L’annunciata chiusura di 14 sedi consolari è stata al centro della riunione del Comitato per le Questioni degli Italiani all’Estero, convocato in Senato dal presidente Claudio Micheloni (Pd). Il senatore ha informato i colleghi di aver appreso “informalmente” dell’intenzione del ministero degli Esteri italiano di chiudere a breve importanti sedi consolari (Sion, Neuchâtel, Wetting, Tolosa, Alessandria, Scutari, Spalato, Mons, Timisoara, Newark, Adelaide, Brisbane, Capodistria e Amsterdam). Durante il dibattito, i senatori del Comitato hanno affermato di condividere “l’esigenza di realizzare risparmi”, chiedendo, però, che le scelte siano “coerenti con le risultanze della commissione sulla spending review del ministero degli Affari Esteri, che ha concluso i suoi lavori l’anno scorso”. La decisione di chiudere altre sedi consolari, hanno sottolineato i senatori, è “in palese contraddizione con le scelte della suddetta commissione”. Tutti i senatori hanno quindi “deprecato di non aver ricevuto informazioni ufficiali da parte del ministero prima che il processo decisionale fosse avviato, cosa avvenuta senza nemmeno sentire il Consiglio generale per gli italiani all’estero, come prescrive la legge”. Per questo, il Comitato ha deciso di chiedere “di ascoltare con urgenza, prima della pausa estiva, congiuntamente alla commissione Affari Esteri del Senato, il viceministro competente”, cioè Bruno Archi.
“È incredibile che decisioni di questa portata possano essere adottate senza sentire nessuno”, ha dichiarato il presidente del Comitato, Micheloni. “Se ci avessero interpellato avremmo suggerito di procedere seguendo le linee tracciate dalla commissione spending review”.
Pure Eugenio Marino, responsabile Italiani all’Estero del Pd, ha criticato il “riorentamento” della Farnesina sui consolati all’estero, in programma dal 1.mo settembre. Marino ha chiesto che i responsabili del dicastero “si confrontino nei comitati per gli italiani nel mondo di Camera e Senato, insieme ai parlamentari eletti all’estero, Comites e Cgie, per trovare soluzioni alternative che, pur guardando all’apertura di sedi in nuove aree del pianeta, possano garantire i servizi ove oggi si vuole smantellarli”.
Nel frattempo iI Comitato 10 Febbraio ha protestato fermamente contro la decisione del ministero degli Esteri di chiudere i consolati italiani di Capodistria e Spalato: “Si tratta di una decisione miope sia per ovvie motivazioni di carattere storico, sia per ragioni di carattere geopolitico: quelle terre sono ancora abitate da un gran numero di italiani, e la lingua italiana è un elemento autoctono della regione. È assurdo pensare che non ci siano nostre rappresentanze diplomatiche”, ha affermato Michele Pigliucci, presidente nazionale del Comitato 10 febbraio.
“La vocazione strategica dell’Italia è quella di porsi come punto di riferimento culturale ed economico nell’area dell’Alto Adriatico e nella regione dei Balcani: chiudere i consolati nelle terre dove l’italiano è la seconda lingua rappresenta una scelta incomprensibile che, per risparmiare qualche euro, rischia di avere gravi ricadute sulla nostra capacità di difendere la cultura italiana nel mondo”, ha rilevato nella nota Michele Pigliucci.
Sulla vicenda è intervenuto pure il consigliere regionale FVG di Forza Italia Bruno Marini, anche a nome del collega Rodolfo Ziberna (Pdl), che con una mozione d’ordine ha chiesto al termine del Question Time un intervento tempestivo della presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani. “Appresa la grave notizia della chiusura del Consolato d’Italia a Capodistria, è prioritario che la presidente Serracchiani intervenga immediatamente su governo e ministero degli Esteri per evitare questa possibilità”. “È di pochi mesi fa, infatti, l’assicurazione – ha ricordato Marini – che l’allora ministro degli Esteri Giulio Terzi aveva dato all’allora presidente della Regione Renzo Tondo sulla volontà del ministero di soprassedere a detta chiusura”. “Il Consolato italiano a Capodistria, oltre a svolgere una funzione storica di raccordo con la comunità italiana presente in Istria, ha sempre simbolicamente rappresentato un legame con la madrepatria. La sua importanza, pertanto, trascende mere questioni di spendig review o astruse nuove impostazioni della politica estera italiana, ma assume un significato storico, culturale, di punto di riferimento per la comunità italiana in Slovenia”, ha concluso Marini.
Dissonante nei toni soltanto il comunicato diramato dal presidente dell’Unione degli Istriani, Massimiliano Lacota, il quale ha sottolineato: “Sono convinto che la decisione del ministro Bonino sia stata ben ponderata, sia nell’ottica della riorganizzazione del ministero degli Affari esteri italiano, ma anche rispetto alle effettive esigenze di mantenere due consolati in aree oggi stabilmente presenziate da investimenti italiani in diversi settori dell’economia e della finanza”.
da “la Voce del Popolo” del 1. agosto 2013
La localizzazione del Consolato italiano di Spalato