di MAURO MANZIN
TRIESTE Croazia e Slovenia verso l’accordo finale sull’arbitrato internazionale relativo ai confini? Sembra proprio di sì. Fonti di Lubiana, vicine al premier Borut Pahor, parlano del 4 nonevembre, quando si incontreranno a Bruxelles i primi ministri dei Ventisette e Zagabria e Lubiana dovrebbero sottoscrivre il tanto agognato accordo. Dovrebbero, e qui il condizionale resta d’obbligo, perché mentre la Slovenia ha rivevuto «luce verde» dal governo e dal Parlamento, altrettanto non si può dire della Croazia che attende ancora il verdetto parlamentare.
«L’accordo deve essere firmato – afferma il capo dello Stato croato, Stipe Mesic – la sua bocciatura rappresenterebbe, infatti, un passo indietro per il nostro Paese». Se l’accordo dovesse saltare, precisa ancora Mesic, la nostra adesione all’Unione europea slitterebbe di parecchi anni. Le parole di Mesic sono un segnale all’opposizione socialdemocratica guidata da Zoran Milanovic il quale ha affermato che l’accordo sarà rigettato. Anzi, Milanovic si è detto contrario anche a qualsiasi incontro con il premier Jadranka Kosor prima del dibattito parlamentare. «Ci vedremo e confronteremo al Sabor», ha dichiarato. Fonti diplomatiche parlano poi di un documento che il governo croato sarebbe pronto a consegnare ai vertici dell’Unione europea e degli Stati Uniti in cui si afferma che Zagabaria non si impegna a garantire alla Slovenia l’accesso alle acque internazionali, rendendo così improbabile che l’arbitrato internazionale rispecchi l’accordo Drnovsek-Racan (2001) sul Golfo di Pirano (in cui due terzi diventavano sloveni e un terzo croato), accordo peraltro mai ratificato dal Parlamento croato.
Se la Slovenia, dunque, è pronta a sottoscrivere il trattato, la Croazia, che negli scorsi mesi tanto lo ha sbandierato, lo farà, sono parole del premier Kosor, «solo se la la maggioranza parlamentare sarà d’accordo». «Se non ricevo questo mandato – ribadisce a chiare lettere la Kosor – non firmerò alcun accordo». «È chiaro – precisa – che se questo dovesse accadere dovremmo aspettarci un nuovo veto di Lubiana al nostro percorso di adesione all’Unione europea».
Dal versante sloveno il ministro degli Esteri, Samuel Zbogar si dice soddisfatto che il tema del Trattato sia entrato nella discussione politica e parlamentare croata. Si augura che da Zagabria giunga un segnale positivo per continuare così assieme il processo di adesione all’Ue. «Dobbiamo essere ottimisti – afferma Zbogar – altrimenti non ci saremmo neppure parlati e confrontati. Il premier croato Kosor ha in qualche modo assicurato – continua – che otterrà un chiaro mandato per la firma del Trattato e speriamo, da parte nostra, che le sue parole si tramutino in realtà politica». «Le condizioni non sono ideali né per l’una, né per l’altra parte – precisa Zbogar – ma nonostante questo i due governi ritengono che il Trattato sia accettabile, speriamo che non insorgano ulteriori intoppi».
Il problema è che sulla stampa croata è apparso il testo del Trattato e già si comincia a speculare sul titolo dello stesso che in inglese recita «Slovenia’s junction to the High Seas» ossia, la possibilità per la Slovenia di avere un accesso diretto alle acque internazionali. E qui riappare il «fantasma» dei giacimenti di gas naturale e di petrolio che sarebbero stati individuati al largo del Golgo di Pirano a cavallo con Punta Salvore. Il gioco diverrebbe, dunque, estremamente delicato e, non è un caso, che Zagabria non garantisca l’accesso alle acque internazionali alla Slovenia in una lettera inviata anche agli Usa che di tali giacimenti sarebbero stati gli scopritori.