«Per il suo continuo impegno a favore della verità sulle vicende del secondo dopoguerra nelle zone del confine orientale». Con questa motivazione il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza ha voluto consegnare oggi, nel Salotto Azzurro del Municipio, al giornalista triestino e inviato di guerra, Fausto Biloslavo, un crest con l’alabarda, simbolo della città.
Alla cerimonia erano presenti il presidente della Lega Nazionale di Trieste Paolo Sardos Albertini, l’assessore regionale all’istruzione e al lavoro, Alessia Rosolen, il presidente dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Renzo Codarin, e la consigliera comunale Manuela Declich, promotrice dell’iniziativa.
«E’ con orgoglio e con grande piacere che consegno lo Stemma con l’Alabarda della nostra città ad un triestino di grande valore che in molti anni della sua vita e nell’ambito della sua professione giornalistica si è sempre speso per far luce sui tragici avvenimenti che hanno caratterizzato il ‘900 in queste terre – ha affermato il Sindaco Dipiazza -. Un grazie di cuore da chi come me ha sempre ammirato la passione e l’impegno che contraddistinguono il suo lavoro, i suoi reportage e i suoi scritti».
«Sono onorato e orgoglioso di ricevere questo riconoscimento non solo come figlio di esuli e nipote di un infoibato, ma anche come figlio di questa città – ha detto Fausto Biloslavo -. Ricordo un tragico anniversario, circa trent’anni fa, quando la Jugoslavia si sfaldava sanguinosamente, alla prima riesumazione dei corpi dei trucidati nella fossa di Srebenica, una donna abbracciata al suo figlioletto la quale aveva i polsi legati con il filo di ferro, come succedeva anche ad altre vittime della pulizia etnica. Racconti di una tragica realtà che ci dà più forza per ribadire l’importanza del Ricordo e del giorno dedicato». Un altro motivo di gratitudine per questo riconoscimento – ha aggiunto mostrando una foto raffigurante il suo congiunto – è il ricordo di mio nonno Ezechiele, che non ho mai conosciuto e che ancor oggi non sappiamo dove sia stato portato. Per tutto ciò, la mia più sincera solidarietà va a tutte le vittime, a tutti gli infoibati».