Il 13 luglio 2010 ha segnato un momento di svolta nelle relazioni fra Italia, Slovenia e Croazia. Due anni fa i Presidenti Napolitano, Türk e Josipović hanno posto simbolicamente termine alla lunga e rovinosa epoca degli etnocentrismi contrapposti, dando avvio a un percorso di sincera collaborazione a beneficio di tutti gli abitanti dell’Adriatico orientale. Italia e Slovenia fanno parte dell’Unione Europea, presto vi entrerà a pieno titolo anche la Croazia, ed è loro compito costruire materialmente in quest’area l’Europa come Casa e Patria comune.
Consci di tale necessità, i tre Presidenti si sono incontrati a Trieste per rendere insieme omaggio a due simboli delle contese e delle tragedie del ’900, il Narodni dom e il Monumento all’Esodo, e per assistere poi in Piazza Unità al concerto del Maestro Muti. Il 3 settembre 2011 a Pola Napolitano e Josipović hanno segnato una nuova tappa di questo salutare cammino, riconoscendo reciprocamente i torti arrecati e le sofferenze subite dai rispettivi popoli. Un’ulteriore tappa l’hanno compiuta il Libero Comune di Pola in Esilio, l’Unione Italiana e FederEsuli con il Percorso della memoria e della riconciliazione tenuto in Istria il 12 maggio 2012 per onorare le vittime italiane degli opposti totalitarismi. Ora il Presidente Napolitano è stato in visita di Stato in Slovenia, è intervenuto al Parlamento ed ha incontrato una delegazione della minoranza italiana.
Con ciò non sono stati automaticamente risolti tutti i problemi ancora aperti, ma si è instaurato il clima adatto a risolverli. E non è poco. Ora infatti risulta più facile affrontare con le autorità slovene e croate temi spinosi come l’attuazione dell’Accordo di Roma del 1983, la restituzione dei beni degli Esuli “in libera disponibilità” e di quelli non coperti dai trattati internazionali, la tutela delle tombe italiane nei cimiteri di Istria, Quarnero e Dalmazia o la segnalazione ufficiale dei luoghi dove avvennero le stragi titine. Piccoli passi avanti in proposito si stanno già registrando. Ora si tratta di proseguire.
La maggioranza delle Associazioni degli Esuli sta contribuendo attivamente a questa nuova e feconda stagione insieme ai connazionali “rimasti” di buona volontà. Ma è importante che anche Trieste, per la sua storia e la sua collocazione geo-strategica, continui a svolgere un ruolo chiave. Se in precedenza è stata il principale oggetto del contendere fra i popoli che si affacciano sull’Alto Adriatico, oggi può invece costituire un luogo di incontro, dialogo e interazione in chiave europea fra l’Italia e tutti i Paesi dell’ex Jugoslavia. Così come è stata la “capitale dell’Esodo”, il bastione contro il comunismo, Trieste può ora diventare la punta avanzata dell’Italia verso i Balcani occidentali in un’ottica di pacificazione e cooperazione. Gli Esuli devono molto a questa città, che li ha accolti in un periodo difficile subendo non pochi disagi, ed è giusto che ora si sdebitino nei suoi confronti con un atto simbolico di riconoscenza. Anche questo significa “spirito di Trieste”.
Renzo Codarin
Presidente della Federazione
Associazioni degli Esuli Istriani, Fiumani e Dalmati
(fonte www.arcipelagoadriatico.it 13 luglio 2012)