Un traguardo importante quello raggiunto da Francesca Naddi, conosciuta da tutti come nonna Franca. Il 4 aprile, infatti, ha festeggiato i cento anni, in compagnia della sua famiglia e con la mente rivolta alla terra natia, che ha dovuto lasciare quando era ancora ragazza. Nata il 4 aprile 1924 a Rovigno d’Istria. Nel 1946 Francesca sposò Vittorio Trinaistich di Fiume, dalla cui unione nacquero i figli Walter e Annelise. Poco dopo, ad appena 24 anni, fu costretta a lasciare il suo luogo natio con il figlio Walter che allora aveva 9 mesi, un destino che la accomunò a tanti esuli istriani.
Dopo vari traslochi in Italia si è trasferita definitivamente a Bologna raggiungendo spesso Rimini, dove risiede la figlia Annalise, che spiega: “Mia madre vive ancora a Bologna, da sola. Ci sta bene, ma trascorre lunghi periodi qui con me, a Rimini. Vivo in questa città da 46 anni quando mi sono trasferita con mio marito che è originario di Ravenna”.
La fuga dall’amata Rovigno
Per Francesca, ancora oggi in splendida forma nonostante qualche acciacco dovuto all’età, è stato un trauma essere costretta a lasciare la sua terra perché ha perso tutto: casa, parenti sparsi ovunque nel mondo e il suo bel mare in cui amava tuffarsi dagli scogli. “Mia nonna amava tantissimo il mare di Rovigno – racconta la nipote Irene -. Raccontava che era una comunità molto aperta, avevano già il costume a due pezzi. Dover lasciare la sua città l’ha fatta soffrire, ma l’ha sempre portata nel cuore, tanto è vero che tutto quello che la riporta al suo passato in Istria, lo ricorda come se l’avesse vissuto ieri”.
“Mia madre ha perso tutto, è vero – spiega la figlia Annalise -, però, grazie al cielo, non è dovuta andare nei campi profughi, ha seguito il marito, che era ragioniere, nelle varie città, fino a quando non è arrivata a Bologna e qui si è fermata. I miei genitori, tutto sommato, se la sono cavata bene”.
Il ritorno in Istria
“Siamo tornati a Rovigno nel ’68 – spiega Annalise -, fu davvero una grande emozione, soprattutto per mia madre. Poi abbiamo continuato a tornarci ogni anno, per le vacanze e per andare a trovare i parenti. È sempre stato un posto tranquillo. Mia madre, tra l’altro, è tra i pochi che parla ancora il dialetto Rovignese, quando torniamo nella città istriana, ne approfitta per parlarlo con altri che lo ricordano. Ma con la morte delle persone anziane sarà un patrimonio che andrà perso”.
La disavventura del ’91
Gli eventi storici qualche volta sembra che ti seguano, mettendoti di fronte a situazioni non semplici da gestire, come è accaduto nel 1991. “Eravamo in vacanza a Rovigno – racconta Annalise -, era il 28 giugno, la Croazia aveva dichiarato la sua indipendenza solo qualche giorno prima, per cui abbiamo avuto la possibilità di assistere alla festa che ne è seguita. Solo che poi hanno chiuso le frontiere ed abbiamo rischiato di rimanere bloccati. In molte strade, anche piccole, c’erano i carri armati a presidiarle. Poi un contrabbandiere ci ha scortato lungo una mulattiera non ancora presidiata e siamo riusciti a passare il confine. Abbiamo vissuto un’esperienza davvero emozionante in quella occasione”.
Anche il pranzo di compleanno organizzato in onore di Francesca ha voluto rimarcare il legame mai interrotto con l’Istria. Insieme alla festeggiata erano presenti i due figli, genero e nuora, i suoi quattro nipoti e i due pronipoti. Insieme ai vicini e agli amici, hanno organizzato una piccola festa e, per l’occasione, hanno anche proposto dei quiz che ricordassero alla nonna Franca le sue radici istriane. Ma il clou è stata la torta, sulla quale era stata applicata dai pasticceri, una bella immagine della sua città: Rovigno d’Istria.
Alessandro Fiocca
Fonte: Rimini Today – 05/04/2024