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Con Ottavio Missoni se ne va l’ultimo dei grandi dalmati (Libero 10mag13)

Il presidente del Senato Pietro Grasso ha ragione quando dice che l’istituto dei senatori a vita non serve più a niente: lo dimostra il fatto che Ottavio Missoni senatore a vita non lo era. Nonostante che nessun altro (ripeto: nessun altro) meritasse quanto lui di esserlo. La Costituzione, che dichiara di volere in perpetuo a Palazzo Madama «cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario», è davvero una barzelletta, una collezione di battute buona per il Benigni di turno, se al posto del Grande Dalmata oggi siede Mario Monti.

I politici si risparmino i messaggi di cordoglio: se lo ammiravano tanto avrebbero potuto pensarci prima, Pisapia invece di versare lacrime di coccodrillo oggi avrebbe potuto versare un po’ di inchiostro ieri, firmando assieme agli altri vip milanesi e lombardi (Missoni era lombardo adottivo) una petizione al presidente della Repubblica affinché al «gentiluomo che ha contribuito a rendere grande il Made in Italy nel mondo» fossero tributati i giusti onori. Macché.

Ottavio Missoni, patriota, imprenditore ed esteta, saluta e se ne va. Grande anche il suo passato da atleta, nei 400 piani e nei 400 ostacoli. Nel 1939 era diventato campione mondiale studentesco, per partecipare poi alle Olimpiadi del 1948 (classificandosi sesto nei 400 ostacoli e correndo la staffetta 4×400) e agli Europei del 1950 (quarto). In carriera ha vestito 23 volte la maglia azzurra e vinto 8 titoli tricolori [Ap] linea, peggio, oltre la prima linea, nell’inferno di El Alamein.

Di quella tragedia africana che all’Italia costò la vittoria e appunto la Dalmazia, il grande uomo morto ieri a Sumirago ha lasciato il resoconto di chi non conosce millanteria né autocommiserazione: «Ero addetto ai telefoni e una notte uscii per aggiustare le linee che si erano guastate. Fui sorpreso da un bombardamento e mi rifugiai dentro una buca. Ero talmente stanco che mi addormentai. All’alba fui svegliato da un rumore di carri armati. Uscii dalla buca e vidi i cingolati tedeschi che si allontanavano. Provai a rientrare nelle mie linee: ma i tedeschi erano scomparsi». Era il 21 ottobre del 1942 e venne catturato dai neozelandesi. Ovviamente la lunga prigionia non giovò alla carriera agonistica eppure fece in tempo a partecipare alle Olimpiadi di Londra del 1948, arrivando in finale nei 400 ostacoli.

Camillo Langone
“Libero” 10 maggio 2013

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