sala cinematografica, ed erano riservate esclusivamente a un pubblico italiano. Ora la comunità si è rivolta al popolo intero ed è un grande passo in avanti”, ha concluso il sindaco di Cherso.
Gianfranco Surdić, presidente della CI di Cherso, ha commentato: “Siamo molto soddisfatti della presentazione del volume nella nostra città. Il professore Luigi Tomaz è nostro cittadino e anche socio onorario della Comunità. Tutte le sue opere sono state presentate all’interno della nostra sede comunitaria. Con questo ultimo volume, ‘La magnifica comunità di Cherso. Comune autonomo nel golfo di San Marco’, è stata nostra intenzione rivolgerci a tutti i cittadini di Cherso, sia quelli della maggioranza sia della minoranza. L’obiettivo è molto semplice: far parlare di noi, dimostrare che questa è anche la nostra città e che siamo fieri cittadini di Cherso”. Per quanto concerne le ultime informazioni sul Leone della Serenissima, che attende pazientemente nel corridoio della CI il ritorno sulla Torre dell’orologio, Gianfranco Surdić risponde: “La storia prosegue, ma speriamo presto di intravvedere la sua conclusione. Sembra che la Regione Veneto sia in contatto con il ministro della Cultura della Repubblica di Croazia, Božo Biškupić, per poter installare il Leone in nostro possesso, che è una copia, oppure di offrire in prestito un Leone dai depositi veneziani, risalenti allo stesso periodo. Osservare quella nicchia vuota sulla Torre dell’orologio è un grande peccato. Penso che in questo la Regione Veneto, assieme alle istituzioni della nostra realtà comunitaria, potrebbe ottenere dei concreti risultati”, ha rilevato il presidente della CI di Cherso.